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6 nov 2010

Ma negli Starbucks di Londra non si adescano bambini


Il mondo web tenga lo champagne in frigorifero. Perché non c’è niente da festeggiare, perlomeno non ancora. Il wifi libero, cioè libero accesso alla rete internet senza obbligo di identificazione per l’utente né adempimenti burocratici per chi lo offre, non arriva a Capodanno. Da quando cioè il ministro Maroni ci promette di non far valere più gli obblighi derivanti da alcuni articoli del cosiddetto “decreto Pisanu”, quindi se ben si comprende non reiterandolo nel “Mille proroghe” o modificandolo prima che il rinnovo avvenga. Cosa dovrebbe succedere non è chiaro ma proviamo a dirlo fra qualche riga.

Non solo, la situazione resta fluida. E lo provano le dichiarazioni del procuratore antimafia Grasso che ha già parlato di “rischio per le indagini”. Cominciamo proprio da qui, a vedere i due nodi di equivoco che ci sono in ciò che è successo.

Dice il procuratore: “Bisogna rendersi conto che dietro queste reti wi-fi e internet point ci si può nascondere benissimo nella massa degli utenti non più identificabili e si possono trovare anche terroristi, pedofili e mafiosi“. Il procuratore ci sta dicendo che se viene meno l’obbligo di dare la carta di identità e il registro che verifica chi si è collegato, da quale computer, a che ora, sia la lotta al terrorismo che alla pedofilia subiranno danno in questo paese.

Qui non pensiamo male dei magistrati per default, ma è deludente che il procuratore ceda a una semplificazione così forte. E l’argomento è molto complesso ma di rilevanza internazionale. E’ verosimile che rischi simili, per almeno due fra i problemi citati (terrorismo, pedofilia), siano ben presenti in tutti gli altri paesi occidentali. Anche negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, per dirne due. In quest’ultimo paese le misure di controllo sul web sono perfino più stringenti che in Italia. Ma il wifi è libero. Nei bar di Londra, per le strade, nei grandi magazzini i ragazzi possono collegarsi liberamente. Così accade negli Usa. Sono governi bugiardi, i loro?

Controllo non è censura – In realtà in quei paesi l’ossessione securitaria è perfino maggiore che da noi ma il controllo è cosa ben diversa dalla censura. La differenza è solo apparentemento semantica, e riguarda invece il modo e la filosofia alla base del rapporto tra stato e cittadini: negli Usa e in Gran Bretagna la rete è fortemente controllata ma non vi è il grado di censura che vi è da noi (anche se qualche iniziativa recente del governo americano sembra segnalare un orientamento in questo senso).

E allora pedopornografi e terroristi usano gli “starbucks” per fare le loro sporche cose? Oppure ci sono metodiche di indagine, tecniche e tecnologie più raffinate per fare quel lavoro? E c’è un mondo di professionisti della sicurezza che non usa modelli di retorica basata sulla paura per comunicare?

Certo, bisogna avere competenze. Voglia di farlo. E non voglia di seguire la scorciatoia per cui è meglio chiudere tutto, fermare tutto, filtrare tutto e poi si vede chi è a posto e chi no, la retorica del “identificazione, documenti prego!”.

Per esempio, i cittadini italiani non lo sospettano ma in Italia esiste una censura “alla fonte” sulla rete, che li “difende” da contenuti “pericolosi” semplicemente non permettendogli di vedere un certo elenco di siti. E’ un elenco che cambia di giorno in giorno e che permette alle autorità di polizia di chiudere il rubinetto che permette di vedere, tra gli altri, una serie di siti di gioco on line che non sono propagandisti di pedofilia o di rovina delle famiglie. Ma sono solo non compresi nella lista di quelli autorizzati dal governo. Lo stato biscazziere si fa monopolista dell’etica.

L’ambiguità del provvedimento – Esiste poi una ambiguità relativa al provedimento che, si spera, venga chiarita nei prossimi giorni. Anche perché ne mancano pochi alla fine dell’anno, quando cioè il decreto Pisanu dovrebbe decadere.

Il ministro Maroni non dice affatto che il wifi sarà libero. Circolano già notizie monche sugli “smartphone” di cui non si capisce (oggi alle ore 15) il senso e il contenuto. In realtà è probabile che si sostituisca l’identificazione “pesante” prevista dal Pisanu con una più leggera, basata sul numero di telefono cellulare. Non si sa che fine facciano gli obblighi di indentificazione per chi offre la connessione (il bar, l’albergo), se cioè verranno abolite pratiche e praticuzze che di fatto fanno da deterrente o danno luogo a speculazioni assurde. In certi alberghi si arriva a chiedere fino a 15 euro per 24 ore di connessione.

Ma la situazione non è chiara. E’ invece chiaro che nei pochissimi giorni che ci separano dal 1 gennaio, dovrebbe essere preparato un decreto ministeriale, quasi certamente dal ministero dello sviluppo economico insieme a quello degli interni, che preveda nuovi adempimenti e nuove modalità. Dopodichè cosa succede: si fa un decreto legge (soluzione veloce)? O si prende la strada del disegno di legge (cioè ci state prendendo in giro)?

Sarebbe importante saperlo. Altrimenti mentre i poteri fra loro dialogano sulla sostanza, come accade con la dichiarazione del procuratore Grasso, all’opinione pubblica vengono offerti i lecca lecca della propaganda. Caramelle dai conosciuti, insomma.


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