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21 giu 2010

In Europa la battaglia della Nutella


Nutella, mezzo secolo di storia

Il nuovo regolamento sulle etichette rischia di mettere
"fuori legge" il celebre barattolo
BRUXELLES
Che l'effetto sia dirompente lo si capisce dalla forza della reazione del colosso della merendine. «Ci mettono la camicia di forza, non è serio», sbotta Francesco Paolo Fulci, vicepresidente della Ferrero, preciso nel dipingere scenari catastrofici, «per i produttori di cioccolata, quelli di dolci e panettoni», tutti destinati a «finire fuori legge». Che cosa è successo? Il Parlamento europeo ha approvato con un voto combattuto la direttiva sulle etichette alimentari. E la bocciatura dell'emendamento 191 (309 si, 309 no, il pareggio vale come una sconfitta) ha stabilito il principio secondo cui i prodotti che hanno più di 10 grammi di grasso ogni 100 non possono fare pubblicità con slogan nutrizionali o salutistici. Addio spot con la nazionale o coi campioni dello sport: la Nutella e le sue sorelle potrebbero anche sparire dagli schermi delle televisioni. 

La norma, che deve ora essere approvata anche dal Consiglio dei ministri dell'Ue per poi effettuare un secondo eventuale giro a Strasburgo, non è solo questo. Il testo fissa una serie di criteri destinati a rendere più sicuro il consumo di prodotti alimentari. Fra le misure, l'obbligo di riportare sulla confezione - in etichetta e sulla faccia principale - le quantità di grassi, grassi saturi, glucidi, sale ed calorie contenute. Accanto a queste indicazioni verrà posta una tabella con le linee guida sulle quantità giornaliere che dovrebbero essere assunte da un adulto per ognuno di questi nutrienti, indicate per 100 grammi o 100 millilitri di prodotto. La buona notizia per il «made in Italy» è l'approvazione dell'emendamento che chiede di specificare la provenienza di tutti i tipi di carne e pollame, dei prodotti lattieri e di altri ingredienti singoli. 

Oggi l'obbligo di etichettatura d'origine nell'Ue riguarda solo manzo, miele, olio d'oliva, i prodotti della pesca e frutta e verdure fresche. Sapremo da dove arriva, con precisione, tutto ciò che mangiamo. Cruciale la bocciatura del cosiddetto «semaforo». La Commissione Ue proponeva un codice a colori di facile lettura a tre colori, verde, giallo, e rosso, esposti per segnalare le quantità di grassi e sali. Gli italiani hanno votato contro, temendo che molti prodotti nostrani potessero ottenere un bollino rosso e perdere quote di mercato, il lardo di Colonnata (per i grassi), i prosciutti (sale), i formaggi (grassi), o persino pizze surgelate o cose tipo «Quattro salti in padella». 

E' un progresso che compensa appena, per le imprese, il guaio dell'emendamento 191 sulla pubblicità salutistica, vietata per i prodotti con più del 10% di zucchero, 4 grammi di grasso ogni cento e 2 mg di sodio. «Giova a chi si è fatto fare i profili su misura - spiega Fulci - Soprattutto a chi produce yogurt. E' comico, come la lista delle esenzioni, che comprende il chewing gum e le pasticche per la tosse». Una disfatta? Mannò. «Una battuta di arresto - dice il diplomatico - e il cammino è lungo. Ne riparleremo».

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