Moratoria, accordo molto lontano
GERUSALEMME - Gli sforzi degli Stati Uniti per ottenere l’assenso di Israele a una nuova moratoria degli insediamenti nei territori rivendicati dai palestinesi non sono stati finora coronati da successo, ma gli sforzi continuano. È questo il senso del messaggio che, secondo fonti ufficiali palestinesi, il console degli Stati Uniti a Gerusalemme Daniel Rubinstein ha trasmesso ieri al presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) nel corso di un colloquio a Ramallah. Lo ha riferito il portavoce presidenziale Nabil Abu Rudeina, incolpando Israele dell’insuccesso degli sforzi americani.
Il totale congelamento di tutti i piani di edilizia ebraica nei territori occupati è la condizione che i palestinesi pongono per tornare al tavolo dei negoziati di pace diretti con Israele. «Dagli americani - ha detto Abu Rudeina - non abbiamo ancora avuto una risposta definitiva in merito ai colloqui con Israele sulla moratoria». Ma i colloqui, a suo dire, continuano. Non si è avuta conferma da fonti diplomatiche Usa. Israele non ha replicato ufficialmente alle affermazioni palestinesi ma fonti governative hanno ricordato che ancora alcuni giorni fa il premier Benyamin Netanyahu ha detto che Israele «è da settimane in stretto contatto con gli Stati Uniti per trovare una via che porti alla ripresa dei negoziati, un obiettivo che condividiamo». Il disappunto dei palestinesi per lo stallo nella situazione è chiaramente emerso nelle accuse «di voler guadagnare tempo» che Abu Rudeina ha rivolto al governo Netanyahu e nelle dichiarazioni del negoziatore capo dell’Autorità palestinese Saeb Erekat. «È ora che l’amministrazione americana dica al mondo che Israele ha la responsabilità del fallimento del processo di pace», ha detto Erekat.
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