Metti mi piace

18 mar 2011

Berlusconi contestato: «Ma io resto» E Bossi: «Peggio per lui»

IL CASO / IL CAVALIERE HA LASCIATO DAL RETRO LA BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI

Prima la battuta: «Non lascio il Paese ai comunisti». Poi i fischi a margine delle celebrazioni per l'Unità d'Italia

Silvio Berlusconi alle celebrazioni per i 150 anni dell'Italia unita (Graffiti)
Silvio Berlusconi alle celebrazioni per i 150 anni dell'Italia unita (Graffiti)
ROMA - Ci sono stati anche fischi e cori all'uscita del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al Museo della Repubblica Romana al Gianicolo. Nella folla non è mancato chi ha intonato qualche coro nei confronti del premier, urlando «Dimissioni, dimissioni», a cui ha fatto da contraltare la voce isolata di un sostenitore che lo ha incitato al grido di «Resisti, resisti». Poco prima la gente aveva salutato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con un lungo applauso.

L'ITALIA E I COMUNISTI - Berlusconi era invece stato accolto da applausi da una piccola folla al suo arrivo all'Altare della Patria, poco prima che arrivasse Napolitano per la posa della corona d'alloro al sacello del Milite Ignoto. «Vado avanti, rimango per difendermi» ha detto nell'occasione il capo del governo. Poi, sorridendo ai suoi sostenitori, ha ribadito: «Vado avanti, certo. Non lascio il paese in mano ai comunisti».

Le contestazioni al premier
«DIMETTITI» - Il copione delle contestazioni si ripetuto anche in tarda mattinata alla basilica di Santa Maria degli Angeli dove le alte cariche dello Stato hanno assistito alla messa officiata dal cardinale Angelo Bagnasco. Al suo arrivo, in piazza della Repubblica, accompagnato dal presidente del Senato Renato Schifani, il premier è stato accolto da numerosi fischi e parole di scherno - con riferimenti al «bunga bunga» - e esortazioni alle dimissioni da parte di un gruppo di persone radunate dietro alle transenne, anche se da un altro settore della piazza si sono registrati alcuni applausi.

USCITA SECONDARIA - I fischi ricevuti al Gianicolo e il bis di piazza Repubblica non devono essere però piaciuti al Cavaliere che forse proprio per questo motivo, al termine della cerimonia, ha deciso, unico tra le autorità presenti, di non uscire dal portone principale ma di lasciare l'edificio dal retro, passando dalla sagrestia. Tutte le altre cariche istituzionali presenti, a cominciare dal presidente Napolitano seguito dal presidente della Camera Gianfranco Fini e da diversi ministri, hanno invece lasciato la basilica dal portone principale. Ovazioni e grida di «Viva il Presidente!» hanno accolto il capo dello Stato, che ha salutato la folla prima di entrare nell'auto presidenziale che lo ha riportato al Quirinale. Applausi hanno raccolto anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, e la presidente del Pd Rosy Bindi, mentre diversi fischi sono stati indirizzati nei confronti del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini.

BOSSI: «PEGGIO PER LUI» - Lapidario il commento di Umberto Bossi ai giornalisti che gli hanno chiesto un commento sulle contestazioni al premier: «Peggio per lui». Roberto Calderoli, al fianco del leader della Lega, ha però aggiunto: «In chiesa secondo me era il più applaudito». Il Senatur ha cercato anche di liquidare in una battuta le polemiche sulla mancata partecipazione dei leghisti alle celebrazioni: «Io ci sono».

BERSANI: «NON E'RUBY, E' DEMOCRAZIA» - «I fischi non sono per il caso Ruby, c'è qualcosa di più profondo che riguarda l'unità d'Italia e i principi costituzionali - è stato invece il commento del leader del Pd, Pierluigi Bersani -. C'è bisogno di rilanciare l'Italia perchè sulla base dell'accoppiamento tra destra e Lega c'è stato un tradimento dell'unità del Paese e dei principi costituzionali».

Nessun commento: