Bersani: La Gelmini si dimetta, quello del premier è uno "schiaffo inaccettabile". La replica: La scuola non è sua
Roma, 27 feb. (TMNews) - Il giorno dopo è ancora polemica sulla scuola. Il Pd è andato all'attacco di Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani ha chiesto le dimissioni del ministro della Pubblica istruzione Gelmini. Secca la replica del premier, che ha accusato di essere stato travisato ma ha ribadito l'allarme per "l'influenza deleteria" di "culture politiche" e "ideologie" nel sistema scolastico italiano.
Intervenuto al congresso dei Cristiano riformisti, il premier ieri aveva ripreso il discorso della sua "discesa in campo" del 1994 per sostenere che "gli insegnanti della scuola pubblica inculcano agli studenti valori diversi rispetto a quelli delle famiglie". Il giornale dei vescovi 'Avvenire' oggi non ha dedicato alcun editoriale alle dichiarazioni del premier sulla scuola come su famiglia e coppie gay. E, dopo le prime polemiche da parte dell'opposizione, è intervenuta Maria Stella Gelmini per affermare che "il pensiero di chi vuol leggere nelle parole del premier un attacco alla scuola pubblica è figlio della erronea contrapposizione tra scuola Statale e scuola Paritaria".
"Se la Gelmini fosse un vero ministro", ha attaccato Pierluigi Bersani, "invece che arrampicarsi sui vetri per difendere Berlusconi, dovrebbe prendere atto degli inaccettabili attacchi che il premier ha rivolto agli insegnanti e alla scuola pubblica e dimettersi". Per il segretario del Pd le parole del premier sono "uno schiaffo inaccettabile a chi lavora con dedizione in condizioni rese sempre più difficili dal governo". Gli ha fatto eco il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, che ha invitato "tutti di nuovo in piazza, come le donne il 13 febbraio senza simboli e bandiere, a difendere la scuola pubblica dagli insulti a Berlusconi".
Critiche al Governo sono arrivate anche dai finiani. Il vicepresidente di Fli Italo Bocchino si è domandato: "Possono il centrodestra italiano e la destra nazionale mortificare così il popolo di insegnanti sottopagati che ogni giorno forma i nostri figli?". Secondo il leader dell'Italia dei valori Antonio di Pietro, Berlusconi non può dare lezioni: "Se c'è qualcuno che è stato l'esempio negativo per i nostri giovani è proprio il Presidente del Consiglio". Per il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero, infine, "avere Berlusconi Presidente del Consiglio equivale ad avere il mostro di Marcinelle a gestire un asilo nido". Anche i Verdi hanno chiesto una manifestazione di piazza.
Diramata in contemporanea con due distinti comunicati stampa, nel pomeriggio è arrivata la smentita di Berlusconi e della Gelmini. "Come al solito anche le parole che ho pronunciato sulla scuola pubblica sono state travisate e rovesciate da una sinistra alla ricerca, pressoché ogni giorno e su ogni questione possibile, di polemiche infondate, strumentali e pretestuose", ha affermato il premier, che ha contestato di aver attaccato la scuola pubblica, elogiato il "ruolo fondamentale" svolto dagli insegnanti "in cambio di stipendi ancora oggi assolutamente inadeguati" e poi ha aggiunto: "Questo non significa non poter ricordare e denunciare l'influenza deleteria che nella scuola pubblica hanno avuto e hanno ancora oggi culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verità e al tempo stesso espropriano la famiglia dalla funzione naturale di partecipare all'educazione dei figli". Secca la replica del ministro della Pubblica istruzione al segretario del Pd: "Bersani si rassegni, la scuola non è proprietà privata della sua parte politica".
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