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7 dic 2010

Renzi-Berlusconi ad Arcore Il Cavaliere: "Tu mi somigli"

Il sindaco chiede fondi per Firenze. Il leader del Pdl ha apprezzato l'aiuto del primo cittadino toscano sul caso dei rifiuti a Napoli


ROMA - I due si annusano a distanza da tempo. C'è una curiosità reciproca e, almeno da parte del Cavaliere, anche una corrente di schietta simpatia per quel giovane così "diverso dai soliti parrucconi della sinistra". "Un po' mi somiglia, è fuori dagli schemi", ha confidato a un amico. Insomma, alla fine forse era inevitabile che accadesse e infatti è accaduto: Matteo Renzi, il sindaco della rossa Firenze e leader dei "rottamatori" del Pd, ha varcato ieri il cancello di Arcore.

Per carità, ci saranno state ottime ragioni "istituzionali", come usa dire, a giustificare quel faccia a faccia così poco istituzionale e così tanto politico. Renzi, come ogni sindaco d'Italia, è alla canna del gas, ha un disperato bisogno di fondi per chiudere un bilancio altrimenti "lacrime e sangue". E l'ultimo vagone che si può agganciare è quel decreto "Milleproroghe" che il Consiglio dei ministri si appresta a varare alla fine della settimana. Renzi sperava in una legge speciale per la città di Dante, contava di riuscire a portare a casa qualche norma di vantaggio. Quando ha compreso che non sarebbe stato possibile, è andato a bussare direttamente al portone di Arcore. Soldi chiede, ma non se li aspetta dal governo. Vorrebbe farseli dare dai milioni di turisti che si fermano a visitare gli Uffizi o le altre meraviglie fiorentine, imponendo a ciascuno un piccolo "contributo", una tassa di soggiorno. Pochi euro per il singolo turista, molti per la città: 17 milioni all'anno, calcolano i tecnici del comune. Ma per imporre la tassa serve il via libera del governo. Da qui la visita di ieri ad Arcore.

Eppure non è solo questo, almeno non da parte del Cavaliere. Il premier è infatti davvero intrigato da questo giovane amministratore del Pd. "Ce ne avessimo come lui", sospira. Renzi gli ha toccato il cuore la scorsa settimana, quando Berlusconi annaspava senza trovare una soluzione al problema dei rifiuti a Napoli. I leghisti non ne volevano sapere di dare una mano ai "terroni" e Berlusconi, disperato, ha fatto chiamare Renzi al telefono. "Salve sindaco, mi consente di darle del tu? Dammi del tu anche tu". Un approccio subito confidenziale, che sortisce l'effetto desiderato. Al termine di una telefonata molto amichevole, il sindaco di Firenze tende al Cavaliere una mano preziosa: "Presidente, ti possiamo mandare a Napoli sei camion compattatori per raccogliere l'immondizia dalle strade". "Grazie Matteo, affare fatto. Grazie a Firenze".

Un'amicizia nata nella difficoltà, di quelle che possono prolungare i loro effetti ben oltre l'emergenza. Del resto non è da oggi che il Cavaliere tiene d'occhio quel ragazzo (classe 1975) così "promettente" e di successo, come piacciono a lui. La prima volta che s'incontrarono fu nel 2005, in occasione del flop di Maurizio Scelli, quando l'allora commissario della Croce Rossa tentò di organizzare il suo movimento politico. Berlusconi aspettò due ore (invano) in prefettura che il palazzetto dello sport si riempisse con gli Scelli-boys e, nel frattempo, si intrattenne con quel trentenne presidente della provincia di Firenze che lo era andato a salutare per "cortesia istituzionale". Al termine del colloquio, il premier si congedò a modo suo, lasciando di stucco gli esponenti locali di Forza Italia: "Caro Renzi, ma come fa uno bravo come lei a stare con i comunisti?".

Da allora i due hanno continuato a seguirsi a distanza. Nel frattempo Renzi ha traslocato dalla provincia al comune, mentre Berlusconi ha fatto in tempo a perdere (2006) e rivincere (2008) le elezioni. Renzi è anche il dirigente che ha proposto di "rottamare" gli attuali capi del Pd, a partire da D'Alema, Veltroni e Bersani. Un "coraggio" che, in privato, Berlusconi non ha mancato di lodare. Così come non sono sfuggite al premier quelle dichiarazioni contro la proposta di "Union sacrée" per scacciare il tiranno da palazzo Chigi: "La sinistra - ha detto Renzi - non può mettere insieme la solita ammucchiata selvaggia anti-Berlusconi".

Insomma, da una parte c'è un leader in cerca di giovani, che non vuole lasciare la sua eredità a quei "signori attempati", "professionisti della politica che a cinquant'anni dovrebbero solo dedicarsi ai libri di memorie". Dall'altra c'è un sindaco molto ambizioso che vuole fare politica rompendo gli schemi. E poi l'incontro di ieri ad Arcore, dove nemmeno i sindaci Pdl di Roma e Milano riescono più a farsi ricevere.

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