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atteo Renzi va da Berlusconi e il Pd si spacca di nuovo. L'accusa, per il "rottamatore" della nomenklatura dell'opposizione, è quella di tramare con il Cavaliere e, magari, fare le scarpe a Bersani. Lunedì pomeriggio il sindaco di Firenze fa visita a Berlusconi, in casa del premier, per parlare dello stanziamento per Firenze nella legge "milleproroghe" e ottenere il via libera per l'istituzione di una tassa di soggiorno che porterebbe nelle casse comunali fiorentine circa 15 milioni di euro all'anno, soldi provvidenziali per i conti in affanno di Palazzo Vecchio.
Opposizione in frantumi - Eppure al Pd non va giù. "Stavolta ha ragione il presidente Berlusconi - attacca Giorgio Merlo, vicepresidente della Vigilanza Rai e deputato Pd -. C'è, in effetti, una forte somiglianza nel modo di far politica tra il premier e il potenziale liquidatore della classe dirigente del Pd, il rottamatore Renzi. C'è una sola domanda che resta, al momento, senza risposta: sarebbe questo il personaggio che si appresta a guidare il Pd del futuro? Se così fosse, il Pd sarebbe una semplice variante del berlusconismo"."Fossi il segretario del partito mi incazzerei", parla schietto Gavino Angius: "Il geniale rottamatore sta simpatico a B. B. Si sono incontrati ad Arcore, regno del Bunga Bunga, perché il geniale doveva chiedere a B. dei finanziamenti per Firenze. Non è andato a Palazzo Chigi, no, quella vecchia politica, riti romani ormai sepolti. Cose da archiviare".
Dopo il silenzio iniziale, parla proprio il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ma non dice granchè di incisivo: "A mio gusto sarebbe stato meglio Palazzo Chigi se si trattava di discutere di un problema di Firenze...".
Anche su Facebook piovono critiche sulla testa del sindaco di Firenze. Nella bacheca del profilo dello stesso Renzi si legge: "Il sindaco di Firenze ha fatto una cappella, si può anche ammettere. Grave il fatto che non lo abbia detto subito ma sia stato costretto a 'confessarè, evidentemente non andava troppo fiero dell'nvito". E ancora: "Sei una grande delusione, quest'incontro non lo dovevi accettare, questo vuol dire che non sei una persona seria come volevi far credere. Detto bene fai schifo!", "Via su! Tutti ad Arcore dal padrino per ottenere qualcosa (?) propongo di riciclare palazzo Chigi e farne un condominio" o "Ma nooo ad Arcore nooooo! Ma Cooome ad Arcore?".
Renzi, però, non si scompone e sempre su Facebook replica: "Sono divertito dalle reazioni. Chi dice: con Berlusconi non si parla, come se lui non fosse premier. Chi dice: ad Arcore no, a Palazzo Chigi sì". Lo difende anche il vicepresidente dei deputati Pdl Osvaldo Napoli: "Da sindaco e da vice presidente dell'Anci difendo il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Essere colpevolizzati dal proprio partito per aver incontrato il presidente del Consiglio nella sua residenza privata invece che a Palazzo Chigi la dice lunga sugli umori del Pd, che ha perso la trebisonda".
I rapporti sono migliorati - I rapporti tra Renzi e Berlusconi si sono fatti più distesi negli ultimi tempi, specialemnte dopo l'emergenza rifiuti in Campania: il sindaco di Firenze sarebbe stato uno dei più solerti nell'andare incontro alla richiesta di Palazzo Chigi di dare una mano a Napoli. Il giovane esponente del Pd avrebbe concordato al telefono direttamente con il premier l'invio all'ombra del Vesuvio di alcuni autocompattatori, rispondendo dunque ad un appello che molti amministratori del Nord, in particolare della Lega, hanno invece lasciato cadere nel vuoto.
La stima del Cav - A Berlusconi interessava da tempo conoscere da vicino quello che considera un elemento decisamente anomalo nel campo dell'opposizione, un giovane decisionista e innovatore così diverso dagli attempati politici provenienti dalla vecchia area catto-comunista. Un elemento di novità, insomma, che gli ricorderebbe se stesso, sul fronte opposto. Ma questa ricostruzione, pubblicata da alcuni quotidiani, non corrisponderebbe al vero: "Berlusconi - scrive lo stesso Renzi sul suo profilo Facebook - non mi ha detto che gli assomiglio, nè abbiamo parlato di rottamazione, come è ovvio".
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