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14 mar 2011

Fini: «Non c'è dittatura dei giudici Berlusconi cerca il capro espiatorio»

IL PREMIER LO HA ACCUSATO DI ESSERE RESPONSABILE DELLA MANCATA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA


Il presidente della Camera: la Costituzione «non è intangibile» ma non si cambi «a colpi di maggioranza»

Gianfranco Fini
Gianfranco Fini
MILANO - All'attacco di Silvio Berlusconi che lo ha accusato di aver ostacolato fin qui la riforma della giustizia, Gianfranco Fini risponde colpo su colpo. A «L'Intervista» di Maria Latella, il presidente della Camera spiega che il premier «ora ha bisogno di un capro espiatorio e se mi dà la responsabilità della mancata riforma, me la prendo. Ma le norme proposte - ci tiene a puntualizzare - non facevano l'interesse generale». E anche sulla presunta «dittatura dei giudici» il leader di Fli è in disaccordo con il presidente del Consiglio. «Non credo che in Italia ci sia, né dei giudici né dei magistrati», precisa.

LA COSTITUZIONE - Fini, in realtà, spiega di apprezzare il testo di riforma della giustizia elaborato dal governo. «Non è ad personam ed è la ragione per cui io condivido la posizione di chi ha detto in Parlamento, senza pregiudizi, si discuta e vediamo di che cosa si tratta». Per il presidente della Camera infatti «le riforme vanno fatte anche se bisogna capire con quale spirito e bisogna capire cosa si intende quando si dice riformiamo la giustizia». Anche sulle eventuali modifiche alla Costituzione, il numero uno di Futuro e Libertà appare possibilista. ma il suo avvertimento è chiaro: la Carta non è intangibile, ma non si cambi a colpi di maggioranza.

FLI E LA LIBIA - Un passaggio della sua intervista, Fini lo dedica alle spaccature all'interno di Futuro e Libertà. minimizzando. «Ci sono sensibilità diverse - ammette - ma non mi appassiona né il dibattito tra falchi e colombe né la ricerca del compromesso ad ogni costo». Quanto alla situazione in Libia e a Muammar Gheddafi, il presidente della Camera non usa mezzi termini: il Raìs «è un pazzo sanguinario, mi rifiuto di commentare le sue minacce, auspico solo che la comunità internazionale faccia seguire alle intenzioni i fatti». «Sicuramente c'è il rischio di conseguenze gravi sui flussi migratori - aggiunge il leader di Fli - ma sarebbe guardare al dito e non alla luna pensare solo a questo e non al cambiamento storico dei paesi del Magreb, paragonabile al crollo del Muro dell'89».

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