Usano internet per tenersi in contatto, le web radio per comunicare le iniziative. Sul tetto portano i pc. Ecco chi sono i protagonisti della lotta alla riforma
di CARMINE SAVIANO ROMA - In comune hanno le richieste. Dare soldi alla ricerca. Stabilizzare i precari. Non scalfire il carattere pubblico della scuola e dell'università italiana. E per questo scendono in piazza, salgono sui tetti, rivestono di slogan e colori i monumenti del Belpaese. Ma dietro quest'unità d'intenti c'è una galassia multiforme. I nomi della rivolta universitaria sono tanti: Link 1, Rete 29 aprile2, Andu 3, Unione degli Universitari 4, Unione degli Studenti 5, Rete Universitaria Nazionale 6, Uniriot 7.Professori, ricercatori e studenti. Che mettono in rete informazioni e conoscenze per pensare una scuola diversa, altra. Utilizzando il web per raccontare le loro storie, diffondere analisi e progetti, organizzare manifestazioni e occupazioni. Per passare al setaccio ogni virgola della riforma Gelmini. Ecco nomi e metodi di chi anima l'autunno caldo dell'Università italiana.
“Ladri di futuro”. “Mentre studi la tua facoltà potrebbe scomparire”. Sono solo due degli slogan di Link, uno dei coordinamenti universitari più diffusi negli atenei italiani. Che mette al centro una semplice rivendicazione: “un dibattito collettivo che coinvolga studenti, dottorandi, le altre componenti accademiche per proporre un'idea di università alternativa alle riforme passate e all'attuale disegno di legge Gelmini”. E la necessità di una discussione dal basso viene condivisa anche da tante altre realtà universitarie. Come la Run, la Rete Universitaria Nazionale, vicina al Pd. Poi c'è l'Unione degli Studenti, il sindacato degli universitari, che con Link ha dato vita alla Rete della Conoscenza, una piattaforma dove l'analisi degli scenari, lo scambio di informazioni e l'elaborazione di proposte alternative è continuo. Grazie a internet tutto avviene velocemente. E sempre grazie al web, i resoconti e le storie della protesta di questi giorni vengono postati praticamente in diretta.
La connessione non viene mai staccata. Lo spazio virtuale del web entra nelle piazze, sui tetti, sui monumenti. C'è sempre un pc acceso. C'è sempre la possibilità di condividere i racconti e le immagini. Un esempio? Basta andare sul sito della Rete 29 Aprile, l'associazione dei ricercatori universitari che sul tetto della Sapienza ha ospitato Pierluigi Bersani, Nichi Vendola, Antonio Di Pietro, Paolo Ferrero e Angelo Bonelli. Sul sito della Rete è possibile seguire la 'diretta dal tetto' o ascoltare Radio L'Ond(r)a, la web radio che diffonde i motivi della protesta: un mantra sul carattere pubblico dell'Università, l'abolizione dei tagli alla ricerca, il piano straordinario di assunzioni. Altra associazione impegnata è l'Adi, l'associazione dei dottorandi e dei dottori di ricerca italiani. E ancora il Cpu, il gruppo che mette insieme i precari dell'Università, il Coordinamento Nazionale dei Professori Associati, e l'Andu, l'associazione dei professori ordinari. Ognuna presente sul web con decine di ricerche, petizioni ed elaborazioni collettive di riforme alternative.
Una protesta intergenerazionale, multiforme, che mette insieme tutte le figure della scuola pubblica e dell'Università. E la parte del leone la fanno gli studenti. Molto attiva in questi giorni è l'Udu, l'Unione degli Universitari, che come le altre associazioni studentesche, sta preparando la propria partecipazione alla manifestazione nazionale della CGIL prevista per sabato 27 novembre. E sul sito dell'Udu è pubblicata un'indagine di Eurostudent, che dimostra, quanto a diritto e a possibilità di acesso alla studio, l'unicità del caso italiano in Europa. La voglia di protestare è pari a quella di essere informati. Sul web girano centinaia di dossier, di analisi, di studi. Come quello preparato dal Coordinamento dei ricercatori di Pisa, un kit che da un lato spiega ai non addetti ai lavori cause e motivi della protesta contro la riforma Gelmini e dall'altro cerca di far piazza pulita di alcune leggende metropolitane che riguardano l'Università Italiana. Molto scaricati i Vademecum della Rete Degli Studenti: prontuari per svolgere al meglio manifestazioni, occupazione, assemblee e dibattiti.
L'universo dei collettivi. Perennemente in espansione, liquido, sfuggente. Disobbedienti, resistenti. Gruppi non molto numerosi, presenti in ogni dipartimento, in ogni facoltà. On line il punto di riferimento è Uniriot, il network delle università ribelli. Aggiornamenti minuto per minuto, interviste ai protagonisti delle mobilitazioni, foto e video dei momenti più caldi delle proteste. Le sigle sono tante: a Roma Resistenza Universitaria, a Napoli il Cau, Collettivo Autorganizzato Universitario, e così via, città per città. Qui la rete diventa una necessità, l'unico canale di comunicazione. All'interno, tra i membri del collettivo e all'esterno con le altre organizzazioni. E per scendere in strada o annunciare un'occupazione basta un post su Facebook.
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