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14 gen 2011

L'Europa rottama i vecchi pescherecci e la flotta del Lazio si dimezza

PESCA ADDIO?

L'intenzione della Ue è diminuire lo sfruttamento delle risorse marine: a rischio centinaia di posti di lavoro

LATINA - Smembrati, smontati pezzo per pezzo nei cantieri navali e poi riciclati, almeno nelle loro parti ancora utili. E' questo il destino cui vanno incontro i pescherecci della flotta italiana grazie al premio per la rottamazione offerto dall'Unione europea. Una situazione che riguarda tutto il Mediterraneo, e che per l'Italia rioschia di avere degli effetti molto profondi in particolare nel Lazio.

SINO AL 2013 - «Una situazione che interessa il Lazio in maniera particolare - conferma Claudio  Brinati, presidente regionale Federcoopesca e Confcooperative -  che con le sue 550 imbarcazioni rappresenta una delle realtà più importanti del Paese. L'Europa vuole diminuire lo sfruttamento delle risorse marine e attraverso la demolizione della flotta punta ad eliminare le barche più vecchie ed inadeguate. Entro il 2013 saranno circa un centinaio le dismissioni - prosegue - con relativa perdita di posti di lavoro».

FINO A 500 MIAL EURO - Come già accaduto per il settore agricolo e zootecnico, Bruxelles premia chi vuole smettere. «Mediamente - afferma il presidente Brinati - per la demolizione vengono offerti circa 200mila euro ed il calcolo avviene sulla base della stazza e dell'anzianità della barca»  Ma si può arrivare anche a 500mila euro per chiudere l'attività se il proprio peschereccio è particolarmente vecchio ed ha dimensioni oltre le 200 tonnellate. E così sono molti i pescatori attratti dalla possibilità di chiudere  l'attività con un ricco incentivo. A Fiumicino come Anzio,  a Civitavecchia come Terracina e Gaeta: le marinerie più importanti cambiano volto e i lupi di mare cercano di riconvertirsi ad altre attività. E' il caso di Terracina, storica fonte di approvvigionamento per i ristoranti e le pescherie di Roma: tradizione ancora solida, ma che non non sarà eterna.

VOGLIA DI SMETTERE - «Quasi tutti i proprietari dei pescherecci hanno fatto domanda per la demolizione. Entro il 2013 la flotta della marineria di Terracina ( 30 motopescherecci e 50 piccole imbarcazioni, ndr) verrà dimezzata con la perdita di un centinaio di posti di lavoro». Sono queste le prospettive disegnate dal presidente della 'Nuova cooperativa' dei pescatori di Terracina Dario Venerelli. «I problemi del settore sono molteplici: dai costi del carburante allo scarso ricambio generazionale. Oltre alla crisi globale che influenza i consumi penalizzando i prodotti più costosi». Non mancano gli > incidenti: qualche mese fa un peschereccio si è 'suicidato' sulle coste di Sabaudia. Distrutto dal mare per cause ancora misteriose, non è rimasto più nulla.

MEGLIO LA CUCINA - La pesca nella città tirrenica è destinata a scomparire? «Speriamo che non vada così  - dice Venerelli -  da queste parti ci siamo organizzati attraverso una riconversione alla ristorazione che sta dando successi.» E così tra i premi per la demolizione e la prospettiva di puntare su gastronomia, pescaturismo e acquacultura, il settore potrebbe conoscere una seconda giovinezza. «Forse non tutti otterranno il premio - dice Venerelli - ma chi rimarrà attivo forse potrà sperare in condizioni migliori: meno sfruttamento del mare, qualità dei prodotti superiore».

SINDROME STRANIERA - La quantità di pescato attuale non è sufficiente al consumo interno: «Siamo letteralmente invasi da prodotti che > provengono da Vietnam, Cina, Indonesia e Oman ed i costi sono > nettamente inferiori.» E nei vostri ristoranti come si fa? «Il pesce pescato nei nostri mari non basta, così ricorriamo ad altri mercati, > ma sempre con prodotti di prima scelta. Siamo pescatori d'altronde...» D'estate, in effetti,  si fatica a trovare un tavolo libero in ristoranti e friggitorie gestite dai pescatori locali, ma non sempre la seppiolina o il totano parlano terracinese...

ALLARME AMBIENTE - La politica comunitarie per la pesca, diminuendo l'effettiva presenza di sfruttatori delle risorse marine, lascia spazio ad una industria più moderna e distruttiva al pari di quella tradizionale. E' questo il comune sentire delle associazioni ambientaliste attive a livello nazionale e internazionale. «Ci sono pescherecci di cento metri in grado di distruggere interi ecosistemi - grida l'ultima campagna di Greenpeace - è ora di bandirli e ridurre le > catture in aree chiave per la riproduzione. Servono sistemi più selettivi e meno distruttivi». Il mare, per ora, non ringrazia.

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