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14 gen 2011

La segretaria di Bossi ai pm "Non ho mai visto microspie"




Nicoletta Maggi: avevo dei sospetti, chiamai una ditta privata che non trovò nulla. E sulle cimici al ministero si va verso l'archiviazione 


La segretaria di Bossi ai pm  "Non ho mai visto microspie" Nicoletta Maggi

ROMA - "Io la "cimice" non l'ho mai vista". Nicoletta Maggi, la segretaria particolare di Umberto Bossi è stata interrogata in procura mercoledì scorso. Era stata lei ad aver avuto il sospetto che il ministro fosse spiato nel suo ufficio al dicastero delle Riforme per il federalismo e nella sua casa romana. Un fatto raccontato da Bossi ai giornalisti durante le vacanze invernali a Ponte di Legno, risalente però ad un paio di mesi fa. Ma mai denunciato alla magistratura. L'inchiesta aperta d'ufficio dalla procura di Roma corre verso l'archiviazione, dagli atti istruttori compiuti fino ad ora il corpo del reato non è emerso, l'impressione dei magistrati è che si tratti di una bufala. Un po' come il falso attentato a Maurizio Belpietro, il direttore di Libero.

"Le ha trovate Nicoletta", aveva detto il senatur. "Nicoletta ha avuto quel dubbio perché c'era gente che sapeva le sue cose". Un dubbio che la segretaria della Lega ha confermato di avere avuto ai magistrati che l'hanno interrogata come testimone. La donna ha confermato di aver chiamato una ditta privata, della quale però non ricorda più il nome, per una bonifica nei locali di Porta Pia.

Bossi aveva detto: "Nel mio ufficio ne hanno trovata una vicino al tavolo nella presa della corrente, un'altra sul frigorifero. A casa mia ne hanno trovate un bel po' dove ci sono i bocchettoni dell'aria calda". Ma la segretaria in procura non ha confermato. "Io non le ho viste", ha dichiarato a verbale. Durante la bonifica a casa Bossi, secondo Nicoletta, la ditta non avrebbe trovato nulla. I tecnici avrebbero intercettato "come dei suoni" che hanno fatto pensare che le "cimici" esistessero.

Le microspie non le avevano scovate neppure gli uomini del Ministro dell'Interno, Maroni, che Umberto Bossi aveva informato. Infatti quei due poliziotti non scrissero neppure un verbale. Allora come adesso la microspia è solo un fantasma. Così probabilmente si spiega la mancata denuncia del ministro, che lì per lì si giustificò dicendo: "Sarebbe stato inutile". Probabilmente le "cimici" non ci sono mai state. È a questa conclusione che, in assenza del corpo di reato, sta arrivando la magistratura.

Il fascicolo aperto per "cognizione o impedimento illecito di conversazioni" e "installazione di apparecchiature atte a intercettare conversazioni telegrafiche o telefoniche" va verso l'archiviazione. Il racconto del ministro leghista sino ad ora non ha il supporto né di conferme né di riscontri. I pm, Giancarlo Amato e Eugenio Albamonte, coordinati dall'aggiunto Nello Rossi stanno cercando di rintracciare la ditta che ha svolto le bonifiche al ministero e in casa Bossi sulla scia di alcuni elementi forniti dalla segretaria della Lega. Se si troverà, i tecnici saranno interrogati. Tuttavia allo stato dei fatti la decisione è presa.

Il procuratore capo Giovanni Ferrara punta a chiudere la vicenda in tempi brevi, al massimo in un paio di settimane. 

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