Di seguito (sempre dal Venture Camp di Mind the Bridge) una intervista a Ruggero Frezza. Ruggero (il secondo da sinistra nella foto sul palco di Sala Buzzati) ha lavorato come professore all’Università di Padova per quasi 20 anni, pubblicando oltre 60 articoli. Ma nel suo DNA c’è una forte impronta imprenditoriale. Non a caso durante la sua carriera universitaria ha avviato, insieme a suoi studenti e collaboratori, ben cinque aziende, tra cui nel 2000 Emotion, il primo spin-off dell’Università di Padova in the year 2000. Nel 2007 Ruggero ha lasciato l’università per fondare M31, un “company accelerator” come ama definirlo. M31 si appoggia su un fondo di circa 7 milioni di Euro che, ad oggi, ha investito in 8 società.
Alberto Onetti: Ruggero, da dove nasce la decisione di abbandonare la carriera accademica?
Ruggero Frezza: Perchè il ruolo di professore universitario era incompatibile con quello di amministratore di M31. Inoltre, M31 è un lavoro che mi assorbe a tempo pieno: sarebbe stato impossibile continuare a fare ricerca a livelli decenti. Poi credo nel progetto di M31: e se credi in una cosa non devi temere di abbandonarne un’altra.
Alberto Onetti: Cosa serve per fare crescere una startup?
Ruggero Frezza: Strategia, management, capitali. Particolarmente servono manager. M31 porta in dote alle imprese in cui investe risorse manageriali. Io li chiamo “tug managers”. Fare il manager in una startup richiede non solo capacità di guida ma anche di messa a punto del veicolo. Servono piloti che sappiano fare anche da meccanici. Sono queste risorse scarse nel nostro paese, noi siamo stati fortunati a trovarne qualcuno.
Alberto Onetti: In cosa può aiutare la Silicon Valley?
Ruggero Frezza: E’ un posto ove trovare opportunità commerciali e di funding, ma soprattutto dove imparare a pensare in grande.
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