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9 ago 2011

I MERCATI IN PRIMA LINEA Diario in diretta di un operatore: «Sembrava tregua, poi la tempesta»

Spreafico (Schroders): dal balzo di 7 punti nei Btp al crollo delle Borse

Diario di un operatore sulla volatilità. Meglio: una sorta di live blog dalla crisi perché le giornate dei mercati stanno diventando troppo complesse per poter essere riprodotte in uno scatto unico finale. Gli indici, come le sensazioni, cambiano ormai violentemente in balia delle notizie: alle 9 del mattino si compra sulla scia dell'entusiasmo. Poche ore dopo si vende talvolta in preda al panico. Non si sa mai all'accensione del computer se quella che si vivrà sarà la giornata più lunga o magari un nuovo lunedì nero. E allora meglio un lessico 2.0, una serie di appunti presi a caldo per capirne di più a posteriori. Mario Spreafico nella sua trincea di lusso, gli uffici milanesi di Schroders in via della Spiga, ha buttato giù velocemente delle impressioni tra le telefonate dei clienti agitati e quelle dell'head-quarter londinese che si sono susseguite all'infinito. D'altra parte è quello che fanno gli psicanalisti: ascoltano il paziente, prendono appunti. E in questi giorni, meglio di un algoritmo, potrebbe forse fare uno scrutatore della psiche.


«Grande soddisfazione nel vedere un ritorno a livelli piu realistici tra Btp e Bund: credo di non aver mai visto nei miei venti anni di esperienza un rialzo di cinque punti — 5 — sui buoni decennali in una mattinata». La giornata inizia con un sospiro di sollievo: la scrivania di Spreafico, che a quest'ora doveva essere a Milano Marittima ma ha rinviato le ferie, è coperta dai giornali del week-end. I titoli li conoscono tutti: si va dal downgrade del «Tea Party», com'è già stato battezzato il declassamento di S&P sulla solvibilità del budget Usa («bye, bye 3A»), a quelli che ci riguardano ancora più da vicino: la Bce comprerà Btp e Bonos (spagnoli). «Inizio a ragionare su quali effetti si potranno vedere sul mercato azionario italiano». È come su un ring: i pronostici valgono solo fino al gong di inizio match, poi bisogna vedere cosa succede.

Ore 9.00 Si rivedono gli acquisti
«Il mercato azionario italiano apre in forte rialzo trainato dalle banche, in controtendenza rispetto alle altre Borse europee come quella tedesca e quella francese. Forse è troppo presto per cantar vittoria... per un ritorno alla ragione e ai "fondamentali" ci vorrà ancora un po' di tempo, ma intanto si vedono le mani forti che comprano sul mercato secondario dei titoli di Stato». È la Bce, come previsto. E magari qualcun altro, risparmiatori e speculatori che seguono a rotta di collo. Gli istituti di credito possono liberare un po' di liquidità e respirare ossigeno al posto dell'anidride carbonica delle ultime sedute. La Popolare di Milano viene sospesa per eccesso di rialzo quando tocca un +10% a quota 1,45 euro. Il «Footsie » Mib guadagna il 4,3%. Intesa Sanpaolo oltre l'8%. I meeting e le conference call si susseguono all'infinito... «La riflessione dopo gli interventi della Bce e la dichiarazione del G7 è che si deve intraprendere un nuovo ordine mondiale. Bisogna ristabilire fiducia negli Stati. Ma a scapito di chi? E di cosa? Rifletto. Durante la crisi del 2008 e fino a quasi tutto il 2009 i titoli di Stato dei Paesi del G7 andavano a ruba... sembravano l'unico safe heaven. Ora nessuno se ne ricorda ma perfino i titoli di Stato greci avevano rendimenti inferiori al 2%. Con il salvataggio di molte banche, le iniezioni di liquidità nel sistema e un ritorno alla fiducia, i flussi di capitali si erano spostati sui titoli di debito delle imprese private (corporate e high yield) fino a toccare il record di emissioni sul mercato primario nei primi mesi del 2011. In questi due anni la ricerca di rendimenti migliori aveva portato verso una concorrenza spietata verso i titoli di Stato... e questo è il risultato. Ora credo che inizierà un riequilibrio su questo fronte». Alle 9 e 35 lo spread tra Btp a dieci anni e Bund tedesco si riduce a 290 punti, un ribasso verticale di 70 punti base rispetto all'apertura. I 416 toccati venerdì scorso sembrano un lontano ricordo.

Ore 10.00 Sembra una crisi 2.0
Era troppo bello.... «Il mercato azionario si inverte trainato dal calo della Germania e soprattutto dai primi segnali dai futures del mercato Usa, ma cosa scende? Soprattutto titoli ciclici e industriali. Brutto segno: vuole dire che il timore è che tutto ciò che è accaduto riporti l'economia globale in recessione». La copertina dell'Economist di venerdì porta male: «Time for a double dip?». È tempo di una doppia recessione? La crisi 2.0. Almeno c'era il beneficio del dubbio. «Tutto ciò sembra riflettersi nei prezzi delle materie prime con il petrolio stabilmente sotto gli 84 dollari e l'oro che continua la sua corsa superando i 1.700 dollari l'oncia».

Ore 11.30 Aspettando Wall Street
«Speranze finite: il mercato italiano è ormai in negativo. Tutti stanno cercando di capire cosa succederà con l'apertura del mercato americano». Ormai bisogna aspettare le 9 e 30 ora di New York. Le 15 e 30 in Italia. Tutto il resto è noia direbbe Califano. Per chi ha il pelo sullo stomaco c'è tempo anche per mangiare qualcosa a colazione. Il "bello" di un blog è che non esiste il senno del poi: Waiting for Wall Street. Si spera non sia come Godot.

Ore 11.30 Aspettando Wall Street
«Speranze finite: il mercato italiano è ormai in negativo. Tutti stanno cercando di capire cosa succederà con l'apertura del mercato americano». Ormai bisogna aspettare le 9 e 30 ora di New York. Le 15 e 30 in Italia. Tutto il resto è noia direbbe Califano. Per chi ha il pelo sullo stomaco c'è tempo anche per mangiare qualcosa a colazione. Il "bello" di un blog è che non esiste il senno del poi: Waiting for Wall Street. Si spera non sia come Godot.

Ore 15.30 Ahi, ahi! Venti di recessione
«Sugli schermi della sala operativa appaiono le prime release che fanno la conta delle perdite da marzo in Europa: oltre il 20%. Intanto il mercato Usa apre con lo S&P a oltre – 2%: la sensazione basata sui volumi, sulla controtendenza del dollaro e sui Treasury bond decennali fa pensare ad ulteriori possibili ribassi ». Gli indici europei vengono trascinati verso quello che sembra un abisso. Purtroppo anche l'indice di Piazza affari. E dire che sembrava una giornata positiva...

Ore 16.30 Si vende tutto (di nuovo)
«Lo S&P 500 sprofonda a quasi -4% e la violenza del ribasso fa pensare ad un sell off su cui porsi la domanda: normale correzione o crisi? Forse si può iniziare a comprare qualcosa ». L'istinto dell'operatore non si ferma mai. Fa parte del gioco e della professionalità. D'altra parte i marinai lo sanno: nella tempesta si arriva a un punto in cui l'unica cosa da fare è navigare a vista. Non esistono più fondamentali, multipli e costosi algoritmi che tengano in queste situazioni. Non ha nemmeno più senso andare short, corti, perché il lasso di tempo che separa il momento di ottimismo dal crollo è troppo stretto: minuti. Talvolta attimi. L'esperienza conterà pure. Ma la verità è che si procede a naso.

Ore 17.30 Speriamo che Obama...
«Chiusura del mercato italiano e dei principali mercati europei: l'Ftse Mib recupera qualche posizione dai minimi ma chiude a 15.639 punti: -2,35%». Un altro... in teoria la giornata dovrebbe essere finita. Ma chi è che ha il coraggio di andare offline? Money never sleeps, non solo quando c'è il «toro». Ma anche con l'«orso». C'è da seguire Wall Street. E-mail, blackberry, tablet. Ieri tutto è stato foriero di cattive notizie: Obama ha parlato e il Dow Jones è sprofondato del 5,5%. Era come Godot. Oggi tocca alla Fed. Questa mattina si ricomincia con il fiato sospeso. A sangue freddo.

Ore 8.30 Finalmente il paracadute

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