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21 feb 2011

Diesel vola sopra 1,4 euro al litro Sale il prezzo del petrolio su tensioni in Libia

Non si ferma la corsa al rialzo dei carburanti. In salita anche la verde. Le tensioni del mondo arabo fanno balzare il costo del greggio. Il Brent supera quota 105 dollari al barile: non accadeva dal 2008

ROMA - Prosegue senza sosta la salita dei prezzi dei carburanti, con il diesel che supera quota 1,4 euro al litro. Nel fine settimana TotalErg, secondo il consueto monitoraggio di Quotidiano Energia, ha ritoccato in alto di 0,3 centesimi il prezzo raccomandato della benzina, mentre questa mattina Tamoil è salita di 0,5 centesimi sia sulla verde che sul diesel.

I prezzi medi della benzina (in modalità servito) vanno dall'1,507 euro/litro di Esso all'1,515 di Tamoil (no-logo a 1,425 euro/litro). Per il diesel si va dall'1,394 euro/litro di Esso all'1,404 di Tamoil (le no-logo a 1,333 euro/litro). Il Gpl, infine, si posiziona tra lo 0,788 euro/litro di Eni allo 0,797 euro/litro di Tamoil (0,772 euro/litro le no-logo).

I rialzi non sono ancora del tutto assorbiti a livello di prezzi praticati sul territorio, dove, tuttavia, si scontano i passi in avanti dei giorni scorsi delle altre compagnie. Sale inoltre il divario tra le punte minime registrate al Nord e quelle massime al Sud (per la verde, in particolare, ci si avvicina nuovamente agli 8 centesimi) e l'allargamento di quello tra petrolifere e no-logo (ora a 9 centesimi sulla benzina).


Tensioni mondo arabo fanno salire costo del petrolio. Si accentuano i balzi in avanti dei prezzi petroliferi, con il barile di Brent che a Londra supera quota 105 dollari per la prima volta dal settembre 2008. Un rialzo di oltre 2 dollari rispetto a venerdì, innescato dall'allargarsi 
delle tensioni 1 che scuotono il mondo arabo alla Libia, dove durante il fine settimana si sono registrati sviluppi drammatici che stanno proseguendo anche oggi. Nel frattempo negli scambi elettronici sul New York mercantile exchange i futures sul greggio in prima scadenza segnano un balzo di 2,15 dollari rispetto alla chiusura di venerdì scorso, con il barile di West Texas intermediate a 88,37 dollari. Gli analisti del settore, però, per ora tendono ad escludere gravi ripercussioni sulle forniture di greggio, secondo un sondaggio pubblicato da Cnbc, anche se lo scenario è aperto e soggetto ad elevata incertezza. Messi assieme i paesi produttori di greggio dove si registrano tensioni sociali garantiscono circa 4 milioni di barili di petrolio al giorno, secondo Lawrence Eagles, di JPMorgan. Mentre secondo l'agenzia internazionale per l'energia il resto dell'Opec - il cartello degli esportatori di greggio - dispone di un argine di aumento delle forniture da 5 milioni di barili al giorno. Ma sempre secondo l'Aie questo margine di incremento della produzione Opec si sta assottigliando

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