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24 nov 2010

Fratelli scomparsi, si teme lupara bianca denunciarono abusi edilizi sul Gargano

Gestivano un villaggio turistico: non c'è traccia dei due imprenditori da giovedì pomeriggio quando andarono in un podere per raccogliere olive. Il loro motocarro è stato speronato: a pochi metri trovata un'Audi incendiata


VIESTE - Hanno tentato la fuga o sono stati speronati per poi essere portati via. Che la misteriosa sparizione dei fratelli Piscopo a Vieste sia un caso di lupara bianca sul Gargano, è quasi certo. Gli indizi non dicono nulla di rasserenante per la loro famiglia. Ma quel che è certo, è che i due non si sono allontanati volontariamente. Il mezzo su cui viaggiavano i due, che giovedì scorso erano andati nel loro fondo agricolo per raccogliere le olive, ha subito certamente danni. In un primo momento si pensava che i fratelli avessero avuto un incidente, viste le numerose ammaccature. Poi è spuntata la testimonianza di un carrozziere di Vieste, che ha confermato che quei danni subiti dall´autocarro erano di vecchia data, visto che i Piscopo erano suoi clienti.

Ma c´è qualcosa che pare confermare la tesi dello speronamento: a circa 200 metri dal luogo del ritrovamento del mezzo dei fratelli, infatti, è stata rinvenuta la carcassa bruciata di un´Audi A3, che potrebbe essere stata utilizzata per avvicinare l´autocarro e speronarlo: questa tesi è confermata dalla presenza sul terreno di alcuni pezzi del mezzo dei fratelli, a poca distanza dall´Audi. Forse qualcuno li ha raggiunti, poi speronati, costretti a bloccarsi e infine caricati in una seconda auto, dopo aver bruciato la prima. Ai carabinieri, che indagano sull´accaduto, si è aggiunto il corpo forestale che, grazie all´ausilio di un elicottero, sta sorvolando la zona della Foresta Umbra alla ricerca di tracce.

LE IMMAGINI I volti degli scomparsi e le ricerche

La famiglia dei fratelli Piscopo cerca di capire cosa sia accaduto e si è rivolta a Berardino Masanotti, avvocato di Vieste, nonché amico d´infanzia di Giovanni Piscopo: «Avevo visto Giovanni la sera prima della sua scomparsa. Oltre a essere il suo avvocato – ha detto Masanotti - sono un suo grande amico e lui mi raggiungeva in studio per parlare del più e del meno. Era sereno e niente mi avrebbe fatto sospettare che Giovanni si aspettasse qualcosa di brutto. È un tipo meno estroverso del fratello Martino, perché sente il peso delle responsabilità, quelle di dover portare avanti l´azienda di famiglia (gestita da nove fratelli), un centro vacanze tra Peschici e Vieste. Ma il suo lavoro gli piace, è una persona felice e né i familiari né i compaesani né tantomeno io ci spieghiamo cosa possa essere accaduto».

I fratelli Piscopo vengono descritti come due grandi lavoratori, precisi e amanti della legalità, tanto da aver denunciato più di una volta episodi di abusivismo nella terra in cui vivono. Circa tre anni fa Giovanni aveva anche fatto arrestare degli scafisti albanesi che traghettavano clandestinamente immigrati albanesi nella baia di Sfinale, poco distante da dove sorge il suo villaggio, il "Centro Vacanze Sfinalicchio".

Potrebbe essere, insieme a Martino, il testimone scomodo di qualcosa di illecito, essersi creato nemici, magari inconsapevolmente e aver pagato per qualcosa che forse non ha fatto. Il pm antimafia Giuseppe Scelsi, di turno alla Dda di Bari quel giorno, è in contatto con la pm di Foggia, ma non è stato ancora aperto un fascicolo sul caso.

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