Primi dissensi con Casini che dice no a un reincarico al Cavaliere
ROMA
A sei giorni dal voto che deciderà le sorti di Silvio Berlusconi, la crisi politica della maggioranza è diventata il gioco delle ombre e delle voci. L’ultima racconta di un incontro a Palazzo Grazioli tra Berlusconi e Bocchino (presenti Letta e Alfano), il più inviso dei finiani, portatore di una proposta che il Cavaliere starebbe valutando. Ovvero una crisi lampo e pilotata con allargamento ai centristi e nuova legge elettorale, ma con l’assicurazione scritta per il premier di essere reincaricato dopo le sue dimissioni. Un’assicurazione che potrebbe essere formalizzata in un documento dei parlamentari del Fli (più probabilmente i senatori). Comunque una certezza che dovrebbe tranquillizzare l’inquilino di Palazzo Chigi. A questo documento dovrebbe fare riscontro un’apertura di Berlusconi prima del voto di fiducia. Bocchino smentisce l’incontro («sono voci messe in giro per far saltare i contatti che effettivamente ci sono, ma non passano attraverso me: devono essere diretti tra Fini e Berlusconi»).
Nel Pdl invece confermano e aggiungono che tutto sommato non è andato male: colloquio interlocutorio, con la riserva di Berlusconi di rispondere nei prossimi giorni, forse già domani quando Fini e Letta dovrebbero vedersi. Bocchino nega tutto, ma anche i falchi finiani ora dicono che è difficile smontare questo governo di fronte alla crisi europea. Berlusconi ha chiara la sensazione che tra Fini e Casini non ci sia unità di intenti. Il primo sta facendo di tutto per evitare lo show down del 14 dicembre e apre spiragli a un Berlusconi-bis. Il leader dell’Udc invece vuole una crisi al buio ed esclude un reincarico a Berlusconi: insomma un bis non lo accetta. Se c’è una cosa che li accomuna è che entrambi non vogliono le elezioni, ma come evitarle poi li divide. Allora il presidente della Camera sta trattando in proprio e scaricando Casini? I centristi lo escludono: spiegano che Fini sta facendo di tutto per dimostrare che Berlusconi non vuole accettare nessuna trattativa, che brucia ogni atto di buona volontà. In questo modo potrà giustificare con i suoi parlamentari moderati e all’opinione pubblica il passo successivo, ovvero che bisogna dare vita ad una nuova maggioranza anche con la sinistra. Pur di non andare al voto e cambiare la legge elettorale.
Il punto rimane sempre lo stesso: il Cavaliere non vuole dimettersi perché teme di essere silurato un secondo dopo essere uscito dal Quirinale. Ed è sicuro di avere la maggioranza sia alla Camera sia al Senato. La stessa sicurezza la mostrano Casini, Fini e Tanoni dei Liberaldemocratici che ieri si sono incontrati per fare il punto della situazione. Sono convinti di avere 318 voti alla Camera, perché hanno recuperato Catone nel Fli e forse anche Calearo. Ma ci sono movimenti dall’altra parte della barricata, in particolare nell’Idv con il deputato siciliano Scilipoti che sarebbe intenzionato a votare la fiducia. A questi si aggiungerebbero le astensioni o le assenze dei due tirolesi dell’Svp. Al di là del pallottoliere, in questi ultimi giorni c’è in effetti uno stressante tentativo di trovare una soluzione, che vede impegnate le colombe berlusconiane e lo stesso Fini. «Finiani in difficoltà», dicono a Palazzo Grazioli.
Qui c’è solo una condizione che viene posta per trattare: Berlusconi non si dimette, un bis non può essere basato su una nuova legge elettorale. Il giochino sarebbe fin troppo facile: appena cambiate le regole del gioco e attenuato il premio di maggioranza, Fini e Casini rimetterebbero tutto in discussione. E il Cavaliere si troverebbe di nuovo in alto mare. «La verità - spiega Ignazio La Russa - è che loro due vogliono Berlusconi morto e fanno di tutto per ottenere questo risultato». Il vero superfalco in questo gioco delle ombre è il premier che ha un solo problema: la Lega. Se non dovesse avere la maggioranza alla Camera, Bossi sarà il primo a staccare la spina. E tutti a casa, anzi alle urne. Che poi è quello che in fondo vuole anche il Cavaliere confortato dai sondaggi che lo danno in recupero, flebile ma in recupero.
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