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24 ago 2010

Via Moscova, ore 6: il mistero della pecora

A STORIA - STANO INCONTRO NELLA MILANO D'AGOSTO


Il suo padrone, un fabbricante di marionette francese, si era sentito male. «Lei» è sbucata belando

Robert Raffaelli e Tanka in via Moscova (foto di A. Calderoni)
Robert Raffaelli e Tanka in via Moscova (foto di A. Calderoni)
MILANO 
- «Sick», sto male, dice con un filo di voce in un inglese stentato, toccandosi il torace. Un uomo sulla sessantina, barba incolta, jeans strappati, t-shirt e gilet, giace lamentoso sul marciapiedi all'incrocio tra via Moscova e via Appiani, a un centinaio di metri dal consolato americano e da quello francese. «Sick», ripete. Subito dopo, più forte e meglio scandito, si sente un belato. Dalla penombra, accanto all'uomo, sbuca una pecora. Sono le sei del mattino. Robert Raffaelli e Tanka. Si chiamano così i protagonisti di questa singolare storia metropolitana di mezza estate. Il nome dell'uomo si ricava da alcuni documenti contenuti in un sacchetto della spesa abbandonato per terra.

Quello della pecora è scritto direttamente sul collare dell'animale, accanto al numero di cellulare del proprietario. Perché Tanka non è una pecora qualunque, ma una specie di ovino addomesticato, con tanto di guinzaglio. E nemmeno Raffaelli è una persona qualunque, bensì un facoltoso artista francese, classe 1947, che produce marionette artigianali sulle alture di Montecarlo e ha tanto di sito web dedicato alle sue creazioni (per chi volesse controllare l'indirizzo internet è www.fabricant-marionnettes.com).

Su quel marciapiedi alle sei del mattino, però, tutto questo non si vede. Ci sono soltanto un uomo che dice di stare male e un animale fuori contesto. Non resta che chiamare il 118. Il Fatebenefratelli è a due minuti di strada ma i soccorsi ne impiegano venti per arrivare e il medico di turno appare infuriato quando constata che non si tratta di infarto. «Per colpa vostra c'è qualcuno che sta morendo dall'altra parte della città: questo è solo un barbone alcolizzato», sbotta. Ma Raffaelli non è un barbone e tanto meno è ubriaco. Nella borsa della spesa, insieme a una montagna di psicofarmaci, troviamo anche una cartella clinica e un avviso scritto in francese: «Sono un bipolare». 
Il disturbo bipolare è una grave patologia della psiche che provoca un'alternanza ciclica di stati maniacali e depressivi conditi da possibili delirii e allucinazioni. Una vita difficile anche se sei un artista, insomma.

Raffaelli era in vacanza in Italia con una coppia di amici. Il giorno prima la sua Pontiac si è fermata in autostrada, a Dalmine. Chiamato il carro attrezzi, il quartetto, percorrendo prima un tratto a piedi, poi in treno, è riuscito ad arrivare al consolato francese a Milano, per chiedere aiuto. La coppia è stata rispedita in Francia, all'artista invece i funzionari hanno prestato una manciata di euro per recuperare la macchina e tornare in patria. «Me li hanno rubati stanotte», spiegherà Raffaelli ai funzionari del consolato francese verso mezzogiorno di mercoledì, quando la storia giungerà all'epilogo. Intanto l'ambulanza porta via Raffaelli per sottoporlo a controlli in ospedale. Tanka viene affidata ai vigili, che la nutrono a biscotti per tutta la mattina fuori dal consolato francese. Dagli uffici diplomatici c'è chi invoca un Trattamento Sanitario Obbligatorio per risolvere temporaneamente il problema Raffaelli, ma i ghisa mediano affinché sia allertato uno dei tre figli del produttore di marionette, a Nizza. Così uno dei figli si mette in viaggio per recuperare il padre, che intanto a sua volta recupera la pecora al consolato. «Lei è il mio cane - racconta commosso - l'ho portata anche negli Usa per girare un film». 

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