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3 dic 2010

Una nuova pista per la vita extraterrestre

UN INDIZIO STRAORDINARIO PER GLI STUDI FUTURI

Cambierà il modo con il quale si cercano esseri viventi al di fuori del nostro pianeta

I batteri del ceppo GFAJ-1 (Ap)
I batteri del ceppo GFAJ-1 (Ap)
Scoprire un batterio che vive di solo arsenico apre agli scienziati prospettive soltanto sognate. Già se ne erano trovati di stranissimi che sopravvivevano in condizioni ambientali estreme, come le altissime temperature nei fondali oceanici, ma la loro biochimica era tradizionalmente «terrestre», seguendo le regole note per vivere e riprodursi. E sulla Terra si conoscono batteri che degradano sostanze acide inquinanti.

ARSENICO - Il fatto che quelli scoperti nel lago californiano usino per alimentarsi un semimetallo come l’arsenico, prospetta forme di sopravvivenza «impossibili»che potrebbero essere tollerate su altri pianeti. A questo punto forse persino Venere, ad esempio, dove cadono copiose piogge di acido solforico potrebbe riservarci sorprese inaspettate. Di certo questo cambierà il modo con il quale si cerca la vita al di fuori della Terra, a cominciare da Marte. Ma potrà mutare pure la ricerca rivolta a spiegare come la vita possa essere nata sulla Terra e sciogliere un mistero ancora impenetrabile.

ORIZZONTI - Gli orizzonti si ampliano assecondando ipotesi che sembravano fantascientifiche, come quella dell’astrofisico americano Carl Sagan, il quale non aveva escluso che nelle colorate nubi di Giove potessero fluttuare microorganismi capaci di cibarsi dei prodotti chimici locali. Alla Nasa Paul Davies, astrobiologo di origine londinese e coautore della scoperta del batterio GFAJ-1, è diventato l’erede di Sagan, scomparso prematuramente. E tanti sono i libri (pubblicati in Italia da Mondadori) ai quali Davies ha affidato le sue spiegazioni per una possibile vita extraterrestre. Ma oltre a raccontare le meraviglie nascoste del cosmo, Davies ha continuato il suo mestiere di scienziato e il suo risultato ora rafforza le fughe dell’immaginazione.

PISTA NUOVA - Se è arduo cercare l’origine della vita sulla Terra, ancora più difficile è identificarla su altri corpi celesti. Quando nel 1976 le sonde della Nasa Viking raschiando e analizzando le sabbie del pianeta rosso inviavano segnali contrastanti, comunque negativi circa la presenza di forme biologiche, gli scienziati dissero che la prima cosa da cambiare era il modo con il quale bisognava cercare la vita. Ora il batterio capace di transitare da un alimento di base ed essenziale come il fosforo all’arsenico fino a trovarlo, poi, nel suo Dna offre un indizio straordinario per gli studi futuri. Si apre una pista nuova per la ricerca più affascinante della scienza, quella della vita.

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