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12 dic 2010

Yara, l'ombra della ritorsione contro il padre al setaccio i rapporti fra imprese e malavita

Gambirasio giura: "Non ho nemici". Ma si indaga anche su conoscenze pericolose legate al settore

dell'edilizia. Riflettori puntati anche sui tabulati di 15.000 telefonate. Utilizzato il georadar nel cantiere


BREMBATE DI SOPRA - E se il mistero della scomparsa di Yara affondasse le sue radici nella giungla dell'edilizia? C'è un nesso tra il buio che ha inghiottito la ginnasta tredicenne e un mondo particolare come quello delle costruzioni, lo stesso settore nel quale opera Fulvio Gambirasio, geometra e padre della ragazza? Sono i nuovi dubbi ai quali gli investigatori stanno cercando di dare una risposta dopo quindici giorni di ricerche infruttuose e l'incidente investigativo che ha portato in carcere Mohamed Fikri, tuttora l'unico indagato nell'inchiesta (ieri era in procura a Bergamo con i suoi avvocati per chiedere al pm la restituzione dei suoi oggetti personali).

Gli striscioni dei tifosi bergamaschi Le ricerche con il georadar

Anche se le indagini continuano a 360 gradi, gli ultimi approfondimenti di carabinieri e polizia ruotano attorno ai rapporti di lavoro, recenti e meno recenti, del papà di Yara. Il quale ha sempre escluso categoricamente, e i detective fin qui gli hanno creduto, l'eventualità che qualcuno possa avere coltivato verso di lui un risentimento tale da far maturare un gesto estremo come il rapimento della figlia. "Noi non abbiamo nemici", giura Gambirasio. Dello stesso tenore sono state le risposte fornite dal suo datore di lavoro, Paolo Gamba, ai carabinieri del Racis che nei giorni scorsi lo hanno interrogato sul punto.

I genitori di Yara in caserma Il furgone lascia il carcere Il deposito perquisito La ragazza scomparsa Il primo testimone

Ma gli investigatori non escludono che tra le persone che hanno lavorato in questi anni con Fulvio Gambirasio - operai, artigiani, imprenditori, tecnici, fornitori - ci possa essere qualcuno che si sia sentito, per chissà quale motivo, tradito, o, peggio, ferito. "Il padre di Yara è una persona per bene", si dice certo uno degli uomini che partecipano alle indagini. Su questo, in effetti, non è mai emerso alcun dubbio. Ma se il geometra che sovrintende ai lavori in cantiere per la ditta Gamba, descritto come persona "estremamente ligia alle regole", avesse messo i bastoni tra le ruote a chi non voleva ostacoli dinanzi a sé?

Gli uomini del Ros dei carabinieri sono tornati nel cantiere del centro commerciale di Mapello, il luogo dove le tracce delle celle telefoniche e il fiuto dei cani molecolari avevano indirizzato, da subito, le ricerche di Yara. Lì lavorava Mohamed Fikri, l'operaio marocchino fermato e poi scarcerato per insufficienza di prove. La ditta da cui dipendeva aveva ottenuto un subappalto dall'impresa Lopav, presente con i suoi mezzi nel cantiere e finita nella lente della Dda di Napoli per presunti collegamenti con il clan camorristico dei Mazzarella. Oggi la Lopav è amministrata da un custode giudiziale. Anche la Gamba, la ditta dove lavora il papà di Yara, risulta avere lavorato in passato con la Lopav.

Nel cantiere di Mapello intanto si continua a cercare, scandagliando il cemento con il termografo per escludere la presenza di un cadavere. Oltre 15mila telefonate - avvenute il 26 novembre, il giorno in cui è scomparsa Yara, tra Brembate, Mapello e Ponte San Pietro - vengono passate al vaglio dagli investigatori. In qualcuna di queste conversazioni potrebbe nascondersi la chiave del giallo. E attraverso analisi tecniche si sta cercando di individuare con precisione in quale punto esatto si trovasse il cellulare di Yara, e dunque la stessa Yara, quando tra le alle 18 e le 19 del 26 novembre sul suo display sono transitati gli sms scambiati con la sua amica. Yara era appena uscita dalla palestra.

Il centro sportivo è dotato di telecamere: ma nessuno degli occhi elettronici ha catturato immagini a causa di un difetto di funzionamento. Chi può avere rapito la ragazza? La tesi più accreditata dagli inquirenti continua a essere quella di una persona che Yara conosceva. Magari non bene ma comunque abbastanza da non nutrire sospetti e timori per la propria incolumità.

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