Persi da dicembre 83 mila posti, con un incremento del 2,8% su base annua. La percentuale di under 24 senza lavoro ha toccato quota 29,4%: mai così male dal 2004. Allarme anche dall'Ue per l'infiammata dei prezzi di pane e petrolio. Nel 2010 Pil +1,3%, migliora rapporto deficit/Pil a quota 4,6%
ROMA - Più disoccupazione, soprattutto giovanile; un forte balzo in avanti dell'inflazione; una crescita nel 2010 leggermente migliore delle previsioni, ma comunque inferiore alla media europea e destinata a rimanere tale anche il prossimo anno; un miglioramento nel rapporto tra deficit e Pil, fissato ora a quota 4,6%. Sono queste in sintesi le indicazioni che arrivano dalle statistiche diffuse oggi dall'Istat e da Bruxelles.Pane e benzina alle stelle. A destare la maggiore preoccupazione è in particolare la corsa dei prezzi, trainata al rialzo da carburanti e alimentari, che rischia di essere spinta ancora più avanti dalle turbolenze nel mondo arabo. Secondo i calcoli provvisori dell'Istat l'inflazione a febbraio si è attestata al 2,4%, con una crescita dello 0,3% rispetto a gennaio. Si tratta del dato peggiore dal novembre 2008 quando era stato toccato il 2,7%. Sul dato hanno pesato gli aumenti dei beni alimentari e dei carburanti. In particolare, spiega l'Istat, il prezzo della benzina è aumentato a febbraio dello 0,8% su base mensile, con una crescita annua dell'11,8%. Sale anche il gasolio per riscaldamento (+1,8% su mese e +17,2% sull'anno). In forte crescita anche i prezzi dei beni alimentari: in particolare il pane aumenta dello 0,3% sul mese dell'1,2% sull'anno. Vola anche la frutta fresca, che in un mese è salita dell'1,8% e del 2,4% rispetto al febbraio 2010.
Bruxelles conferma. Le previsioni del nostro centro di statistica si discostano
Allarme lavoro. Decisamente allarmanti anche i dati dal mondo del lavoro. Per il terzo mese consecutivo il tasso di disoccupazione si attesta all'8,6% con una crescita di 0,2 punti percentuali su base annua. A crescere, segnala l'Istat, è soprattutto il tasso di disoccupazione giovanile (la fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni), che raggiunge il 29,4%. Si tratta del record da gennaio del 2004, quando sono iniziate le serie storiche mensili. A dicembre 2010 il tasso di disoccupati giovanili si era attestato a 28,9%.
Giovani penalizzati. Stando all'Istat, il numero dei disoccupati è pari a 2 milioni 145 mila, registra una crescita dello 0,1% (+2 mila unità) rispetto a dicembre. Il risultato è sintesi della crescita della disoccupazione femminile e della flessione di quella maschile. Su base annua la crescita del numero di disoccupati è del 2,8% (+58 mila unità). Sempre a gennaio gli occupati sono 22 milioni 831 mila unità, in diminuzione dello 0,4% (-83 mila unità) rispetto a dicembre 2010. Nel confronto con l'anno precedente l'occupazione è in calo dello 0,5% (-110 mila unità). La diminuzione registrata nel mese è dovuta sia alla componente maschile sia a quella femminile. Il tasso di occupazione è pari al 56,7%, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto a dicembre (il minimo dallo scorso agosto) e di 0,4 punti rispetto a gennaio 2010. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumentano dello 0,5% (80 mila unità) rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività è pari al 37,8%, dopo tre mesi in cui risultava stabile al 37,6%.
In Europa va meglio. Il dato italiano, seppure restando migliore della media, è in controtendenza rispetto a quello europeo. Lo scorso gennaio il tasso di disoccupazione nei 17 paesi dell'Eurozona ha registrato infatti una lieve flessione rispetto a dicembre 2010, passando dal 10 al 9,9%. Lo ha reso noto oggi Eurostat. Andamento analogo è stato registrato nel complesso dell'Ue, dove la disoccupazione è scesa dal 9,6 al 9,5%. Le stime dell'Istituto europeo di statistica indicano che nei 27 Paesi Ue i senza lavoro, lo scorso gennaio, erano poco più di 23 milioni, di cui 15,7 nei soli paesi dell'Eurozona. Rispetto al mese precedente è stata registrata una flessione di 43.000 unità nell'Ue a 27, e di 72.000 unità nell'Ue a 17, mentre rispetto a un anno prima i disoccupati sono risultati essere 99.000 in più nell'insieme dell'Unione e sostanzialmente gli stessi nell'Eurozona.
Migliora rapporto deficit/Pil. Dall'Istat anche le cifre su crescita e debito. Il Pil italiano nel 2010 è aumentato dell'1,3%, superiore al target del governo (+1,2%). Il rapporto deficit/Pil nello stesso anno è stato pari al 4,6%, quasi un punto in meno rispetto al 5,4% registrato nell'anno precedente. Il miglioramento, secondo l'istituto di statistica, è dovuto a un aumento dello 0,9% delle entrate totali, e a un -0,5% per le uscite. Per quanto riguarda le imposte indirette, si segnala un aumento del 5,1% in gran parte dovuto alla crescita del gettito Iva (hanno influito le norme per il contrasto dei crediti Iva inesistenti utilizzati in compensazione). In calo anche la pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al pil), risultata pari al 42,6%, inferiore di cinque decimi di punto rispetto al 43,1% del 2009.
In Italia crescita lenta. Dati per un certo verso incoraggianti che si scontrano però con le previsioni fatte da Bruxelles sulla crescita dell'Unione per il 2011. La Commissione ha corretto al rialzo le stime sia per l'eurozona che per l'Ue, indicando rispettivamente un +1,6% e +1,8%, meglio di quanto pronosticato a novembre con un +1,5% e un +1,7%. Motivo: le migliori prospettive dell'economia globale e la fiducia delle imprese. Nell'eurozona la ripresa è trainata dalla Germania, mentre l'Italia Bruxelles conferma la stima di autunno: 1,1%, ben al di sotto della media.
Tremonti soddisfatto. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti si mostra comunque soddisfatto. "I buoni risultati di oggi - dice - sono la conseguenza dei buoni principi di sempre. Non abbiamo seguito le mode passeggere ma perseguito il bene comune". "Con la bussola giusta, con i piedi per terra un passo dopo l'altro - aggiunge - gli italiani e l'Italia stanno andando nella giusta direzione". Sferzante invece il giudizio dell'opposizione. "Record di disoccupazione giovanile, record di disoccupazione nel Sud, record di cassa integrazione, record di recessione, record di anemia nella ripresa, record di inflazione, record di pressione fiscale. Il governo Berlusconi-Bossi-Tremonti è, indubbiamente, il governo dei record", commenta Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del Pd.
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