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14 gen 2011

Caos Tunisia, la protesta senza fine Cinquemila in piazza contro Ben Ali



Il discorso del presidente dopo gli scontri dei giorni scorsi non ferma le iniziative contro il governo. Il ministro degli esteri parla delle prospettive dell'esecutivo. E un video di Al Qaeda supporta in manifestanti

Caos Tunisia, la protesta senza fine Cinquemila in piazza contro Ben Ali

TUNISI - Nonostante il discorso di ieri 1 del presidente Ben Ali, non si placa la protesta a Tunisi. Una grande manifestazione si svolge nel centro della città che, dopo la festa di ieri in Avenue Bourghiba, stamani sembrava più tranquilla. La polizia non interviene e non ci sono scontri. Scontri, invece, ci sarebbero stati nella notte in alcuni quartieri periferici della capitale, con un bilancio di due morti. E il ministro degli Esteri Frattini: "L'Europa deve fare di più per la Tunisia".

Cinquemila in piazza: "No a Ben Ali"
, la polizia non interviene. Una marcia di protesta, guidata da oppositori del presidente, si è svolta stamani a Tunisi. I manifestanti, più di 5.000, hanno scandito slogan contero il presidente: ''No a Ben Ali'', "Ben Ali, vattene", "Ben Ali, ne abbiamo abbastanza". La polizia non è intervenuta e ha osservato il corteo a distanza. Non si sono registrati scontri. È questo uno degli effetti dovuti al discorso di ieri sera del presidente che aveva annunciato: "Consentirò l'organizzazione di libere manifestazioni". Questa, si sente dire fra i partecipanti è la prima grande manifestazione contro il presidente Ben Ali, dopo le rivolte per il pane del 1978 e del 1984, all'epoca di Bourghiba. In mattinata, la capitale tunisina era apparsa calma, con gli abitanti di ritorno alle normali attività, dopo settimane di proteste cultimate in scontri anche sanguinosi. Più tardi centinaia di persone si sono radunate e hanno dato vita alla protesta. Il corteo è stato bloccato da un cordone della polizia appena giunto a Bourguiba Avenue, in modo da impedire un avvicinamento alla sede del ministero dell'Interno. "Il ministero dell'Interno è un ministero del Terrore", "omaggio al sangue dei martiri", "no ai Trabelsi (la famiglia di Ben Ali, ndr)", sono stati alcuni degli slogan dei manifestanti. Il corteo è stato raggiunto da un altro gruppo di manifestanti composto da avvocati, che si sono dichiarati a favore della gente, ma anche per il rispetto della legge e per lo stato di diritto, e da un altro proveniente da piazza Barcellona, dove si trova la stazione. A poche centinaia di metri, nell'Avenue Bourghiba, i negozi sono chiusi per lo sciopero proclamato dai sindacati, anche se per il resto la vita sembra tornata alla normalità.

Sit-in fino a caduta di Ben Alì. "Faremo un sit-in fino alla caduta di Ben Alì''. È questo uno degli slogan che sono risuonati di fronte al ministero dell'interno tunisino, dove si è concentrata la protesta del sindacato e della gente contro il regime. Il clima è pacifico e quasi festoso e la gente cerca i giornalisti per parlare. ''Ben Alì è un grande dittatore'', dice un'anziana. ''È come Dracula, che ha succhiato il sangue dei tunisini. Lui è un grande egoista, ha ucciso quelli che manifestavano. Questo è un popolo morente che protesta contro la corruzione e la povertà''. Un insegnante di fisica, che ha paura, ha tre figli e non vuole dire il suo nome, dichiara: ''Diciamo che  mi chiamo 'Signor Libertà'. All'Europa e anche all'Italia chiediamo parole chiare per la libertà, per la nostra liberta''', ha detto.

"Governo di unità nazionale? Fattibile". Così lo ha definito il ministro degli esteri tunisino Kamel Morjane, intervistato dalla radio francese Europe 1, aggiungendo che si tratta di un'ipotesi "anche normale". "Con il comportamento di persone come Nejib Chebbi credo che sia fattibile, ed anche del tutto normale". Il ministro si riferiva a Mohammed Nejib Chebbi, capo storico del Partito democratico progressista (Pdp), una formazione di opposizione legale, ma non rappresentata in parlamento. "Il presidente è un uomo di parola" ha detto Morjane all'indomani del discorso in cui il presidente Ben Ali si è impegnato a non ripresentarsi al termine del suo mandato nel 2014. Il presidente ha anche ordinato all'esercito di non sparare più sui manifestanti, dopo gli scontri che in tutto il paese in un mese hanno provocato la morte di 66 persone.

Video di Al Qaeda: "Rovesciate Bel Alì". Supporto per i manifestanti che da giorni protestano contro il governo in Tunisia è stato espresso da al-Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), che con un nuovo video diffuso sul web ha invitato la popolazione a rovesciare il regime del presidente Zine El Abidine Ben Ali. Nel video di 13 minuti, individuato sul web da Site, servizio Usa di monitoraggio dei siti islamisti, Abu Musab Abdul Wadud, leader di Aqmi, chiede ai manifestanti: "Mandate i vostri figli da noi per ricevere formazione all'uso delle armi e fare esperienza militare". Abul Wadud ha poi chiesto ai tunisini di mobilitarsi in tutto il paese per far cadere "il regime corrotto, criminale e tirannico" di Ben Ali, portando all'affermazione nel paese della shaaria, la legge islamica". "Sono passati 23 anni da quando il dittatore è al potere in Tunisia - afferma il terrorista, il cui vero nome è Abdul Malik Droukedel - il criminale Ben Ali è rimasto al potere nonostante vi torturasse e nonostante la sua corruzione. Ora è venuta questa intifada di Sidi Bouzid, che è una voce che rompe il silenzio che ha coperto a lungo Tunisi e Keirouane".

Frattini: "L'Europa deve fare di più". "L'Europa deve fare di più" per la Tunisia. A sostenerlo è il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, in un'intervista al quotidiano tedesco Die Welt. Secondo Frattini vi sono "buoni motivi" per la protesta che da giorni scuote il paese maghrebino. "Purtroppo la comunità internazionale - dice il capo della diplomazia italiana - non ha reagito finora in modo adeguato". Secondo Frattini "l'Unione europea deve fare di più per rendere possibile i soggiorni ai giovani provenienti da paesi come la Tunisia (...). Gli studenti dei paesi del sud del Mediterraneo devono avere la possibilità di venire nelle università europee". In generale, sostiene Frattini, "esiste solo un modo per allentare la tensione: questi paesi deve essere avvicinati di più all'Europa".

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