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11 mag 2010

La CEI boccia il federalismo fiscale: "fallirà"

I vescovi aprono al federalismo 
Ma bocciano quello fiscale: «Fallirà»

Per la Cei il sistema fiscale così come è stato concepito fino ad ora rischia di moltiplicare il centralismo

Il cardinale Angelo  Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente Cei (Ansa)
Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente Cei (Ansa)
CITTÀ DEL VATICANO - I vescovi italiani non hanno pregiudizi nei confronti del federalismo «previsto tra l'altro dalla Costituzione». Ma «il punto è come vivere la solidarietà all'interno del Paese». Per la Cei, in sostanza, il sistema fiscale «è l'architrave» del processo federalista ma così come è stato concepito fino ad ora rischia di moltiplicare il centralismo senza aprire la porta alla sussidiarietà e ai poterei decentrati sul territorio. La critica è contenuta nel documento preparatorio della prossime «Settimane sociali», l'appuntamento storico del cattolicesimo italiano, che si terranno a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre. Il documento è stato presentato nella sede della Radio Vaticana dal presidente del comitato organizzatore delle Settimane sociali, monsignor Arrigo Miglio, capo della commissione problemi sociali della Cei, dal vicepresidente del Comitato, il professor Luca Diotallevi e dal portavoce della conferenza episcopale, mons. Domenico Pompili.

«SI MEDITI SU DUALISMI E DIFFERENZE» - Nel documento sul Mezzogiorno di febbraio, ha sottolineato Miglio, sono state già individuate alcune caratteristiche che il federalismo, compreso quello fiscale, deve avere perché il Paese «possa continuare a essere solidale». «Abbiamo a che fare - si legge nel documento preparatorio - con politiche di riforma caratterizzate da elementi di incertezza a metà strada tra un funzionale compromesso fra principi di uguale valore e la produzione di decisioni-manifesto, spendibili sul piano del consenso ma fragili sul piano dell'architettura istituzionale e del tasso reale di innovazione». Perciò, aggiunge il testo, è «opportuno» meditare su «dualismi e differenze territoriali del Paese» evitando «effetti perversi» quali «il federalismo da abbandono».

I TEMI - Più in generale i vescovi italiani si dicono disponibile a contribuire al «delicato e importante» tema delle «riforme istituzionali». E in vista della 46esima «Settimana sociale» suggeriscono d «spostare la pressione fiscale dal lavoro e dagli investimenti alle rendite» per «ridistribuirla orizzontalmente». Non manca nel documento Cei un riferimento al tema dell'immigrazione. «Il riconoscimento della cittadinanza da parte dello Stato italiano è solo una condizione, certo necessaria ma non sufficiente, per una piena interazione/integrazione delle seconde generazioni nella società italiana - scrivono i vescovi -. Riconoscere e far rispettare i diritti dei figli dell'immigrazione è infatti una responsabilità collettiva che investe tutte le istituzioni e tutti gli individui».

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