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24 nov 2010

Nuova Zelanda, nuova esplosione nessuna speranza per i minatori

Una deflagrazione molto più violenta di quella di venerdì scorso che ha seppellito i 29 uomini. I soccorsi resi quasi impossibili dalla densità dei gas e dal continuo rischio di scoppi. Il premier: "Una tragedia nazionale"

Una nuova esplosione nella notte, molto più forte della prima, e la Nuova Zelanda è entrata in lutto: non c'è più speranza di trovare vivi i minatori intrappolati da venerdì scorso. Nella miniera si è registrata una seconda deflagrazione sotterranea di gas metano e il responsabile dei soccorsi ha annunciato che nessuno è sopravvissuto: "Iniziamo ora la fase di recupero dei corpi". L'annuncio ha scatenato le lacrime, ma anche la rabbia dei familiari da giorni in attesa: qualcuno ha cominciato a gridare, altri si sono buttati a terra, sono volati anche insulti alle autorità che hanno impedito fino all'ultimo alle squadre di soccorso di entrare in miniera proprio per il rischio dei gas tossici e delle esplosioni.

Nessun contatto si era riuscita a stabilire con i 29 minatori dopo il drammatico incidente di venerdì scorso nella miniera di carbone di Pike River, situata sulla costa occidentale della South Island. Difficili i soccorsi: nelle ultime ore si era riusciti ad aprire un piccolo tunnel fino alla galleria, ma quando era stata analizzata l'aria, gli esperti avevano trovato una quantità eccessiva di monossido di carbonio e gas metano, e scarsità di ossigeno. Le vittime, di età fra 17 e 62 anni, sono 24 neozelandesi due australiani, due britannici e due sudafricani. Subito dopo la prima esplosione, due minatori erano riusciti ad uscire dalla miniera ed a mettersi in salvo.



Il premier John Key in una conferenza stampa ha parlato di "tragedia nazionale". "La Nuova Zelanda - ha detto - è un Paese piccolo, in cui ognuno si prende cura dei suoi fratelli, quindi perdere tanti fratelli in una volta è una ferita lancinante".

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