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27 feb 2011

Libia, arrivano le sanzioni dell'Onu

L'EX MINISTRO DELLA GIUSTIZIA FORMERÀ IL NUOVO GOVERNO AD INTERIM

Blocco dei beni del Raìs, embargo alle vendite di armi. Ashton (Ue): «La repressione avrà delle conseguenze»

Il Consiglio di sicurezza dell'Onu vota le sanzioni contro la Libia (Epa)
Il Consiglio di sicurezza dell'Onu vota le sanzioni contro la Libia (Epa)
MILANO - Dopo quelle firmate dal presidente Obama, contro il regime di Muammar Gheddafi arrivano anche le sanzioni decise dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, che si è espresso domenica notte approvando all'unanimità la risoluzione 1970. Il documento (volto a «deplorare la grave e sistematica violazione dei diritti umani, tra cui la repressione di manifestanti pacifici») prevede il blocco dei beni del Raìs e di alcuni suoi familiari e dignitari, l'embargo alle vendite di armi e un possibile coinvolgimento della Corte penale internazionale dell'Aja per i crimini di guerra o contro l'umanità commessi in Libia. L'ambasciatrice degli Stati Uniti all'Onu Susan Rice ha sottolineato che la risoluzione fa riferimento all'articolo 7 della Carta delle Nazioni Unite, che non esclude un intervento internazionale nel caso si mostrasse necessario. I membri del Consiglio hanno espresso preoccupazione per le morti di civili, «respingendo inequivocabilmente l'incitamento alle ostilità e alla violenza contro la popolazione condotto dagli alti gradi del governo libico».

«MESSAGGIO FORTE» - «Spero che il messaggio sia ascoltato e preso in considerazione dal regime in Libia» ha commentato il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, congratulandosi per il voto unificato, un voto - ha detto - che «manda un messaggio forte che le gravi violazioni dei diritti umani di base non possono essere tollerate». La linea dura decisa dal Consiglio è appoggiata dalla missione libica alle Nazioni Unite, che in una lettera sostiene le misure contro i «responsabili degli attacchi armati contro i civili libici, anche attraverso la Corte penale internazionale». La lettera è stata firmata dall'ambasciatore Mohamed Shalgham, ex sostenitore di Gheddafi che ha avuto un drammatico ravvedimento dopo lo scoppio delle repressioni. Venerdì Shalgham aveva chiesto al Consiglio di muoversi velocemente per fermare il bagno di sangue. Si muove l'Europa: l'Alto rappresentante per la politica estera Catherine Ashton ha detto che la repressione avrà «conseguenze» e ha chiesto di nuovo la fine «immediata» delle violenze e delle violazioni dei diritti umani. «Gheddafi e le autorità libiche sanno che le loro azioni inaccettabili e scandalose avranno conseguenze - spiega Ashton -. L'impunità contro i crimini commessi non sarà tollerata». Anche la Russia prende posizione: in una telefonata al collega libico Musa Kusa, il ministro degli Esteri di Mosca Serghiei Lavrov ha condannato l'uso «inaccettabile» della forza contro i civili.

FARNESINA - Roma plaude alle decisioni del Consiglio Onu. «L'Italia ha condiviso sin dall'inizio con i principali partner europei e con gli Stati Uniti la linea delle sanzioni mirate, che poi verranno riprese e articolate ulteriormente dall'Unione europea - ha detto il portavoce della Farnesina Maurizio Massari -. Il voto all'unanimità è molto significativo e dimostra un salto di qualità sia dell'Onu che dell'Unione europea, in particolare nella parte della risoluzione che prevede il deferimento dei crimini commessi in Libia dopo il 15 febbraio alla Corte penale internazionale. Ci fu un precedente con il Darfur nel 2005 - ha ricordato Massari -, ma allora si astennero Cina, Russia e Stati Uniti. Oggi abbiamo ritrovato una compattezza non usuale».

Egiziani in fuga dalla Libia (Reuters)
Egiziani in fuga dalla Libia (Reuters)
NUOVO GOVERNO - Sul fronte libico, l'ex ministro della Giustizia Mustafa Abdeljalil ha detto al quotidiano indipendenteQuryna di essere impegnato nella formazione di un nuovo governo ad interim che avrà la sua sede a Bengasi. La capitale resta a Tripoli, ha aggiunto, e non ci sarà una resa dei conti. L'ex ministro ha aggiunto che il clan Gaddafa del Raìs «è perdonato» e che «lui solo è responsabile per i crimini commessi». Nell'edizione online,Quryna riferisce di avere parlato al telefono con Abdeljalil e che questi ha insistito sulla necessità che il Paese resti unito e libero. Già oggi dovrebbe essere resa nota la composizione del nuovo governo. Della nuova amministrazione, ha spiegato Abdeljalil, «faranno parte esponenti di città liberate come Misurata e Zawiyah». Alcuni incarichi ministeriali, ha aggiunto, saranno lasciati vacanti «in attesa che vengano liberate Tripoli e altre città».

CALMA TESA - E a Tripoli c'è una calma carica di tensione. Colpi singoli e a raffica sono stati uditi a più riprese nella notte appena trascorsa. La città, apparentemente tranquilla di giorno, diventa pericolosissima di notte. Stamattina la situazione appare calma, le strade sono piene di auto e non si notano particolari misure di sicurezza. La capitale sembra saldamente nelle mani dei governativi, che hanno concentrato le proprie forze in periferia. Buone notizie per gli italiani in fuga dalla Libia:la nave San Giorgio della Marina militare, con 258 persone tra cui 121 italiani, è arrivata domenica mattina nel porto di Catania. Drammatica la situazione in Tunisia dove, secondo la Croce Rossa, è in atto una crsi umanitaria: solo sabato oltre 10mila persone sono fuggite dalla Libia attraverso il confine a Ras Jedir; in una settimana sono state 40mila, tra loro oltre 15mila egiziani.

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