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29 nov 2010

La risata del premier Un giallo sul «mediatore»

DIETRO LE QUINTE DOPO LE RIVELAZIONI DI WIKILEAKS

Nell'entourage del Cavaliere si tira il fiato: il rischio era stato sopravvalutato

ROMA - A Palazzo Chigi le luci sono accese sino a notte fonda. C'è un piccolo comitato di crisi, Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, i primi due collaboratori del premier, stanno con le antenne dritte. Ci sono contatti con l'opposizione, l'intento è quello di evitare danni eccessivi al Paese, se mai dovesse esserci questo rischio. Evitarli o almeno discuterne insieme, prima di rilasciare eventuali dichiarazioni.

RAPPORTI - Ma se Wikileaks si concentra sui rapporti del Cavaliere con Putin, o se si scopre che in via Veneto alcuni funzionari giudicano Berlusconi «inefficace e vanitoso», tutto sommato il rischio temuto è stato sopravvalutato. «È roba da archivio dei giornali di sinistra», tirano un sospiro di sollievo i funzionari dell'esecutivo. C'è anche quella curiosa citazione di uno shadowy, ombroso, mediatore fra il premier e il leader russo. Un personaggio che parla russo. Chi sarà mai? L'unica persona che parla la lingua di Tolstoj, nell'entourage del premier, sarà anche molto riservata ma non è per nulla misteriosa: Valentino Valentini, assistente speciale per gli affari esteri del Cavaliere da tanti anni, una confidenza ottima con i leader moscoviti e il privilegio di essere l'unico ammesso alla dacia di Putin, o a dormire al Cremlino, insieme a Berlusconi.

NESSUNA DICHIARAZIONE - Di Berlusconi non ci sono reazioni ufficiali, tranne una risata ufficiosa su tutta la vicenda. La sua agenda lo porterà oggi a Tripoli, dal suo amico Gheddafi, domani sera in Kazakistan, anche per discutere del destino degli investimenti italiani nelle più grandi riserve del mondo di gas e condensato, e infine a Sochi, sul Mar Nero, per un bilaterale, fra gli altri sull'energia, proprio con il governo di Mosca. Un'agenda che viene confermata e che non tradisce preoccupazione per possibili, imbarazzanti, rivelazioni. Se è stato il gas, il progetto del gasdotto South Stream, ad allontanare negli ultimi anni il Cavaliere dalla Casa Bianca, a creare incomprensioni solo in parte, di recente, chiarite con la visita a Washington dell'ad di Eni, Paolo Scaroni, di certo nei prossimi giorni Berlusconi di gas parlerà eccome. E non solo con Putin. Ad Astana, con l'amico Sultan Nazarbayev, da oltre vent'anni al potere nella terra dei cosacchi, il Cavaliere si occuperà di chiarire al più alto livello possibile i contrasti fra la nostra Eni e il governo locale.

ENERGIA - In due fra i più grandi giacimenti del mondo l'azienda italiana ha incontrato nell'ultimo anno non pochi problemi. I consorzi di cui fa parte sono stati accusati di sovrafatturazione per quasi un miliardo di euro e di aver estratto 1,1 milioni di tonnellate di petrolio oltre il tetto di produzione accordato, con un presunto guadagno di 500 milioni di euro. Secondo la nostra rete diplomatica, e le impressioni ovviamente non pubbliche dell'azienda, uno schema applicato ad altre major e altri consorzi: pressioni giudiziarie per alzare il coinvolgimento del governo di Astana nella produzione, nella partecipazione ai profitti, per chiedere altri investimenti nella messa in sicurezza di vecchi siti di estrazione di epoca sovietica, di cui fra l'altro i kazachi non conservano più nemmeno le mappeBerlusconi ha incontrato brevemente Nazarbayev pochi giorni fa, a margine del vertice Nato, a Lisbona. Per discutere del destino di quel gas che finirà, o via nave, attraverso il Caspio, o via Russia, dentro i tubi di South Stream e quindi nel Vecchio Continente, avrà altri colloqui mercoledì e giovedì prossimi. Alla ricerca di una schiarita definitiva fra Eni e Astana.

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