Berlusconi alla fine firma la manovra
Via libera dal premier che prima aveva detto: «Firmerò quando Napolitano darà la sua valutazione»
ROMA - Tormentato e travagliato il cammino della manovra fin dalla sua nascita. Tanto che l'ultimo passaggio del governo, quello della consegna del testo Quirinale diveniva più difficile del previsto, per l'assenza della firma del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Che però alla fine firmava. Permettendo così il vaglio costituzionale del decreto da parte del capo dello Stato. «Il testo della manovra economica, già firmato dal Presidente del Consiglio, è ora al Quirinale in attesa della valutazione del Capo dello Stato. Lunedì mattina il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, riceverà una delegazione di Intermagistrature e dell'Associazione Nazionale Magistrati» affermava alla fine una nota di Palazzo Chigi. A cui faceva eco subito dopo il Quirinale che spiegava che il Presidente della Repubblica stava esaminando il testo del decreto legge.
IL CHIARIMENTO - Un comunicato quello di Palazzo Chigi che chiariva i contorni di quello che rischiava di diventare l'ennesimo caso nei confronti del testo della manovra di cui non si conosce finora l'esatto contenuto. La manovra? «E' all'attenzione del Capo dello Stato». Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva risposto in mattinata, all'uscita da Palazzo Grazioli, ai giornalisti che gli chiedevano a che punto fossero i lavori sulla manovra economica e se, a differenza di quanto aveva detto venerdì l'avesse firmata. «La manovra viene firmata quando il Colle avrà dato la sua valutazione», aveva concluso il premier. Questo però dopo che venerdì pomeriggio c'era già stato un colloquio di circa un'ora tra il Capo dello Stato e Silvio Berlusconi al Quirinale con all'ordine del giorno la nomina dei Cavalieri del lavoro in occasione della festa del 2 giugno. Il Cavaliere era salito al Colle nelle vesti di ministro dello Sviluppo ad interim, ma l'occasione era servita anche per fare il punto su altri temi come, per esempio, la manovra economica. Il presidente della Repubblica si sarebbe informato con il premier sul testo che fino a venerdì sera non era stato ancora trasmesso dal governo ai suoi uffici. Berlusconi, nel corso dell'incontro avrebbe spiegato a Napolitano, così come ha fatto successivamente conversando con i giornalisti, di non averla ancora firmata. Questione di ore, si spiegava in ambienti parlamentari della maggioranza, per consentire poi al Quirinale di fare le opportune valutazioni prima di dare il via libera al documento che il governo auspica possa essere messo in Gazzetta già lunedì prossimo. Provvedimento di «difficile composizione» perché ancora si devono aggiustare alcune voci all'interno della stessa maggioranza.
IL DICASTERO DELLO SVILUPPO - Durante il lungo colloquio, il Cavaliere avrebbe accennato anche al nodo della successione a Claudio Scajola spiegando al Capo dello Stato di sperare ancora di poter trovare un tecnico di rango per quel ruolo. Anche se, avrebbe ammesso, la ricerca fino ad ora non ha dato esiti positivi. Tra i nomi che circolano per il ministero dello Sviluppo ci sarebbe anche quello di Antonio Catricalà, presidente dell'Antitrust, che però ha precisato che la sua candidatura è nata solo sui giornali. In mattinata si era recato a Palazzo Grazioli il presidente dell'Eni Paolo Scaroni, una visita che aveva alimentato altre voci, ma che anche in questo caso non hanno trovato conferme.
ANM - Intanto l'Associazione nazionale magistrati afferma di non avere intenzione di proclamare oggi uno sciopero contro le misure previste nella manovra finanziaria, ma non è escluso che si possa arrivare ad una forma di protesta così dura se «le misure nei confronti dei magistrati fossero caratterizzate da iniquità e ingiustizia sia nei confronti di altre categorie sia all'interno della stessa magistratura, con un danno soprattutto per i magistrati più giovani». Questa la posizione espressa dal segretario del sindacato delle toghe, Giuseppe Cascini, nel corso della riunione del «parlamentino» convocato in via straordinaria proprio per discutere della manovra, per sabato mattina. «Non rinunciamo alla possibilità di proclamare uno sciopero - spiega Cascini - ma oggi sarebbe inopportuno farlo, data l'incertezza che vi è ancora sui testi. L'Anm dovrà protestare con fermezza e con ogni mezzo, anche con il ricorso allo sciopero, se ci saranno misure inique (taglio di stipendio, ndr). I magistrati non intendono sottrasi al proprio dovere di cittadini per contribuire a risolvere la grave crisi del Paese, ma ciò deve avvenire in termini di equità e di giustizia».
DI PIETRO - Sul fronte politico il leader di Italia dei valori, Antonio Di Pietro, da Reggio Calabria per un'iniziativa del suo partito critica la manovra: «I tagli di questa manovra sono contro il Sud. Non ci sono dubbi che esistano sacche di malaffare ma per coprire i buchi del debito pubblico si fanno pagare sempre i soliti e cioè i lavoratori del pubblico impiego e soprattutto i pensionati del Mezzogiorno». «Ci fanno pagare pure il minimo accesso alla vita - ha affermato l'ex pm - e se continua così oltre a privatizzare l'acqua questo governo tenterà di privatizzare anche l'aria che respiriamo, ed invece tutti abbiamo il diritto all'acqua perché è un bisogno naturale insopprimibile dell'essere umano».
Nessun commento:
Posta un commento