La Camera pronta ad approvare
il ddl entro giovedì, sì dei finiani.
Atenei occupati, domani in piazza.
Gelo del ministro: nulla di nuovo
ROMA
Nei giorni in cui il ddl Gelmini si avvia a concludere il suo iter alla Camera il mondo universitario torna a far sentire la propria voce, ma trasloca dalle piazze ai tetti. Gli atenei italiani non ci stanno a essere travolti da una riforma universitaria che - dicono - «fa uno scempio dell'istruzione superiore».
Domani è in programma un presidio permanente di ricercatori, docenti, studenti e precari davanti a Montecitorio, ma da oggi sono partite, in un crescendo, occupazioni di facoltà e sommità. E in un appello al presidente Napolitano ordinari, associati e ricercatori di tutta Italia (le firme per ora hanno raggiunto quota 2.000) chiedono al Capo dello Stato di «fermare questo atto mal consigliato e poco meditato che produrrà danni difficilmente reversibili la Paese tutto». Stamani a Salerno sotto una pioggia battente ricercatori e studenti hanno occupato il tetto del Rettorato del Campus di Fisciano.
A Pavia studenti e ricercatori, caschetto giallo in testa, hanno, invece, occupato il rettorato incassando la solidarietà di cda dell'ateneo e rettore. Anche a Roma tetto occupato: i ricercatori della Sapienza e di Tor Vergata, insieme ad alcuni studenti, sono saliti in cima all'edificio di fontanella borghese della Facoltà di Architettura della Sapienza (con loro anche il segretario nazionale del Prc-Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero); e hanno intenzione di rimanerci a oltranza finchè non verrà accantonato l'iter parlamentare della riforma Gelmini;«siamo costretti ad arroccarci su un edificio di un sapere ancora pubblico - hanno spiegato - per difenderlo dagli attacchi di un Governo che vuole privatizzare l'intero sistema universitario». Nella Capitale occupate anche le facoltà di Fisica e Ingegneria della Sapienza.
A Bari per protesta contro la riforma, nelle sedute di laurea i docenti esibiranno una coccarda nera al braccio in segno di lutto. In Sardegna i rettori delle Università di Cagliari e Sassari hanno scritto un documento congiunto per chiedere che il ddl Gelmini venga riassegnato alla Commissione Cultura della Camera per consentirne una revisione che scaturisca anche dal dialogo con tutte le componenti accademiche. Occupazione del polo scientifico, assemblee, lezioni in piazza, maratona in notturna di corsi non stop allestita con la collaborazione dei docenti di quattro facolt
sono, invece, le iniziative messe in campo dai collettivi studenteschi dell'ateneo di Firenze. Hanno scelto una forma di protesta «positiva e propositiva» i ricercatori in agitazione dell'Università di Urbino: presentano al pubblico i risultati della loro attività mentre il disegno di legge Gelmini è in discussione alla Camera, oggi, domani e dopodomani.
Occupazioni a raffica e mobilitazione generale pure all'università di Pisa: stamani l'attività didattica è stata completamente sospesa, su indicazione del Senato accademico, per consentire la massima partecipazione possibile all'assemblea di ateneo e occupazioni si sono già verificate nelle facoltà di Scienze, Scienze Politiche, Giurisprudenza, Lettere e Ingegneria. A Macerata da ieri sera 65 studenti hanno occupato l'aula A della Facoltà di Filosofia e intendono mantenere l'occupazione per tre giorni. Insomma, le occupazioni si stanno espandendo a macchia d'olio. A Torino, dove nel primo pomeriggio è cominciata un'assemblea di Ateneo, una trentina fra docenti universitari, ricercatori e studenti sono saliti sul tetto di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche e hanno annunciato di voler trascorrere la notte lassù. Alcuni ragazzi hanno anche occupato (e poi liberato) i binari della stazione Porta Nuova.
Domani l'appuntamento è davanti a Montecitorio: dalle 9.30 comincerà «l'assedio»all'insegna dello slogan «Il futuro è qui e si decide adesso». «Riteniamo inammissibile - afferma la Rete della conoscenza - che dopo mesi di mobilitazione, cortei, occupazioni, lezioni in piazza, il Ministro non abbia mai risposto nel merito alle critiche e alle proposte degli studenti, e che il Governo agonizzante, privo di una maggioranza possa cercare con arroganza di ottenere l'approvazione di una riforma che con l'ingresso dei privati nei CdA, la sostituzione delle borse di studio con sistemi di indebitamento degli studenti, la precarizzazione della ricerca, distrugge l'università pubblica». E contro «un'epocale operazione di smantellamento del nostro sistema universitario pubblico» si schiereranno domani, partecipando al presidio, anche associazioni di dottorandi e docenti e sindacati (Adi, Adu, And, Andu, Apu, Cisl, Cnru, Cnu, Conpass, Cpu, Flc-Cgil Rdb, Rete 29 Aprile, Snals, Udu, Ugl, Uilpa-Ur). In una nota congiunta ricordano che «in più occasioni e senza mai ricevere ascolto, l'intero mondo universitario ha sollevato critiche su diversi aspetti del DdL». «Niente di nuovo» il lapidario commento riservato dal ministro Gelmini alle contestazioni di queste ore.
Il governo intanto tira dritto e punta a chiudere la partita «università» al più presto. Per raggiungere il traguardo l'esecutivo ha già fatto qualche concessione. Ai finiani innanzitutto, che già dalla scorsa settimana avevano posto condizioni al loro assenso. Oggi l'aula della Camera, dopo aver respinto una pregiudiziale di costituzionalità presentata dal Pd (relativa all'autonomia degli atenei) ha proseguito l'esame del ddl di riforma dell'università. E qualche tensione si è sciolta. «Si sono ottenuti miglioramenti» ha assicurato il deputato di Fli, Fabio Granata. I progressi riguardano l'accoglimento dell'emendamento per l'abolizione di quella sorta di commissariamento del Ministero dell'Istruzione da parte del dicastero di Tremonti previsto dall'art. 25 e l'avvio di una «trattativa» sulla questione degli scatti di anzianità dei professori associati. Spiragli che hanno ammorbidito i deputati di Futuro e Libertà: «Abbiamo chiesto al governo di non porre la fiducia e il nostro voto finale sarà di astensione o a favore, sulla base di quello che uscirà dalla discussione» ha annunciato Granata coautore, assieme al Pd, anche di emendamenti bipartisan.
Oggi il Pd ha portato a casa poco: niente da fare per le proposte relative al fondo di finanziamento ordinario (una delle quali firmate anche da Fli). Via libera, invece, a un emendamento con il quale Api ha chiesto che venga reso pubblico sul sito dell'università il curriculum di chi compone il nucleo di valutazione. E disco verde pure a un emendamento dell'Udc che vieta ai componenti del senato accademico e del consiglio di amministrazione di ricoprire il ruolo di direttore o presidente delle scuole di specializzazione o di far parte del loro cda. Domani si prosegue, ma intanto già si pensa al Senato. Il testo - si apprende da ambienti ministeriali - dovrebbe arrivare a palazzo Madama il 9 dicembre, tra la chiusura della sessione di Bilancio e il voto di fiducia al governo.
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