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11 dic 2010

Amanda piange e chiede scusa a Lumumba. Per lui è solo strategia difensiva

Al Palazzo di Giustizia di Perugia, Amanda Knox e Raffaele Sollecito, i due ex fidanzatini, erano seduti in prima fila a poca distanza l'uno dall'altra e separati soltanto dai rispettivi avvocati, alla ripresa, stamani, del processo di appello perl'omicidio di Meredith Kercher. Lui, capelli più corti, sorridente, pullover nero sotto a una felpa bianca, ha rivolto un sorriso e un saluto al padre prima di sedersi. Lei, molto tesa e stanca, un lungo maglione grigio e nero, è entrata in aula a testa bassa e sguardo spento. Ha preso la parola per ribadire la sua innocenza in una dichiarazione spontanea ed è scoppiata a piangere.

Il processo è iniziato con la relazione introduttiva del giudice «a latere», Massimo Zanetti, che dapprima ha illustrato le motivazioni della sentenza di prima grado, che aveva condannato Raffaele e Amanda, in carcere dal 6 novembre 2009, a 25 e 26 anni di reclusione e poi ha illustrato gli appelli delle parti. Sollecito è difeso da Luca Maori e da un sostituto di Giulia Bongiorno (assente per problemi di maternità).

La dichiarazione di Amanda
Davanti alla Corte, Amanda ha ribadito la sua innocenza e quella di Raffaele. «Stiamo pagando con la nostra vita un crimine che non abbiamo commesso. Io sono innocente. Raffaele è innocente», ha detto, aggiungendo: «È stato commesso un errore e nessuna giustizia è compiuta togliendoci le nostre vite». Con voce rotta dal pianto si è poi rivolta idealmente ai Kercher: «Alla famiglia di Meredith voglio dire che mi dispiace molto perchè non c'è più». E ha sottolineato: «Anche io ho delle sorelle più piccole e solo l'idea della loro mancanza mi terrorizza. È inconcepibile quello che avete subito voi e Meredith. Non è giusto. Anche io ricordo Meredith e il mio cuore è spezzato per tutti voi. Sono onorato di averla potuta conoscere». Amanda ha chiesto scusa anche a Patrick Lumumba, il musicista congolese coinvolto inizialmente nell'inchiesta, ma risultato del tutto estraneo alla vicenda. «Mi dispiace perchè non volevo farti torto. Sono stata ingenua, dovevo sopportare le pressioni. Tu sai cosa vuol dire subire accuse ingiuste sulla tua pelle. Spero riuscirai a trovare pace», ha detto Amanda, che era stata condannata anche per calunnia nei suoi confronti. «Mi ha fatto umanamente pena, ma penso sia una strategia difensiva. Ora sta giocando qualsiasi carta che possa farle vincere il gioco» ha commentato Lumumba.

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