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24 nov 2010

Università, riparte la protesta: occupate 5 facoltà, ricercatori sul tetto

Contestazioni da Fisica a Filosofia contro la riforma Gelmini. Mercoledì sit-in alla Camera di 18 collettivi

ROMA - Ricercatori sul tetto. Assemblee e facoltà occupate. L’università si mobilita mentre riprende l’iter parlamentare per l’approvazione della Riforma Gelmini. Martedì pomeriggio, in piazza Borghese a Roma, i Ricercatori della Rete 29 Aprile e i Ricercatori Precari sono saliti sopra il tetto del dipartimento di storia dell’Architettura.
«Intendiamo rimanerci ad oltranza – fanno sapere i ricercatori – finché non verrà accantonata l’approvazione della riforma Gelmini. Siamo costretti difatti ad arroccarci su un edificio di un sapere ancora pubblico per difenderlo dagli attacchi di un Governo che vuole privatizzare l’intero sistema universitario – continuano dalla Rete 29 Aprile – partendo dagli Atenei con il taglio al FFO e la riforma Gelmini che in queste ore sta per essere approvata alla Camera».

Studenti de La Sapienza in assemblea (Eidon)
Studenti de La Sapienza in assemblea (Eidon)
DORMIRE A MEDICINA – Intanto all’università La Sapienza si susseguono le assemblee: «Abbiamo occupato il dipartimento di Fisica», fanno sapere gli studenti di Anomalia Sapienza. E anche gli studenti di Ingegneria sono fermamente intenzionata ad occupare – sarebbe la seconda volta in un mese – la sede della facoltà a San Pietro in Vincoli. E' lo stesso edificio, infatti, dove a inizio ottobre scorso studenti e ricercatori di Ingegneria occuparono con le tende il chiostro della facoltà.
Anche Medicina ha ripreso la pre-occupazione e martedì sera gli studenti dormiranno nel Dipartimento di Igiene per poi partecipare al sit-in davanti alla Camera. Occupate in serata anche le facoltà di Filosofia e Scienze Politiche alla Sapienza. Gli studenti de La Sapienza rilanciano sul (rinnovato) sito del movimento ateneinrivolta.org, la mobilitazione contro il ddl Gelmini: «Questa settimana blocchiamo l’approvazione del decreto», annunciano gli universitari.

PRECARI IN BILICO – Stessi obiettivi, stesse rivendicazioni vengono dai ricercatori universitari e ricercatori precari. «Questa è una riforma che trasforma le nostre Università in aziende – spiegano ancora in un comunicato i ricercatori saliti sul tetto della facoltà di Architettura – che privatizza i nostri Consigli di Amministrazione, che trasforma il diritto allo studio in un debito da contrarre con le banche».
E proseguono: «Una riforma che riporta il livello di istruzione universitario ad essere un bene di lusso, non accessibile se non a chi è in condizioni economiche agiate per studiare in pochi atenei di eccellenza privati».

Le tende nel chiostro di San Pietro in Vincoli il ottobre (foto da Studenti e Ricercatori di Ingegneria)
Le tende nel chiostro di San Pietro in Vincoli il ottobre (foto da Studenti e Ricercatori di Ingegneria)
SULL'ORLO DEL BARATRO - Dalla Rete 29 Aprile ribadiscono: «Siamo sull’orlo del baratro per l’istruzione pubblica in Italia, proprio come noi sopra questo tetto. Siamo sempre stati disponibile a parlare con tutti per discutere dei mali dell’università e di come si risolvono – continuano i ricercatori – ma i baroni e gli interessi particolari hanno sempre impedito di affrontare in maniera coraggiosa le problematiche dei nostri atenei. Questa riforma però non è né coraggiosa né risolutiva, tutt’altro». Sul tetto, a sostegno dei precari, sono saliti martedì sera anche i ricercatori dell'Unione degli universitari: «Resistiamo nonostante il freddo», dice Giorgio Paterna dell'Udu.

PRESIDIO ALLA CAMERA – E le associazioni universitarie saranno in sit-in permanente davanti alla camera a partire dalle 10 di mercoledì 24 novembre: qui, i ricercatori terranno corsi in piazza. «La settimana prossima rappresenta il momento decisivo per chiunque creda nelle libertà di istruzione, ricerca ed insegnamento - spiegano gli universitari - nella dignità del lavoro, nel diritto al futuro delle generazioni più giovani. Il fallimento del tentativo di accelerazione portato avanti dal governo lo scorso ottobre dimostra come la (ex?) maggioranza parlamentare sia particolarmente vulnerabile alle manifestazioni di dissenso provenienti dalla parte sana dell’università».

APPELLO AGLI ACCADEMICI - In un comunicato sottoscritto da 18 sigle – Link Coordinamento Universitario, associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani, associazione docenti universitari, associazione nazionale docenti, solo per citarne alcune – ricercatori e professori lanciano «un forte appello al mondo accademico chiedendo di avviare iniziative per tutto il corso della settimana ed invitiamo, in particolare, il corpo docente – concludono i ricercatori – alla mobilitazione anche ricorrendo alle forme di protesta già sperimentate durante la protesta contro i tagli della legge 133 (didattica alternativa, lezioni all'aperto, dibattito sulle conseguenze del DdL)».

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