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7 ott 2010

Il rap sull'iPod tradisce Obama "Quella musica non è da leader"

Il Wall Street Journal all'attacco della play list, raccontata a Rolling Stone. Strizza l'occhio ai giovani con nuove canzoni, ma le scelte del presidente creano polemiche


NEW YORK - "Guardami mamma, sto girando un filmino porno con un paio di p.... sconosciute". Può un presidente degli Stati Uniti elogiare questo genere di prosa? O peggio ancora: "Prendi un passamontagna e una pistola, prepariamoci la via di fuga, un po' di nastro adesivo e si va in quella casa a rapinare". Non proprio edificante. Addirittura esplosivo se il presidente è nero e quei testi sono brani rap afroamericani, "il cancro culturale di una generazione", tuona il Wall Street Journal. E' l'ennesima campagna strumentale della destra, oppure è una vera gaffe di Barack Obama in una fase non proprio felice? 

Forse ai lettori di Rolling Stone è parso innocuo quel passaggio dell'intervista del presidente, dove ha rivelato i contenuti del suo iPod. Roba classica, raffinata: da Maria Callas al jazz di John Coltrane. Ma Obama ha voluto aggiungere una strizzatina d'occhio al pubblico più giovane. "Il mio palato per il rap sta migliorando". E giù con le citazioni delle star più in voga fra i teenagers: Jay-Z, che il presidente ha ricevuto alla Casa Bianca, più Lil Wayne e Nas. Il problema è che quei rapper nei testi delle loro canzoni chiamano regolarmente le ragazze "bitch", cioè cagna. Esaltano gli stupri. Esibiscono vite da gioventù bruciata, tra spaccio di droga, rapine, condanne al carcere. Uno di loro in carcere c'è finito davvero: proprio Lil Wayne, arrestato a New York con droga e armi, sta scontando un anno nel carcere di Rikers Island. 

Il guaio per Obama è che a sobbalzare per l'intervista non è stato qualche esponente del Tea Party, la destra ultra-bianca e implicitamente razzista. No, è un intellettuale afroamericano a condannarlo sul Wall Street Journal: Thomas Chatterton Williams è noto da anni proprio per la sua crociata contro il rap, "la peggiore sottocultura, il veicolo di tutti i comportamenti autodistruttivi dei giovani neri, il Verbo che li condanna per sempre a un ghetto" Williams divenne famoso quando era ancora studente alla New York University e scrisse un commento sul Washington Post con il titolo "Sì, date la colpa all'Hip-Hop". Da allora ha pubblicato un saggio che è un manuale per i genitori afroamericani, con consigli per contrastare i "messaggi criminali" dei rapper. 

Williams tocca un tasto dolente perché lui stesso fu un difensore di Obama: "Per molti neri il presidente è affascinante proprio perché rappresenta una potente alternativa a Jay-Z e alla sua versione dell'identità afro-americana. Ho applaudito Obama nel 2004, quando era semi-sconosciuto e alla convention democratica fece un bel discorso sulla necessità di nuovi modelli socio-culturali. Disse: smettiamola con l'idea che un nero con un libro in mano sta scimmiottando i bianchi. Poi aggiunse che i nostri giovani devono aspirare a carriere di scienziati, medici e ingegneri, non solo di rapper e giocatori di basket". Ora il flirt con il rap per Williams è un brutto cedimento. "Jay-Z alla Casa Bianca? E' come se un presidente bianco avesse invitato Marilyn Manson". 

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