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27 feb 2011

Berlusconi a tutto campo attacca scuola pubblica e unioni gay

Parla di crisi in Libia, poi attacca scuola pubblica e unioni gay. Silvio Berlusconi a tutto a campo, oggi 26 febbraio intervenendo prima al 46esimo congresso dei repubblicani e poi a quello dei cristiano riformisti. Il premier è partito dalla situazione a Tripoli. «Sembra che effettivamente Gheddafi non controlli più la situazione in Libia», ha detto dal palco del congresso dei Repubblicani. Il presidente del Consiglio, all'arrivo al congresso, è stato accolto da applausi e fischi visto che la platea è divisa tra coloro che appoggiano il segretario Francesco Nucara e coloro che invece sostengono Giorgio La Malfa, sospeso dal partito dopo aver votato contro la fiducia al Governo. «Sta cambiando lo scenario geopolitico e l'Italia ne è coinvolta», ha sottolineato il premier. «Nessuno ha potuto prevedere quello che è successo in Libia e quello che è accaduto qualche settimana prima in Tunisia e in Egitto, e nessuno potrà prevedere cosa avverrà». Ma ha subito aggiunto: Di fronte alla crisi della Libia «non possiamo restare spettatori, né l'Ue né noi».

Desolanti le polemiche con le opposizioni 
Berlusconi ha poi detto come «siano desolanti le polemiche provinciali delle opposizioni in Italia sulla Libia e i piccoli tentativi di attaccare il governo su politiche che sono state sempre fatte da molto decenni». Secondo il premier, una classe dirigente matura «saprebbe mostrarsi unita». Ma «siamo lontanissimi da questo». «L'opposizione con cui ci troviamo a doverci confrontare - ha rincarato la dose Berlusconi - non ha mai rinunciato all'idea della spallata e alle trame di palazzo per ottenere i risultati che per altre strade non riescono a ottenere». Invece: «Se tutti siamo d'accordo possiamo mettere fine la bagno di sangue e sostenere il popolo libico». Il presidente del consiglio ha sottolineato anche che a suo avviso gli sviluppi della situazione del nord Africa «sono molto incerti perchè quei popoli potrebbero avvicinarsi alla democrazia, ma potremmo anche trovarci di fronte a centri pericolosi di integralismo islamico». «C'è il rischio - ha ribadito il premier - di una emergenza umanitaria con decine di migliaia di persone da soccorrere».

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