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15 mar 2011

G8, nessun accordo sulla no-fly zone Gheddafi avanza, raid su Ajdabiyah

Il vertice di Parigi rimette ogni decisione al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Deluse le richieste del Consiglio nazionale di transizione per un concreto aiuto militare occidentale. Clinton: sostegno politico ed economico, ma non militare. Assediata l'ultima roccaforte dei ribelli prima di Bengasi

ROMA - Mentre i capi della rivolta libica chiedono alle potenze occidentali di eliminare fisicamente Muammar Gheddafi, le forze fedeli al colonnello avanzano verso Bengasi e preparano l'assalto finale ad Ajdabiyah, ultima roccaforte dei ribelli prima della città simbolo della lotta contro il regime. E la diplomazia internazionale stenta a trovare un'intesa sulla gestione della crisi, in particolare sull'istituzione di una no fly zone: i ministri degli Esteri del G8, riuniti da ieri sera a Parigi, hanno trovato l'accordo solo su una dichiarazione comune. In questo quadro il segretario di Stato Usa Hillary Clinton garantisce agli insorti appoggio politico ed economico ma esclude aiuti militari.

Al G8, Inghilterra e Francia provano a spingere per il diretto intervento militare rappresentato dalla no-fly zone, ma di fronte al veto di Russia e Germania ogni riferimento al blocco aereo sui cieli della Libia scompare dalla dichiarazione finale del vertice. "Non vogliamo essere risucchiati in una guerra in Nordafrica, che indebolirebbe solo l'opposizione", ha spiegato il ministro tedesco Westerwelle. I ministri degli Esteri del G8 invocano una serie di "misure per proteggere e sostenere la popolazione libica" e rimandano al Consiglio di Sicurezza dell'Onu il compito di "aumentare la pressione" sul regime di Gheddafi, anche attraverso "misure economiche" per fare in modo che il colonnello  "lasci il potere". 

Un nuovo colpo alle speranze dei ribelli, che attraverso Mustafa Gheriani, portavoce 
del Consiglio nazionale di transizione a Bengasi, citato dal Guardian, avevano chiesto apertamente all'Occidente di eliminare Gheddafi, richiesta avanzata da una delegazione del Cnt a Parigi e presentata al presidente francese Nicolas Sarkozy e al segretario di Stato Usa Hillary Clinton. "Abbiamo detto agli occidentali che vogliamo una no-fly zone, raid aerei tattici contro i carri armati e i missili utilizzati contro di noi e un raid aereo contro il bunker di Gheddafi". Quando gli è stato chiesto se il Cnt intendesse dire che voleva l'assassinio di Gheddafi, Gheriani ha risposto: "Perché no? Se muore nessuno verserà una lacrima".

Ma il G8 di Parigi non soddisfa nessuna di queste richieste. Così, i raid dell'aviazione di Gheddafi sulle teste della resistenza continuano e il tempo perso dalla comunità internazionale non aiuta i ribelli, che negli ultimi giorni hanno dovuto cedere una dopo l'altra le città occupate dall'inizio della rivolta. La linea del fronte è sempre più spostata a est e le forze governative sono a sei chilometri da Ajadabiya, ultima roccaforte dei ribelli libici prima di Bengasi, dove sono iniziati i raid dei caccia di Gheddafi prima dell'assalto finale.

Nell'ovest i ribelli controllano ancora Misurata, di fatto circondata dall'esercito, mentre le forze del rais hanno ripreso Zuara, a 120 chilometri a ovest di Tripoli. Starebbero invece puntando su Marsa el-Brega unità delle forze armate lealiste guidate da due dei figli di Muammar Gheddafi, Saadi e Khamis. Lo ha riferito Al Jazeera. Quando scoppiò l'insurrezione, Saadi alla radio nazionale aveva annunciato la sua nomina a comandante di Bengasi, peraltro caduta poco dopo nelle mani dei ribelli. Khamis avrebbe invece comandato la 32ma Brigata, la più addestrata e meglio equipaggiata in assoluto, nella repressione contro le città in rivolta della Tripolitania.

Tornando alla diplomazia, amareggiato per non aver "convinto" i partner sull'opportunità di un intervento militare, il ministro degli Esteri francese Alain Juppè, presidente di turno del G8, ammette che "Gheddafi sta ottenendo successi" dal punto di vista militare. Senza pronunciarsi sulla sorte di Bengasi, il ministro prevede che la comunità internazionale non potrà impedire al colonnello di riconquistarla: "Oggi, non abbiamo i mezzi militari, poiché la comunità internazionale non ha deciso di dotarsene".

Come annunciato dal titolare della Farnesina Franco Frattini, i ministri del G8 sono d'accordo per una rapida ripresa delle discussioni in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite per giungere a una risoluzione che faccia pressioni sul leader libico affinché cessi le violenze. A questa prospettiva dovrebbero, secondo il G8, essere associati Lega araba e Unione africana. 

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