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15 gen 2011

Marchionne: «Scelta coraggiosa» Camusso: voto contro fabbrica-caserma

COMMENTI ALLA VITTORIA DEI SÌ AL REFERENDUM DI MIRAFIORI


Sacconi: «Nuove relazioni industriali». Confindustria: «Ora si può investire». Bersani: «Rispettare il risultato»

MILANO - La vittoria complessiva dei sì (54%) al referendum sull'accordo di Mirafiori, soprattutto grazie al voto dei colletti bianchi e con uno scarto anche tra gli operai di 9 voti a favore dei sì, lascia spazio a commenti molto diversi tra chi ha sostenuto le ragioni dell'accordo e chi invece, come la Fiom-Cgil e i Cobas, lo aveva avversato.

CGIL-FIOM - «Il voto di Mirafiori dimostra che non c'è la possibilità di governare la fabbrica senza il consenso dei lavoratori. Sappiano Marchionne e Confindustria che così non si governa». Lo ha detto la leader della Cgil, Susanna Camusso. « Si tratta di un voto che conferma l'esigenza di definire regole di rappresentanza e democrazia per tutti. Sarebbe bene che, a partire da Confindustria, si decida rapidamente quali siano le regole di rappresentanza e democrazia e non si continui a esercitare lesioni ai diritti dei lavoratori», ha proseguito il segretario del primo sindacato italiano. «Un risultato straordinario e inaspettato, ora bisogna riaprire la trattativa», ha detto il leader della Fiom, Maurizio Landini. «Sarebbe un atto di saggezza da parte di Fiat riaprire una trattativa vera, perché le fabbriche senza il consenso dei lavoratori non funzionano». «La maggioranza degli operai di Mirafiori ha fatto un atto di coraggio», ha commentato il presidente del comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi. «È una sconfitta politica per Marchionne. Il voto dà forza a tutti noi e andremo avanti per rovesciare l'accordo-vergogna». «Gli operai delle linee di montaggio hanno detto di no», ha aggiunto GiorgioAiraudo, segretario nazionale della Fiom responsabile dell'auto.

FIAT - «I lavoratori di Mirafiori hanno dimostrato di avere fiducia in se stessi e nel loro futuro», è il commento dell'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne. «Hanno dimostrato il coraggio di compiere un passo avanti contro l'immobilismo di chi parla soltanto o aspetta che le cose succedono. La scelta di chi ha votato sì è stata lungimirante. Mi auguro che le persone che hanno votato no, messe da parte le ideologie e i preconcetti, prendano coscienza dell'importanza dell'accordo che salvaguarda le prospettive di tutti i lavoratori». Il presidente della Fiat, JohnElkann, invita ad «archiviare le polemiche e le contrapposizioni» e assicura «pieno e convinto sostegno» della famiglia Agnelli «alle sfide che abbiamo davanti e che vanno affrontate in modo costruttivo».

MARCEGAGLIA - Confindustria valuta in modo positivo l'esito del referendum sull'accordo per l'impianto Fiat di Mirafiori. «Con questo risultato, l'Italia può continuare ad avere un'industria dell'auto forte e competitiva a livello globale. L'azienda ha ora tutte le carte per poter dare seguito all'annunciato piano di investimenti su Mirafiori», afferma Emma Marcegaglia, presidente diConfindustria. «Adesso è necessario lasciarsi alle spalle polemiche e contrapposizioni e lavorare con determinazione e concretezza per continuare ad ammodernare le relazioni industriali a vantaggio dell'intero sistema produttivo italiano».

I SINDACATI - «La vittoria dei sì anche tra gli operai è un fatto inequivocabile e importante», ha commentato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. «Nessuno può metterlo in discussione. Ora lavoriamo per sanare le divisioni». Per il leader della Uil, Luigi Angeletti, «come per tutti i veri cambiamenti, la decisione è stata sofferta. Alla fine hanno vinto le ragioni del lavoro. Il sì ci fa vedere con più ottimismo il futuro di Mirafiori e dell'industria automobilistica nel nostro Paese». Roberto Di Maulo, segretario generale Fismic, sottolinea l'importanza «della vittoria del sì di 9 voti anche tra gli operai». «Hanno vinto i lavoratori di Mirafiori», ha detto il segretario generale dell'Ugl, Giovanni Centrella. «La loro maturità e il loro senso di responsabilità hanno salvato decine di migliaia di posti di lavoro e faranno partire finalmente Fabbrica Italia». «Marchionne dovrà tirare fuori i soldi promessi e ai sindacati firmatari toccherà fare da cani da guardia della rabbia operaia e dei conflitti che l'accordo produrrà», è il commento dell'Unione sindacale di base, secondo la quale «esce rafforzata l'esigenza di uno sciopero generale da tenersi tra fine febbraio e inizio marzo». Per Francesco Scandale, segretario di Assoquadri, «è un risultato di tutti che va nella direzione di dare a migliaia di famiglie l'opportunità di un futuro più sereno. Spero che anche coloro che hanno espresso un voto contrario possano ricredersi sulla bontà di questo accordo». Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, attacca: «Il capo-banda Fiat Marchionne non può cantare vittoria. A un padronato parassitario e reazionario contro ciò che resta dei diritti dei salariati, deve rispondere un vasto fronte sociale». «È una vittoria del sindacato riformista», è il commento del presidente nazionale dell'Mcl (Movimento cristiano lavoratori), Carlo Costalli.

POLEMICA A SINISTRA - Per il leader di Sel, Nichi Vendola, è «la vittoria più amara per Marchionne e per Fiom la sconfitta più gratificante. La partita non è chiusa, perché il no vince tra gli operai e il sì con i capi e i capetti». Al leader di Sel risponde Pier Luigi Bersani: «Il risultato va rispettato e va rispettato anche il disagio dei lavoratori. Ora la Fiat mantenga gli impegni e si rivolga a tutti i lavoratori», dice il segretario del Pd. «Si facciano nuove regole per la rappresentanza, la rappresentatività e la partecipazione».

LA POLITICA - Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ritiene che «ora si apre un'evoluzione nelle relazioni industriali, soprattutto nelle grandi fabbriche, che dovrebbe consentire un migliore uso degli impianti e un'effettiva crescita dei salari». «La vittoria dei sì è un segnale incoraggiante in un contesto in cui è assolutamente necessario remare tutti nella stessa direzione», spiega il leghista Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte. «I metalmeccanici e la Fiom hanno fatto un vero miracolo: in un Paese imbarbarito dall'illegalità e dalla mancanza di principi, hanno dato a tutti una grande lezione di dignità», scrive Oliviero Diliberto, portavoce nazionale della Federazioen della sinistra. «Ancora una volta è il voto di capi e impiegati a determinare le condizioni di lavoro degli operai alla catena di montaggio, che pagheranno in prima persona per un accordo scellerato», nota Gigi Malabarba di Sinistra Critica. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni si è detto tranquillo di fronte all'eventualità di tensioni sociali dopo il sì al referendum

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