Metti mi piace

22 ott 2010

Yoga senza veli sacrilegio o comodità?

Polemica negli Usa per la pubblicità di un calzino da palestra in cui una insegnante di yoga compare completamente nuda. I fanatici si indignano: "Immagini di donne e sesso non hanno nulla a che fare con questa pratica millenaria"


TANTO rumore per una donna nuda. Scolpita, tonica e sinuosa, la ragazza in questione è la guru americana della yoga Kathryn Budig, colpevole di essere apparsa senza veli sull'autorevole rivista di settore Yoga Journal per pubblicizzare un paio di calzini sportivi. L'immagine, parte di una campagna realizzata dal fotografo americano Jasper Johal, è diventata un vero casus belli innescato tra puristi e innovatori dello yoga. A scatenare le reazioni sdegnate degli appassionati più fanatici della pratica orientale è stata la scelta del fotografo di immortalare Kathryn completamente nuda, vestita solo di un paio di calzini a forma di guanto. Niente oscenità a vista però: la ragazza appare in una difficile posizione yoga e, complice un classico bianco e nero, quello che mostra è solo una atletica silhouette. Quanto è bastato per far credere ai fanatici della disciplina che l'odiosa regola del "sex sells", del sesso che vende insomma, sia arrivata a minacciare persino un universo spirituale e puro come quello dello yoga. 

Il problema non è certo legato solo ai calzini. Yoga e nudità ultimamente si declinano in decine di modi diversi. C'è chi abbina i principi del naturismo alla pratica dello yoga; chi vende corsi online di yoga illustrato da avvenenti maestre senza veli; chi ha dato vita a una vera e propria comunità di "yogin" nudi che pagano fino a 1300 dollari per imparare a praticare lo yoga nudi, ovvero l'Hot Nude Yoga fondato da Aaron Star a New York e diventato negli anni un movimento legato alla comunità omosessuale maschile; e chi è arrivato a trasformare le musiche orientali in un sottofondo perfetto per un nuovo genere di film soft porn ispirati allo yoga. Insomma dopo le automobili, le bevande, le vacanze e ogni altro genere di settore in cerca di pubblicità, anche lo yoga sarebbe ricorso allo sfruttamento dell'immagine della donna per alimentare il gigantesco business - solo negli Stati Uniti sono 30 milioni i praticanti per un giro di affari ci circa 6 miliardi di dollari l'anno - che ruota intorno ad "asana" e "om". 

"Oversexualization" dello yoga. Così alcuni media americani hanno affrontato il dibattito nato intorno alla pubblicità di Kathryn Budig, arrivando a porre l'accento sulla domanda: lo yoga può essere sessualizzato? Portavoce della schiera dei puristi occidentali è Judith Hanson Lasater, fondatrice 35 anni fa dello Yoga Journal e figura di spicco del settore negli Stati Uniti. In una lettera pubblicata sul numero di settembre della rivista, la Lasater spiega: "Sono confusa perché non capisco come  sia possibile che immagini di donne nude o seminude siano connesse alla vendita di prodotti per la pratica delle asana, una parte molto importante dello yoga". E poi aggiunge: "Queste immagini non insegnano niente e non sono nemmeno una celebrazione della bellezza del corpo umano. Riguardano solo la vendita di un prodotto". 

In un'intervista rilasciata alla rivista online Elephant, la Lasater torna sull'argomento e delinea il confine spirituale e filosofico dello yoga: "Negli Stati Uniti paghiamo per essere distratti. L'entertainment si basa tutto sulla distrazione. Ma la pratica più autentica dello yoga credo sia proprio il contrario: mi sembra che usare corpi nudi per vendere prodotti di yoga sia come usare la distrazione per vendere l'introspezione". 

A rispondere alle critiche, alimentate dal dibattito cresciuto online, è proprio Kathryn Budig che in un post, pubblicato sul blog dello Yoga Journal, spiega le sue ragioni su yoga e nudità. "Inizialmente ero scettica ma poi l'azienda e il fotografo della campagna mi hanno spiegato il significato dello spot: il corpo è il nostro tempio. È la proiezione esterna dell'anima e dell'essenza. E lo yoga è uno strumento per trasformare quel tempio. Avrei potuto mostrare agli altri come la pratica dello yoga, messa a nudo nella sua forma più semplice, sia una proiezione raggiante dell'anima". Ma non solo: "Per me le foto sono un bellissimo esempio di cosa accade quando si fondono forza e abbandono. Per queste foto ho fatto appello alla mia forza, ho abbandonato le mie paure, insieme ai miei vestiti, ho creduto nella visione di un fotografo di talento e ho scavato nella profondità della mia pratica asana, della mia sacra femminilità e della mia anima". 

Insomma nudo o non nudo lo yoga sembra vivere un periodo di crisi d'identità con tanto di calo nel numero di praticanti registrati negli ultimi anni. L'allarme riguarda tutto il mondo occidentale e intanto dall'India arriva la notizia che il governo sta procedendo alla trasformazione della disciplina in una raccolta di posizioni d.o.c. registrate in video dalla Traditional Knowledge Digital Library. Contro la contaminazione e la commercializzazione del vero spirito dello yoga, un team di yogi provenienti da nove scuole ha lavorato insieme a 200 scienziati studiando i più noti libri antichi di riferimento, inclusi i testi di Patanjali, (autore diYoga Sutra, la "bibbia" dello yoga). Il risultato è una raccolta di 900 asana originali, registrate in un catalogo di 250 posizioni che verrà pubblicato prossimamente.

Nessun commento: