Secondo il dipartimento delle Finanze e la Ragioneria generale dello Stato l'anno scorso "si è segnata un'evidente ripresa" rispetto al 2009. L'incremento è di 6 miliardi 572 milioni di euro. Berlusconi: "Incassiamo 100 e spendiamo 105"
ROMA - Le entrate tributarie del periodo gennaio-dicembre 2010 mostrano "un'evidente ripresa" rispetto all'andamento registrato nel corrispondente periodo dell'anno passato, con un incremento netto di 6.572 milioni di euro (+1,6%). È quanto si legge nel rapporto sulle entrate 2010 diffuso dalla Rgs e dal Dipartimento delle Finanze.Nuovo record del debito pubblico a gennaio che sale a 1.879,926 miliardi rispetto allo stesso mese dell'anno prima quando si era attestato a 1.790,805 miliardi (+4,9%). Lo comunica la Banca d'Italia, sottolineando che a gennaio il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 36,7 miliardi rispetto al mese precedente, "in buona parte dovuto all'accumulo delle attività del Tesoro presso la Banca 'Italia (come avviene regolarmente in questo periodo dell'anno)". A dicembre 2010 il debito si è attestato a 1.843.227 miliardi.
Amministrazioni locali. Il debito delle amministrazioni locali a gennaio 2011 sale a 111,606 miliardi di euro in risalita rispetto ai 110,953 miliardi di dicembre 2010 ma in leggero calo rispetto ai 112,391 miliardi dello stesso mese dell'anno precedente. Il Bollettino della Banca d'Italia evidenzia come l'aumento su dicembre sia determinato dalla crescita del debito nel Nord-Ovest, Centro e Isole (rispettivamente +398, +133 e+374 milioni di euro) mentre è sceso al Nord-Est e al Sud (rispettivamente -92 -161 milioni).
Berlusconi: "Debito ereditato doppio degli altri Paesi". "Abbiamo
ereditato un debito che è circa il doppio di quello degli altri Paesi europei - ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusci - e l'Europa ci ha dato un aut aut: 'dovete ridurlo di un ventesimo all'anno'". Per far tornare in ordine i conti Berlusconi ha profilato una tabella precisa. "Incassiamo 100 e spendiamo 105 - ha spiegato -. Dobbiamo ridurre entro due anni a 103 e poi, entro il 2015, a zero". Non intervenire sul debito infatti "non ci è più consentito né dall'Europa né dai mercati".
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