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5 nov 2010

Parmalat, attacco alle banche: "Hanno orchestrato il crac"

Nuova udienza il 9 dicembre, poi la camera Tanzi, l'arringa della difesa:
«Per loro 5 miliardi d'incassi»

I suoi avvocati stanno facendo di tutto per alleggerirgli quella richiesta di condanna a 20 anni di carcere che alla sua età vale come un ergastolo. E ancora di più cercano di levargli di dosso quell'epiteto, con cui è stato bollato in aula dai magistrati, e che i suoi difensori respingono indignati: «Calisto Tanzi non è il carnefice dei risparmiatori». L'ex patron della Parmalat, in aula alle ultime battute del processo che lo vede imputato di un crac di 14 miliardi di euro, gioca invece tutto in attacco. Il passaporto lo fa arrivare polemicamente ai giudici, che gli hanno contestato il pericolo di fuga. E ai giornalisti presenti in aula rifila la sua verità di sempre: «Mai avuto intenzione di fuggire e infatti sono qui». 

A dire il vero per un certo periodo Calisto Tanzi si è allontanato dall'Italia. Non lo nasconde ma si giustifica: «Sono stato in Ecuador su consiglio sbagliato del mio avvocato per riposarmi nel frattempo che l'inchiesta proseguiva e si calmassero le acque». Davanti a quella richiesta di condanna che alla sua età vale doppio, Calisto Tanzi mostra una calma serafica, forse più apparente che reale: «I magistrati hanno chiesto 20 anni di carcere per me? Possono chiedere quello che vogliono. Sarà il Tribunale a decidere. Resta un fatto: la mia intenzione era quella di salvare Parmalat che è ancora un'azienda sana che produce e ha mercato. Io ancora compero i prodotti della Parmalat». Se per i magistrati è un carnefice, Calisto Tanzi cerca di passare dalla parte delle vittime. Magari non riuscirà a mescolarsi ai piccoli e grandi risparmiatori che si sono visti sbriciolare in un attimo un castelletto di 14 miliardi di euro. 

Però se c'è una colpa del crac - sostengono con forza i suoi difensori - è quella delle banche che avrebbero strangolato Parmalat facendo mancare il supporto necessario a uscire da un momento di difficoltà finanziaria. «Ma i giudici non potranno giudicare i banchieri», accusa il difensore di Calisto Tanzi, l'avvocato Gianpiero Biancolella. L'avvocato nella sua arringa difensiva che è un attacco agli istituti di credito fa i nomi e i cognomi delle banche che avrebbero lucrato sulle difficoltà del gruppo: Credit Suisse, Morgan Stanley, Citibank, Bank of America e Nextra. E dopo i nomi fa i conti in tasca agli istituti di credito: «Dal crac Parmalat hanno tratto grande vantaggio. Pari a 5,5 miliardi di euro». Ma se non bastasse, è il ruolo che avrebbero avuto le banche a finire nel mirino dell'avvocato: «I rappresentanti delle banche sono stati promotori, ideatori e hanno rafforzato il disegno criminoso da cui hanno tratto grande vantaggio. Sono i veri convitati di pietra di questo processo. Con una mano facevano le operazioni e con l'altra nascondevano la reale situazione finanziaria di Parmalat». 

Ci vorrà poco più di un mese per conoscere il futuro giudiziario di Calisto Tanzi. Il 9 dicembre ci sarà l'ultima udienza, poi i giudici entreranno in camera di consiglio per decidere la sorte dei 17 imputati coinvolti a vario titolo nel crac.

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