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28 dic 2010

Il manager giocoliere assume con Facebook: «Così pesco i giovani»

QUANDO SI CHIAMAVA IGNIS, L'AZIENDA DI VARESE CAMBIÒ L'ITALIA DEL BOOM

«Pieghiamo metalli, vogliamo essere glamour»

Pierre Ley, 44 anni,  manager Whirlpool
Pierre Ley, 44 anni, manager Whirlpool
VARESE - Se il burbero commendator Giovanni Borghi fosse stato ancora di questo mondo avrebbe riservato al dottor Pierre Ley uno dei suoi irripetibili rimbrotti in dialetto milanese. Ma poi lo avrebbe lasciato fare, perché in fondo i due personaggi, pur appartenendo a epoche diverse, hanno almeno un paio di punti in comune: entrambi hanno lavorato per la stessa azienda (la mitica Ignis elettrodomestici, che oggi si chiama Whirlpool), entrambi hanno o hanno avuto il pallino delle cose nuove. Borghi, con le sue lavatrici e cucine a gas, cambiò il modo di vivere degli italiani negli anni del boom economico, Ley si è inventato un nuovo modo di reclutare talenti per la Whirlpool, facendo ricorso a uno strumento quanto mai consono ai nuovi tempi: Facebook. La Whirlpool, multinazionale americana che ha il suo quartier generale europeo a Varese avendo acquisito la vecchia Ignis, ha deciso di dare la caccia a 200 giovani manager (ingegneri, designer, economisti ma anche psicologi in grado di decifrare le tendenze del consumatore) aprendo una pagina sul social network di Mark Zuckerberg.

Ideatore della trovata è Pierre Ley, manager Whirlpool e personaggio dal curriculum poliedrico: 44 anni, residente a Gemonio (lo stesso paese di Umberto Bossi) ha padre francese, madre belga, nascita svizzera, laurea in Inghilterra, studi in Spagna; in vita sua ha fatto l'analista politico per la Ue, il cantante, il giocoliere, il copywriter pubblicitario, il critico gastronomico fino ad approdare nell'azienda varesina dove si è trovato a fianco colleghi di 28 nazioni diverse. «E con un'età media molto bassa - precisa Ley- basti pensare che il capo delle risorse umane che ha dato via libera al mio progetto ha appena 40 anni».
I motivi che hanno spinto un'azienda «fordista» e tradizionale a una rivoluzione del genere sono così sintetizzati dall'ideatore: «Ci siamo resi conto che un'industria dove si piegano i metalli poteva essere poco attrattiva per i migliori che escono oggi dalle università, più affascinati dai colossi dell'informatica, dalla finanza, da luoghi più glamour. Facebook è un modo per intercettare questo mondo nuovo. In secondo luogo riteniamo che su una pagina di un social network i ragazzi siano più portati ad aprirsi, a essere spontanei, a manifestare le loro qualità più facilmente rispetto a un colloquio di lavoro in giacca e cravatta».Vanno dunque in soffitta i metodi di selezione e i criteri a cui siamo abituati? «Assolutamente no - ribatte Pierre Ley -, un 110 e lode alla Bocconi o un master all'estero restano eccellenti referenze. E il colloquio visa a vis resta l'ultimo metro di giudizio. Ma prima abbiamo voluto introdurre dei passaggi innovativi».

Whirlpool ha aperto una pagina su Facebook in inglese che contiene innanzitutto informazioni sul gruppo e sul tipo di lavoro richiesto. «Ma lo abbiamo fatto chiamando a scriverci dei blogger o aprendo una web tv che trasmette brevi episodi a puntate sul nostro mondo. A questo punto l'aspirante manager può scriverci dei post, commentare, mandarci del materiale. Insomma si instaura un dialogo utile tanto a noi quanto a chi legge la nostra pagina. Senza contare che la capillarità della rete consente al nostro messaggio di raggiungere giovani laureati a Parigi, come a Londra o in qualsiasi posto del mondo. In fondo è proprio dall'incontro di intelligenze diverse che nascono le cose nuove. E far nascere cose nuove è esattamente il nostro obiettivo».

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