AR COMUNICARE I SENZATETTO E RACCONTANTE LE LORO STORIE
La missione di un ex consulente di marketing americano che con la crisi economica ha perso tutto
(da France24) |
I VIDEO E LE DOMANDE - Ogni qual volta Horvath ha incontrato un senzatetto, gli ha posto le stesse tre domande: «Come fai a sopravvivere»; «Come immagini il tuo avvenire»; «Se potessi realizzare tre desideri, quali sceglieresti?». Naturalmente ha raccolto le risposte più disparate. Ciò che però ha potuto dimostrare è che tanti clochard hanno un passato interessante e hanno alle loro spalle esperienze uniche: «La gente considera i senzatetto tutti uguali e ciò rende invisibile questa categoria di persone», dichiara Horvath al sitoweb di France24. «Ho filmato e ho parlato con più di 200 persone. Ciò che mi ha veramente impressionato però è il silenzio assordante di quelle persone che avevano vissuto le storie più forti, le cose più difficili. Non me ne volevano parlare. Non ne parlavano più a nessuno».
SOCIAL NETWORK CONTRO IL SILENZIO - Per rompere il muro del silenzio, l'ex consulente di marketing ha capito che bisognava creare qualcosa che desse la possibilità ai senzatetto di comunicare tra loro. Da lì è nata l'idea del blog e del sitoweb: «La gente non immagina che un senza fissa dimora possa collegarsi a internet, ma spesso i clochard posseggono un computer, un telefono portatile e persino una videocamera», continua Horvath. «Sono gadget che usavano durante la loro precedente vita. Inoltre molti possono collegarsi gratuitamente dalle biblioteche. E se imparano a farsi ascoltare su Twitter, Facebook e su Youtube, penso che ciò possa realmente cambiare la loro vita».
LE STORIE - Dando un rapido sguardo ai video presenti sul blog troviamo le storie più diverse. C'è il racconto di Cotton, donna che vive in strada a Greensboro, Carolina del Nord da circa sedici anni. Nonostante abbia un grave handicap, preferisce la libertà degli spazi aperti alla «prigione» delle case d'accoglienza. C'è la coppia formata da Mike e Teren, che vivono nella loro auto a Bend (Oregon) e sperano in tempi migliori per trovare un lavoro. Teren è incinta. Per alcuni giorni non trova neppure un po' di cibo da mangiare: «La paura più grande è non poter nutrire il mio bambino», dichiara nel filmato. Infine c'è Dee, originario di Anchorage (Alaska), che guarda al futuro con ottimismo: «Bisogna essere positivi per evitare di fare stupidaggini e ritrovarsi in galera», commenta sul sito web. Anche i clochard più taciturni e solitari, grazie al web, hanno cominciato a cercare un contatto: «Una senzatetto mi ha raccontato che ha cominciato a scrivere sul web le difficoltà che incontrava in strada per far sentire il suo dolore», dichiara Horvath. «Con sua grande sorpresa da allora ha cominciato a ricevere dozzine di messaggi di sostegno da parte di normali internauti e anche da parte di altri clochard».
PROGETTO COBBLESTONE - Alla fine Horvath afferma che il suo progetto ha addirittura superato gli ambiziosi scopi iniziali: i blogger adesso lo invitano alle assemblee e alle conferenze nelle università per raccontare ai giovani i suoi progetti futuri. Altri invece sono così affascinati dal suo attivismo che cercano di imitarlo nell'aiutare i senzatetto. È il caso di un grande proprietario terriero di Bentoville (Arkansas), che ha donato circa 40 acri di terra a una comunità locale cheporta avanti il progetto Cobblestone: qui decine di agricoltori coltivano prodotti biologici che saranno poi donati ai clochard dell'Arkansas.
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