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6 dic 2010

Sospese le ricerche del corpo di Yara Prima notte in cella per il marocchino

Sono momentaneamente sospese le ricerche di Yara Gambirasio, la 13enne scomparsa da Brembate di Sopra (Bergamo) il 26 novembre scorso. Questa mattina soccorritori dei Vigili del fuoco e della Protezione civile non sono usciti.

La prima notte in cella del fermato
Gli inquirenti sono in attese di in una qualche eventuale indicazione del marocchino che da ieri si trova in carcere con l'accusa di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere. Nel frattempo il cittadino marocchino di 22 anni, residente da qualche mese a Montebelluna (Treviso), ha passato la sua prima notte nel carcere di Bergamo. Secondo indiscrezioni, nel corso degli interrogatori di ieri, avrebbe respinto tutte le accuse fornendo una sua versione dei fatti e delle sue «giustificazioni».

L'ombra dei complici
Ora si dovrà capire se le indagini sono sostanzialmente concluse con il fermo del 22enne o, al contrario, se sono solamente all'inizio. E in questo caso se ci sono dei complici. Secondo alcune indiscrezioni non confermate insieme al nordafricano sarebbero indagati due italiani, ma non è ancora chiaro con quali accuse e dunque quale ruolo potrebbero aver avuto nella tragica vicenda. Dalla decisione che il Gip sarà chiamato a prendere nei prossimi giorni sulla convalida del fermo del 22enne si capirà probabilmente meglio se, oltre al pericolo di fuga, nella mani degli investigatori ci sono elementi forti.

Il pm: "Non ho nulla da dire"
A proposito dell'ipotesi che nella vicenda di Yara siano coinvolti anche due italiani il procuratore aggiunto di Bergamo Massimo Meroni è lapidario: «Non ho nulla da dire», si è limitato ad affermare il magistrato. La notizia del fermo di un italiano era stata data quasi per certa la notte stessa in cui era stato bloccato il marocchino sulla nave diretta in Nordafrica. Una notizia poi smentita categoricamente ieri mattina. Secondo le voci circolate sabato notte, e poi smentite, l'italiano sarebbe stato intercettato dagli investigatori in Liguria contemporaneamente al fermo del muratore nordafricano, e i due sarebbero stati poi trasferiti nella notte a Bergamo per essere interrogati. Intanto i carabinieri proseguono con gli accertamenti, nella speranza che si trovi presto il corpo della povera Yara che potrebbe fornire elementi fondamentali per le indagini.

Chi è il ragazzo fermato
Il marocchino di 22 anni, residente a Montebelluna, nel Trevigiano, era giunto in Italia qualche anno fa con il ricongiungimento famigliare. Il ragazzo respinge le accuse. Lavorava come muratore nel cantiere di Mapello dove i cani delle forze dell'ordine hanno fiutato più volte tracce di Yara. L'accusa alla base del suo fermo, eseguito ieri a bordo di una motonave che da Genova stava andando a Tangeri, in Marocco, è raggelante: sequestro di persona e omicidio volontario, anche se in Procura a Bergamo si muovono con estrema cautela. Il giovane immigrato è stato interrogato dal pm Letizia Ruggeri nel carcere cittadino di via Gleno, ma ha negato la sua partecipazione al sequestro di Yara. Lo aveva già fatto nella conversazione intercettata dai carabinieri, poco prima della sua partenza verso il Marocco e che ha fatto convergere le indagini su di lui: «Allah mi perdoni, ma non l'ho uccisa io». È una conversazione che si sta comunque cercando di interpretare, perchè la frase potrebbe essere stata detta in un momento particolare, forse di preghiera.

L'interrogatorio davanti ai magistrati
Il marocchino, però, davanti ai magistrati, avrebbe «fornito le sue giustificazioni». In queste ore il pm Ruggeri e il procuratore aggiunto, Massimo Meroni, stanno valutando la richiesta di convalida del fermo, per la quale hanno 48 ore di tempo, mentre i carabinieri stanno valutando le dichiarazioni rese dal marocchino. Il suo fermo sembra sia solamente l'inizio di indagini che si profilano complicate come, del resto, una vicenda che sta lasciando con il fiato sospeso i bergamaschi e non solo. Il provvedimento potrebbe essere solo un punto di partenza nella possibile individuazione di eventuali complici. Investigatori e inquirenti stanno cercando di inquadrare il ruolo del marocchino nella vicenda. Potrebbe comunque aver visto qualcosa accaduto nel cantiere di Mapello, unico luogo in cui Yara sembra essere stata dopo la sua sparizione, intorno alle 18,30 del 26 novembre. A quanto si è saputo, non sono nemmeno ancora bollate come del tutto inattendibili le testimonianze di due persone che avrebbero notato la presenza di due uomini, intorno a quell'ora, vicino al centro sportivo.

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