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1 nov 2010

Berlusconi: «Se lascio, danni all'Italia»


Calderoli: governo tecnico sarebbe golpe

Il premier: se dovessi ritirarmi ora, perderei la stima dei tanti italiani che mi hanno dato la loro fiducia


Silvio Berlusconi (Image)
Silvio Berlusconi (Image)
MILANO - «Una mia defezione procurerebbe danni seri al centrodestra e a tutto il Paese». A spiegarlo è Silvio Berlusconi. Nel libro di Bruno Vespa Il cuore e la spada. 1861 - 2011, il premier sostiene di non essere mosso da ambizioni politiche: «Il sacrificio a cui mi sottopongo è grande, a volte gli impegni sono disumani, ancorché sia aiutato nella quotidianità dell'azione di governo da quella straordinaria persona che è Gianni Letta, ma sto qui per senso di responsabilità».

«NO ALL'ESECUTIVO DI TRANSIZIONE» - Le dichiarazioni del premier a Vespa sono antecedenti all'ultimo scandalo sulla vicenda Ruby, ma le parole di Berlusconi suonano comunque come una replica a quanti in queste ore, da più parti, lo invitano a un passo indietro. L'affaire che riguarda la giovane marocchina ospite delle feste ad Arcore, oltre che giudiziario, è ormai diventato infatti anche un caso politico. «Se è vero, il premier lasci» ha detto domenica il presidente della Camera Gianfranco Fini in merito all'intervento di Palazzo Chigi sulla questura. L'Italia dei Valori preme perché Berlusconi si dimetta e invita Futuro e Libertà ad «azioni coerenti» contro l'esecutivo. Il Pd invece appoggia l'ipotesi di un governo tecnico, seccamente rispedita al mittente sia dalla Lega che dal Pdl. «Macché governo tecnico, macché Lega interessata ad un governo tecnico! Io sono preoccupato che qui, profittando delle vicende personali di Berlusconi, sia in atto un colpo di Stato, ma sarebbe il golpe dei fighetta, di quelli che frignano e che non hanno voce e voti». Quindi l'avvertimento: «Se c'è colpo di Stato la rivolta del popolo è legittima». Ugualmente netta la presa di posizione del Pdl: «Nessuno tra di noi pensa neanche lontanamente a favorire con il suo apporto e la sua copertura manovre trasformistiche di governo tecnico» ha detto il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto. In caso di crisi di governo, secondo Cicchitto «l'unica via è quella del voto».

«IL GOLPE DEI FIGHETTA» - Di voto Roberto Calderoli non ci sta neppure a discuterne. Anzi, contrattacca. «Macché Governo tecnico, macché Lega interessata ad un Governo tecnico! Io sono preoccupato che qui, profittando delle vicende personali di Berlusconi, sia in atto un colpo di Stato, ma sarebbe il golpe dei fighetta, di quelli che frignano e che non hanno voce e voti. Ma se c'é colpo di stato la rivolta del popolo è legittima». Carmelo Briguglio, parlamentare di Fli, commenta le parole del ministro alle semplificazione: «Il caso Calderoli come il caso Ruby sono segni di inadeguatezza di chi è chiamato a governare l'Italia e a rappresentarla nel mondo. Calderoli dovrebbe essere più prudente e avere maggiore senso dello Stato», ha detto il deputato finiano ricordando quando il ministro indossò la maglietta anti-islamica.«Con il grave gesto della maglietta anti-islamica, provocò l'assalto del consolato italiano di Bengasi con 11 morti e 25 feriti». E ha aggiunto: «Calderoli dovrebbe essere più prudente e avere maggiore senso dello Stato. Prudente come deve essere un ministro della Repubblica che ha giurato sulla Costituzione e che quindi non può violarla evocando rivolte di piazza anche in Italia».

L'APPOGGIO UDC - Intervistato da Vespa, il presidente del Consiglio parla anche delle future alleanze: «Avremmo gradito e gradiremmo un appoggio alla nostra maggioranza e al governo» da parte di Pier Ferdinando Casini e «mi auguro che l'Udc valuti a fondo questa possibilità nell'interesse del Paese» ha detto Berlusconi. Pronta la replica del presidente dei senatori dell'Unione di centro Giampiero D'Alia: «Dopo aver consumato l'ennesimo atto di trasformismo, comprandosi alcuni parlamentari siciliani dell'Udc, Berlusconi cosa vuole da noi?» ha chiesto D'Alia. «Berlusconi - ha aggiunto - può solo dimettersi e così si aprirà una fase nuova. È l'unico modo per risparmiare all'Italia ulteriori umiliazioni»
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