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14 nov 2010

Creato lo spin-off, serve l’imprenditore



Lunedì avevamo pubblicato l’intervista a Daniele Piomelli, un ricercatore che è stato capace di avviare, far crescere e vendere un spin-off accademico. Così oggi titola un articolo del Sole 24Ore che commenta i dati di una ricerca del Sant’Anna di Pisa coordinata dal collega Piccaluga sulle imprese di gemmazione universitaria. I dati raccolti mostrano che in Italia nascono circa un centinaio di spin-off all’anno: ne sono censite 802 con circa 8.000 dipendenti e un fatturato complessivo di 600 milioni.
Numeri interessanti che tuttavia segnalano un universo imprenditoriale ancora in fase embrionale (in media 10 addetti e 75 mila euro di fatturato per azienda). Un universo fatto di imprese che sembrano stentino a crescere e a trovare finanziamenti.
Tre dati sono abbastanza indicativi al riguardo:
1) solo il 7% vede l’ingresso di un socio di natura finanziaria
2) quasi il 60% vede al suo interno dopo cinque anni dalla fondazione ancora i soli soci fondatori
3) nel 55% dei casi i fondatori preferiscono non abbandonare il proprio posto in università
Se è vero come si dice che tre indizi fanno una prova, nella maggioranza dei casi si tratta di aziende che non decollano o che si limitano a svolgere attività micro-imprenditoriale (tipo offerta di servizi). Lo prova il fatto che, come i dati mostrano, non trovano investitori finanziari che
credano nel progetto e gli stessi fondatori non se la sentono di lasciare il proprio posto di lavoro per dedicarsi al progetto imprenditoriale.
Resta il dato positivo di un centinaio di imprese nate all’anno. La sfida è aumentare questo numero (più sono gli spin-off maggiore è la probabilità di casi di successo) e sostenerne la qualità e la crescita (per stimolare i ricercatori ad avvaire imprese, c'è bisogno di casi di successo che traccino la via: un esempio vale più di mille parole).

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