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14 giu 2010

Sotto i 1000 euro il 71% delle pensioni


Il 71% delle pensioni non supera i 1000 euroROMA Il 45% incassa meno di 500 euro
Le donne hanno il 30% in meno
Plauso dell'Ue sulla decisione
di innalzare l'età in cui 
si ritireranno dal lavoro
Il 71,9% delle pensioni in Italia non supera i 1.000 euro, un assegno da poveri con cui devono fare i conti oltre 8 milioni di lavoratori a riposo, tutti anziani che rischiano di vivere in miseria se a secco di altre entrate. È questa la fotografia scattata dall'Istat, in collaborazione con l'Inps, nel rapporto su Trattamenti pensionistici e beneficiari a fine 2008. Se si guarda più da vicino lo studio, si scopre poi che quasi una pensione su due è sotto i 500 euro (45,9%). Insomma, andare avanti di sola pensione non si può: infatti, il 32,4% ne ha più di una. Ma le cose non cambiano molto: l'importo medio rimane poco sopra i mille euro. E per le pensionate l'assegno è anche più leggero, addirittura del 30,5% inferiore rispetto ai lavoratori maschi a risposo. Nonostante questo, la spesa pensionistica in Italia continua la sua inesorabile crescita (+3,5%) e pesa sempre di più sul Pil (15,38%). Con il capitolo vecchiaia che assorbe il 70% della spesa totale, seguito da superstiti (14,9%), invalidità civile (5,9%) e invalidità (5%). L'allungamento della vita 'stirà il budget pensionistico, che diventa una coperta troppo corta, sopratutto se si includono anche i baby-pensionati. Per l'Istat il 30,3% dei beneficiari ha meno di 64 anni, e tra questo il 3,7% è under 40.

Tra i pensionati più poveri, quelli che se la passano peggio sono i titolari di pensioni sociali, che hanno prevalentemente redditi inferiori ai 500 euro. Viceversa, nella maggior parte dei casi i titolari di pensioni ai superstiti e i beneficiari di pensioni di invalidità civile e/o indennità di accompagnamento ricevono redditi pensionistici tra i 1.000 e i 1.500 euro. Il popolo dei pensionati è molto vasto, 16,8 milioni di persone, 70 ogni 100 occupati secondo la media nazionale. Il carico aumenta nel Mezzogiorno (79 ogni 100) mentre è più contenuto nelle regioni settentrionali, (65 ogni 100).

Dati preoccupanti per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che invita a «tagliare le tasse per i pensionati. Serve - dice - un taglio fiscale per esaltare quel poco che si ha». Anche per la segretaria confederale della Cgil, Susanna Camusso, questi numeri indicano con preoccupazione come «si allarghi l'area del rischio povertà nelle famiglie italiane». Mentre per il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, visto che con «la manovra economica si è contribuito a garantire, ulteriormente, la piena stabilità e sostenibilità economica del sistema previdenziale italiano, occorre che per il prossimo futuro venga inserita in agenda la ripresa del processo di rivalutazione delle pensioni in essere».

La Cgia di Mestre parla di contraddizione, «con i pensionati ricevono assegni molto modesti e una spesa previdenziale complessiva che è la più alta d'Europa. Indubbiamente - spiega il presidente Giuseppe Bortolussi - c'è qualcosa che non va: in passato abbiamo usato la previdenza come un vero ammortizzatore sociale, togliendo risorse importanti per l'esclusione sociale, la disoccupazione e la famiglia». Per i consumatori si tratta di una vera e propria emergenza: secondo Federconsumatori «le pensioni dei genitori e dei nonni sono state sempre un ammortizzatore sociale importante, ora non sarà più cosi».

Per il Codacons le cifre «dimostrano chiaramente come i pensionati italiani siano i più poveri d'Europa. Non solo gli importi percepiti da quasi la metà dei pensionati rappresentano una miseria ma addirittura sulle pensioni italiane grava una pressione fiscale ben più alta rispetto a quella di altri paesi europei», aggiunge il presidente Carlo Rienzi. L'associazione ricorda che in Italia, «a parità di imponibile, l'importo di una pensione al netto delle tasse è inferiore del 15% rispetto a Francia, Spagna e Germania, paesi dove non esiste tassazione sulle pensioni, mentre in Gran Bretagna la pressione fiscale è minima e di circa l'1,6%».

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