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26 ago 2010

Il Wall Street Journal e il "circo romano" di Berlusconi

Dopo Famiglia Cristiana, un altro giornale si candida a entrare nel novero dei fogli comunisti o dediti alla "pornografia giornalistica". Si tratta del Wall Street Journal, quotidiano tra i più letti nella classe dirigente mondiale e non solo finanziaria. Va detto che l'attuale proprietario è quel Rupert Murdoch, proprietariod el colosso tv Newcorp, che in Italia controlla Sky. E che tra Sky e Mediaset è in corso una lotta al coltello per aggiudicarsi il mercato dei nuovi telespettatori sul digitale terrestre. Se questo possa influire un commento sulla situazione politica, sociale ed economica dell'Italia lo lasciamo giudicare al buon senso di chi legge questo blog.

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Quello che ci interessa è riportare quanto scrive nella pagine dei commenti il Wsj in un intervento dal titolo "Roman Circus". Per prendere la "giusta distanza", riportiamo di seguito come ha tradotto e spiegato l'intervento del quotidiano americano l'agenzia Apcom.

L'italia sta declinando. E "immaginate che cosa potrebbero ottenere gli italiani se Berlusconi non tenesse le sue promesse di dinamismo ostaggio di una lotta politica senza esclusione di colpi". E' la conclusione di un editoriale che il Wall Street Journal dedica oggi alla crisi politica italiana, intitolato "circo romano".

 Il principale quotidiano statunitense, dopo una sintetica ricostruzione della crisi in seno al popolo della libertà, con i contrasti tra il premier e il presidente della camera Gianfranco Fini, e con l'ultimatum di berlusconi sui cinque punti programmatici per l'esecutivo, formula un giudizio impietoso sulla situazione del paese.

 "Intanto – si legge nell'editoriale – l'italia declina. Gli elettori hanno eletto Berlusconi sulla promessa di ridurre lo stato. E ciò che hanno ottenuto, invece, è una sfilata senza fine di voti di fiducia, scandali insignificanti, relativa stagnazione economica e burocrazia sclerotica. Per fare solo un esempio, la Banca mondiale afferma che ci vogliono in media 1.210 giorni per far applicare un contratto in italia, e che tale 'servizio' pubblico costa a una media impresa italiana il 68,4% dei suoi utili".

 "Dato questo caos – conclude l'editoriale del Wall Street Journal – è una prova dell'inventiva e della verve degli italiani, il fatto che ancora riescano a produrre alcuni dei brand più di successo del mondo e a mantenere un ragionevole livello di vita. Immaginate che cosa potrebbero ottenere gli italiani se Berlusconi non tenesse le sue promesse di dinamismo ostaggio di una lotta politica senza esclusione di colpi".

Il Wall Street Journal e il

post scriptum

Da 115 giorni manca un ministro per le imprese.

Ricordiamo che da oltre tre mesi il governo non ha un ministro (a tempo pieno) alle Attività produttive, posto lasciato vacante da quando si è dimesso Claudio Scajola. Nel frattempo, ne fa le veci il presidente del Consiglio (nel caso pensiate che ci siano dei conflitti di interesse in questo suo ruolo, avete ragione). Continueremo a tenere il conto dei giorni in cui – nel mezzo della peggiore recessione dal 1929 - l'Italia continua a non avere un ministro che si occupi delle imprese e di chi ci lavora. E se ci fosse un ministro, come dice il Wall Street Journal, eviterebbe di fare da tappo alle riforme anche alle Attività produttive……

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