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20 mar 2011

Parmalat, è crisi fra Italia e Francia "Una legge per difendere le nostre imprese"

Palazzo Chigi "convoca" l'ambasciatore di Parigi e annuncia: il governo varerà interventi legislativi per fermare l'offensiva dei gruppi finanziari stranieri, soprattutto transalpini, all'industria strategica nazionale. La scalata di Lactlalis all'alimentare la goccia dopo i casi Bulgari ed Edison

di LUCA PAGNIROMA - Una dichiarazione di guerra "economica" a tutti gli effetti. Il governo prepara un provvedimento che renderà più difficili le scalate delle multinazionali straniere ai gruppi industriali italiani. Provvedimento che riguarderà tutti indipendentemente dalla nazionalità di provenienza della scalata ostile, ma che in questo momento ha un obiettivo preciso: fermare la discesa delle società francesi nel nostro paese.


Non a caso, il decreto del governo - annunciato ieri dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti durante la riunione del consiglio dei ministri - arriva all'indomani dell'annuncio dei francesi di Lactalis, saliti all'11,4 per cento di Parmalat. E a dieci giorni dal clamoroso intervento dello stesso Tremonti che ha, di fatto, bloccato il passaggio del controllo di Edison - il secondo operatore italiano nel gas e nell'elettricità - ai "soliti" francesi di Edf, che in quanto a posizione in classifica occupano il primo posto del podio in Europa.

E proprio Parmalat e Edison sono stati i casi citati da Tremonti e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, durante un incontro che i due esponenti di governo hanno avuto con l'ambasciatore francese Jean-Marc de La Sabliere. Un passo formale, dunque, che è indice di quanto sia intenzionato il governo a tutelare "l'italianità" delle sue imprese strategiche.

Del resto, l'intervento legislativo protezionistico arriva quasi a tempo scaduto. Negli ultimi anni, più di
gruppo nazionale di rilievo è passato in mano francese. Dalla moda (Gucci, Fendi, Bulgari) alle banche (Bnl) fino ai trasporti (Alitalia). E nell'energia la stessa Edison, dal punto di vista azionario, è più francese che italiana, visto che Edf può contare sul 50% delle quote, anche se i patti di sindacato che governano la società milanese ne attribuiscono il controllo a metà con un gruppo di utility italiane.

A tutto ciò, va aggiunto il tentativo del gruppo assicurativo Groupama di inserirsi nell'azionariato delle società di Salvatore Ligresti (in particolare di Fonsai, la seconda società italiana del settore), Ma in questo caso, a stoppare i transalpini ci ha pensato la Consob, imponendo una doppia Opa che i francesi non hanno intenzione di finanziare. E guarda caso, da pochi mesi alla presidenza di Consob siede quel Giuseppe Vegas che è stato a lungo sottosegretario di Tremonti.

Ma non è stata solo una reazione protezionista a spingere il governo ad annunciare il decreto anti-scalate. Tra le motivazioni c'è anche la mancanza di reciprocità da parte francese: da noi fino a oggi ha trovato le porte aperte, mentre in Francia gli italiani le hanno sempre trovate sbarrate. Basti ricordare i tentativi di Enel per conquistare Suez, quelli delle Ferrovie per sfondare nel settore dell'alta velocità o di Autostrade per partecipare alla privatizzazione della rete transalpina. Tutti tentativi respinti con perdite.

Immediate le reazioni politiche all'annuncio del provvedimento. Ironico il commento del segretario del Pd, Pierluigi Bersani: "Faccia in fretta il ministro Tremonti, perché ogni giorno che passa l'elenco delle aziende strategiche si accorcia sempre di più. Si sbrighi altrimenti per l'elenco gli basterà un foglietto piccolo". Molto critico anche l'intervento del segretario della Cgil, Susanna Camusso: "Siamo di fronte a una serie di disattenzioni della politica industriale del governo. Da Bulgari a Parmalat i punti di eccellenza della nostra attività produttivi e, nel caso di Parmalat, anche dei risparmiatori, vengono venduti all'estero".

Più complesso il giudizio di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, che non può certo attaccare direttamente le scelte di altre imprese per quanto straniere: "Se vogliamo un sistema paese che ha capacità di attrarre investimenti non dobbiamo stupirci se poi arrivano i capitali stranieri. Il problema non è essere solo prede". Come mai allora siamo così poco cacciatori? E qui Marcegaglia, anche in nome della libertà di impresa, prende le distanze dal governo: "Non bisogna creare artificialmente campioni nazionali, ma puntare ad aumentare la dimensione delle aziende e avere accesso ai capitali finanziari".

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