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25 ott 2010

La blogosfera degli «invisibili»

AR COMUNICARE I SENZATETTO E RACCONTANTE LE LORO STORIE

La missione di un ex consulente di marketing americano che con la crisi economica ha perso tutto

(da France24)
(da France24)
MILANO - Insegnare ai senzatetto i segreti di internet per farli comunicare tra loro e far conoscere le loro incredibili storie. Sono gli scopi di Wearevisible InvisiblePeople, rispettivamente il sito web e il blog di Mark Horvath, ex consulente di marketing americano che con la crisi economica ha perso tutto. Horvath, nonostante da due anni non abbia più casa e lavoro, non ha smarrito la speranza e ha cercato di utilizzare il periodo della recessione per raccontare la vita dei più sfortunati. Prima ha iniziato un lungo tour negli Usa e ha incontrato e intervistato centinaia di clochard americani. Poi ha postato i filmati sul suo blog per far conoscere agli utenti della blogosfera le storie di queste persone dimenticate. Infine ha creato il sito web Wearevisible (Noi siamo visibili) che spiega ai senzatetto le tecniche per utilizzare al meglio i principali social network e aiutarli a condividere esperienze e dolori.

I VIDEO E LE DOMANDE - Ogni qual volta Horvath ha incontrato un senzatetto, gli ha posto le stesse tre domande: «Come fai a sopravvivere»; «Come immagini il tuo avvenire»; «Se potessi realizzare tre desideri, quali sceglieresti?». Naturalmente ha raccolto le risposte più disparate. Ciò che però ha potuto dimostrare è che tanti clochard hanno un passato interessante e hanno alle loro spalle esperienze uniche: «La gente considera i senzatetto tutti uguali e ciò rende invisibile questa categoria di persone», dichiara Horvath al sitoweb di France24. «Ho filmato e ho parlato con più di 200 persone. Ciò che mi ha veramente impressionato però è il silenzio assordante di quelle persone che avevano vissuto le storie più forti, le cose più difficili. Non me ne volevano parlare. Non ne parlavano più a nessuno».

SOCIAL NETWORK CONTRO IL SILENZIO - Per rompere il muro del silenzio, l'ex consulente di marketing ha capito che bisognava creare qualcosa che desse la possibilità ai senzatetto di comunicare tra loro. Da lì è nata l'idea del blog e del sitoweb: «La gente non immagina che un senza fissa dimora possa collegarsi a internet, ma spesso i clochard posseggono un computer, un telefono portatile e persino una videocamera», continua Horvath. «Sono gadget che usavano durante la loro precedente vita. Inoltre molti possono collegarsi gratuitamente dalle biblioteche. E se imparano a farsi ascoltare su Twitter, Facebook e su Youtube, penso che ciò possa realmente cambiare la loro vita».

LE STORIE - Dando un rapido sguardo ai video presenti sul blog troviamo le storie più diverse. C'è il racconto di Cotton, donna che vive in strada a Greensboro, Carolina del Nord da circa sedici anni. Nonostante abbia un grave handicap, preferisce la libertà degli spazi aperti alla «prigione» delle case d'accoglienza. C'è la coppia formata da Mike e Teren, che vivono nella loro auto a Bend (Oregon) e sperano in tempi migliori per trovare un lavoro. Teren è incinta. Per alcuni giorni non trova neppure un po' di cibo da mangiare: «La paura più grande è non poter nutrire il mio bambino», dichiara nel filmato. Infine c'è Dee, originario di Anchorage (Alaska), che guarda al futuro con ottimismo: «Bisogna essere positivi per evitare di fare stupidaggini e ritrovarsi in galera», commenta sul sito web. Anche i clochard più taciturni e solitari, grazie al web, hanno cominciato a cercare un contatto: «Una senzatetto mi ha raccontato che ha cominciato a scrivere sul web le difficoltà che incontrava in strada per far sentire il suo dolore», dichiara Horvath. «Con sua grande sorpresa da allora ha cominciato a ricevere dozzine di messaggi di sostegno da parte di normali internauti e anche da parte di altri clochard».

PROGETTO COBBLESTONE - Alla fine Horvath afferma che il suo progetto ha addirittura superato gli ambiziosi scopi iniziali: i blogger adesso lo invitano alle assemblee e alle conferenze nelle università per raccontare ai giovani i suoi progetti futuri. Altri invece sono così affascinati dal suo attivismo che cercano di imitarlo nell'aiutare i senzatetto. È il caso di un grande proprietario terriero di Bentoville (Arkansas), che ha donato circa 40 acri di terra a una comunità locale cheporta avanti il progetto Cobblestone: qui decine di agricoltori coltivano prodotti biologici che saranno poi donati ai clochard dell'Arkansas.

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