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16 nov 2010

Baby-cantanti e manager improvvisati, il business delle pop-star neomelodiche

Napoli, 45 minuti di show valgono dai 100 ai 300 euro

Fino a 12 concerti al giorno per le piccole celebrità

La musica prima di tutto. Poi, in un ordine assolutamente casuale, arriva il resto: il talento, i sogni, il successo, il riscatto sociale. E gli affari, ovviamente. Il circuito della musica neomelodica napoletana ha dell'incredibile, è fatto di manager, autori di testi, case discografiche, radio, tv private e tantissimi cantanti: tutto gestito rigorosamente senza mai uscire dai confini della Campania.

Essere cantanti neomelodici a Napoli e dintorni significa trovare la propria foto stampata sui muri di mezza città ed avere al seguito centinaia di fan che conoscono alla perfezione testi e ritornelli. Vuol dire anche tenere un'agenda fatta di esibizioni e impegni quasi giornalieri e una mole di produzioni musicali da fare invidia a qualsiasi artista famoso. Per la serie di reportage Vanguard abbiamo scelto di seguire con le telecamere di Current quella che è la frontiera più nuova della musica neomelodica: i bambini e gli adolescenti che in pochi mesi diventano autentiche pop-star.

Davanti ai nostri obiettivi si è spalancato un mondo. Se infatti, il mercato della musica napoletana è spesso accusato di legami con la camorra soprattutto per i testi che esaltano esplicitamente «O Sistema», quando si tratta di ragazzini le canzoni parlano d'amore e primi baci, ma a impressionare è la mole di denaro che i piccoli artisti riescono a produrre. A otto anni diventano idoli del quartiere; a dieci li vedi esibirsi in feste patronali, matrimoni e tv locali; a tredici anni alcuni di loro mantengono intere famiglie. Quarantacinque minuti di esibizione valgono dai 100 ai 300 euro, e di concerti i piccoli divi ne fanno anche 12 in una giornata. Tutto esentasse. Spesso le carriere si fermano prima della maggiore età, perché «per uno che arriva, ce ne sono cento che si perdono per strada», ma anche e soprattutto perché per i baby-cantanti si applicano le stesse regole dello star system. Ogni passo falso può corrispondere al declino, se non altro a causa della mole di concorrenza.

Per le riprese abbiamo scelto il mese di settembre, con una Napoli assolata e decine di cerimonie, feste parrocchiali, matrimoni e comunioni sparse in tutto l'hinterland. Abbiamo seguito concerti ovunque. Nei cortili dei palazzi, nei ristoranti, agli incroci delle strade, nelle case, in tv: la giornata tipo dei baby-cantanti ha ritmi massacranti. E se per i piccoli tutto sembra un gioco «perché da grande voglio arrivare a Sanremo», alle famiglie spetta il sacrificio maggiore. Intere nottate trascorse a «fare serenate» e chilometri macinati in macchina per accontentare ogni richiesta. Dietro ogni nuovo talento ci sono sempre un nonno o un papà che cambiano vita e s'improvvisano manager: contatti con le tv locali, passaggi pubblicitari, un cellulare dedicato solo agli ammiratori («pronto... mi dedichi una canzone?») e, almeno per l'inizio, qualche migliaia di euro da spendere per fare in modo che il giovane cantante arrivi al grande pubblico partenopeo almeno con un singolo di successo. E se il successo arriva ci guadagnano tutti. Il mondo della musica neomelodica ha un giro d'affari non stimabile, con un indotto altrettanto sconosciuto. Quello che è certo però è che attraverso quella musica passa anche il riscatto d'intere famiglie e il collante sociale per interi quartieri con il nulla intorno. Per i più piccoli esibirsi diventa una fuga. Una delle poche evasioni da luoghi dove «Stato» «scuola» e «futuro» non sono neanche parole da cantare.

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