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10 nov 2010

TV/"Romanzo criminale" conquista Usa e torna in Italia

De Cataldo: Nella 2a serie similitudini tra criminalità e potere


L'epopea della banda della Magliana torna in tv dopo aver conquistato il mondo: su Sky Cinema Uno dal 18 novembre alle 21 andrà in onda la seconda e ultima serie di "Romanzo criminale", la fiction tratta dal libro sull'organizzazione malavitosa romana che Giancarlo De Cataldo scrisse nel 2002. La fiction è diventata un vero e proprio "caso": ha conquistato critici italiani e stranieri ed è stata acquistata da 40 televisioni estere, dalla Francia al Belgio alla Spagna, e persino dal prestigioso canale HBO americano, diventando la serie tv italiana più venduta all'estero. Nel nostro Paese però "Romanzo Criminale" aveva destato qualche malumore, basti ricordare che il sindaco di Roma Gianni Alemanno l'aveva accusato di alimentare atteggiamenti pericolosi tra i giovani. Oggi l'iniziatore di questa fortunata saga, De Cataldo, liquida così ogni allarme: "Quelli che avevano criticato la prima serie perché la consideravano un'esaltazione del male dovranno vedere cosa succede nella seconda e si ricrederanno: i conti si fanno alla fine". Nelle seconda serie si conclude infatti la parabola tragica della banda, che rimane vittima della violenza che aveva generato, e De Cataldo spiega: "In queste ultime puntate verranno anche mostrate le similitudini tra i meccanismi che stanno dietro ai grandi poteri e alle bande criminali: si vedrà che la strada e il Palazzo in fondo hanno qualcosa in comune nei loro aspetti distorti e criminali". I protagonisti della serie, da Alessandro Roja a Vinicio Marchioni, prima sconosciuti, sono diventati richiestissimi anche dal cinema e la pagina di Facebook della serie conta già 72mila fan: "E' un caso unico, un fenomeno. - spiega Riccardo Tozzi, produttore sia della serie tv che del film "Romanzo criminale" diretto da Michele Placido nel 2005 - Il successo di libro, del film e soprattutto della serie dimostrano che c'è sempre spazio per prodotti di alto livello, anche in un mercato televisivo bloccato come il nostro. C'è un'audience pronta a recepire prodotti culturali ben fatti: in fondo l'Italia è meglio di quello che sembra".

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