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7 nov 2010

I 10 luoghi comuni da sfatare

La giornalista scientifica Michele Collet di Environmental Graffiti ha scardinato una serie di convinzioni diffuse sul corpo umano, da quelle sulle funzioni cerebrali utilizzate solo al 10% a quelle sui sonnambuli che non vanno svegliati. Abbiamo intervistato una serie di esperti per capire se ha ragione


Da "La potatura rinforza gli alberi" a "Non esistono più le mezze stagioni", la cultura popolare è farcita di luoghi comuni. La loro veridicità è dubbia, soprattutto se di mezzo c'è la scienza, ma ripetere frasi già sentite per spiegare la realtà dà sicurezza. Incurante del nostro bisogno di adagiarci sui dogmi, la giornalista scientifica Michele Collet di Environmental Graffiti 1 ha scardinato i luoghi comuni sul corpo umano, spiegando che non usiamo solo il 10% del cervello e che toccare un rospo non fa venire le verruche. I biologi questo lo sapevano già e per i neurologi l'uso completo del cervello non è una novità. Ma non è bello credere che la mente nasconda sottotracce di genio inutilizzate?

Andando con ordine, il primo mito che la Collet demolisce è quello che non bisogna svegliare i sonnambuli. Secondo lei è più pericoloso lasciare che uno cada e si spacchi la testa che non svegliarlo. La psicologa e life coach Clorinda De Marco non la pensa così: "Sarebbe opportuno lasciarli in pace: svegliandoli si può scatenare una reazione aggressiva, provocare stati confusionali e momenti di dissociazione. In alcuni casi si sono verificati attacchi epilettici". Per lo psicologo studioso del sonno Luigi De Gennaro, dell'università La Sapienza di Roma, non c'è niente di pericoloso nello svegliare i sonnambuli: "Questo fenomeno si verifica nella fase di riposo 'ad onde lente', la più profonda. Un sonnambulo svegliato all'improvviso si sentirà sì un po' disorientato, ma niente di più".

L'articolo di Environmental Graffiti spiega anche che non è vero che fare un bagno nell'acqua fredda in inverno provoca il raffreddore. Il freddo, precisa l'autrice, abbassa le difese immunitarie, ma non c'è nessun collegamento diretto tra questo fatto e il manifestarsi dei sintomi che tutti ben conosciamo.

Altro luogo comune senza fondamento, secondo la rivista, è quello che le unghie e i capelli continuino a crescere per sempre anche dopo la morte. Una falsità confermata dall'hairstylist di Milano Luciano Colombo: "I capelli e le unghie crescono per qualche giorno dopo la morte, perché le cellule germinatrici, per un fattore cheratinico, non sono ancora del tutto morte. Ma dopo poco si arrestano".

Da sfatare anche la credenza secondo cui, dopo la rasatura, i peli ricrescono più folti e robusti. "E' falso - precisa il mago delle capigliature fashion - le radici rimangono nei follicoli più profondi della pelle e la ricrescita rimane invariata". Anche il dermatologo Giulio Franceschini, direttore sanitario del Villa Salus Medical Skin & Antiaging Center, conferma che si tratta di un falso mito: "Le caratteristiche del pelo dipendono dal Dna e dal tasso di ormoni maschili e femminili di ognuno, come il testosterone, il DHEAS e l'androstenedione: se questi aumentano oltre i valori normali possono far crescere i peli più folti e duri, ma tali modifiche non sono provocate dall'uso della lametta".

Ce n'è anche per le doppie punte. Balsamo e shampoo aiutano o no a farle sparire?. L'autrice scrive che l'unico modo per eliminarle è tagliare i capelli. Gli esperti sostengono invece che un buon balsamo possa risolvere la situazione: "Esistono ottimi prodotti cosmetici, studiati per capelli danneggiati o secchi - spiega Colombo - che aiutano a prevenire e curare le doppie punte. Alcuni, chiamati "termici", sono in grado di chiudere le squame del capello".

Sul versante psicologico, Collett smonta il luogo comune secondo cui gli uomini pensano al sesso ogni sette secondi: si tratta di un'esagerazione. La pensa così anche lo psicologo De Gennaro: "E' una sciocchezza. Gli elementi legati al desiderio sono, nella specie umana, connessi a contingenze esterne. Ci sono sì, nel cervello, comportamenti ritmici, ma nessuno studio ha mai annoverato tra questi il pensare continuamente al sesso".

Non sarebbe neppure vero che ogni area della lingua corrisponde a un sapore diverso. Ciascuna è infatti capace di percepire ogni sapore e per verificarlo basta sperimentare mangiando.

Per quanto riguarda il cervello e la percentuale che ne usiamo, Environmental Graffiti scredita la teoria dello psicologo William James, che nella seconda metà dell'800 asserì che usiamo il 10% delle potenzialità cerebrali. "E' un luogo comune - conferma De Gennaro - Tutti perdiamo neuroni invecchiando. Ma il modo in cui questi sono connessi tra loro non cambia. Il cervello è dotato di una "plasticità neuronale" che può essere utilizzata al massimo ogni giorno, a 20 come a 80 anni. Tutto sta a tenerlo in allenamento e utilizzarlo nel modo giusto".

Nell'elenco dei miti da sfatare c'è anche quello dello zucchero che rende iperattivi i bambini: niente lo dimostra secondo la Collet, opinione condivisa dalla neurologa Luciana Baroni, autrice con Emanuela Barbero di La cucina Diet-Etica (Sonda Edizioni, 250 pag.) e specialista di nutrizione: "Credo che non ci siano sufficienti evidenze. Altrimenti ne sarei a conoscenza!".

Il giornale ambientalista afferma infine che toccare un rospo non fa venire le verruche: "Una vera leggenda metropolitana - conferma il dermatologo Franceschini - Le verruche si trasmettono solo da persona a persona, con il contatto diretto o utilizzando gli stessi ambienti o le stesse cose (asciugamani, bagni, attrezzi per palestre....). Vengono trasmesse dal virus del papilloma umano, che penetra nell'epidermide e la infetta. Non certo dai rospi". "Non ho mai sentito questa storia - rincara il podologo Damiano Guerra - la verruca è un Papilloma Virus che si prende in ambienti umidi come piscine o zone di acqua stagnante. Che le attacchino i rospi è un luogo comune".


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