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27 nov 2010

Mirafiori, la giornata da 10 ore



Marchionne: «Lo stabilimento di Mirafiori è strategico»


La Fiom: progetto ambizioso
che dovrà essere verificato dai mercati. Intanto si tratta sui
turni e sulle pause. Tra le ipotesi
una settimana di lavoro con 40
ore divise in quattro giorni


TORINO

La trattativa inizia lunedì pomeriggio. L’obiettivo è arrivare a una intesa da sottoporre ai lavoratori - magari con un referendum come suggerito da Marchionne - nell’unica settimana finestra della cassa integrazione, tra il 6 il 10 dicembre quando saranno in fabbrica tutti i lavoratori delle Carrozzerie.

Per Mirafiori è arrivato l’ad del gruppo Sergio Marchionne, non era mai accaduto nella storia delle trattative sindacali. In 12 pagine ha raccontato quale sarà il futuro dello stabilimento: 250-280 mila automobili prodotte a partire dal 2012 con una joint venture Fiat-Chrysler - riassumerà i lavoratori che riceveranno il Tfr dalla Fiat e il conglobamento degli scatti - per una alta gamma di auto.

E’ la prima volta che in Italia si produrrebbero vetture, con componenti meccaniche importate dagli Usa, da vendere nel mondo. Marchionne ricorda ai suoi interlocutori che Mirafiori «è stato il primo stabilimento di cui mi sono occupato». Nel 2004 non era in buone condizioni e molti lo davano per morto. Spiega che «non si trattava solo di una questione di piattaforme o di nuovi modelli; erano i reparti stessi, era l’assenza di attenzione verso le persone che davano l’idea di abbandono e disinteresse».

Elenca gli interventi fatti: dal progetto benessere che ha cambiato il look degli ambienti all’apertura di un nido e di un supermercato. E poi l’avvio della produzione della Grande Punto e l’inaugurazione del Motor Village - realizzate con gli enti locali -, il nuovo Centro stile nella ex Officina 83, il Centro direzionale Abarth, il quartier generale della New Holland e la sede di Powertrain.

E così «Mirafiori è tornato ad essere un luogo vivo, dove si produce e si crea cultura industriale. E’ tornato ad essere un luogo di qualità, non solo per i prodotti che fa ma anche per l’ambiente di lavoro».

Questo è del «il cuore industriale della Fiat». Nel futuro ci sono le produzioni di auto e Suv sia per Jeep sia per Alfa Romeo e una serie di proposte - fatte dalla delegazione aziendale dopo che Marchionne ha lasciato il tavolo - relative ai turni. In questo caso sono aperte alcune opzioni da valutare: 15 o 18 turni da 8 ore al giorno per 5 giorni, oppure 12 turni, e cioè 4 giorni di lavoro da dieci ore. Si chiedono 120 ore di straordinario all’anno, una riduzione delle pause da 40 a 30 minuti, lo spostamento della mensa a fine turno.

E poi c’è la partita assenteismo. La Fiat ha spiegato che 2173 addetti su 5450 non stanno mai a casa, mentre ce ne sono circa 300 che portano fino a 20 certificati all’anno, di cui una parte consistente il venerdì o il lunedì. A Torino non ci sono picchi anomali di assenze, ma una media dell’8%. Su questo l’azienda propone di intervenire anche con sperimentazioni e moral suasion, nel caso siano inefficaci con un abbassamento della copertura retributiva della carenza.

A questo complesso pacchetto di proposte il sindacato reagisce per ora ciascuno per conto proprio. La Fiom risponde che il progetto è molto ambizioso e dovrà essere verificato dai mercati. Airaudo e Bellono rilevano che il modello proposto è una riedizione di quello di Pomigliano con «turni e carichi molto pesanti per i lavoratori e la loro salute». Vogliono discutere «non solo delle Carrozzerie, ma di tutta Mirafiori e della ex carrozzeria Bertone».

Il segretario Fim, Claudio Chiarle, dice che «occorre riflettere con calma sui turni senza avere paura dei cambiamenti». Aggiunge: «Sull’assenteismo si dimostra che avevamo ragione: il 60% sta a casa al massimo 5 giorni all’anno, si deve intervenire per premiare questa fascia e far calare, salvaguardando i malati veri, le altre assenze».

Per Maurizio Peverati della Uilm «non siamo di fronte a una copia dell’accordo di Pomigliano, questo non è un doppione». Quanto ai 18 turni, dice che vengono «applicati anche in altre aziende torinesi e le pause, nelle realtà industriali medie sono di 20 minuti».

Vincenzo Aragona della Fismic sostiene che «i lavoratori potrebbero guadagnare, passando a 18 turni, quasi 5 mila euro lordi all’anno o 3 mila con i 15». Soddisfatto il presidente Api, Cellino, che vede i risvolti positivi sull’indotto.

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