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3 apr 2010

E' online l'iPad App store

iPad: il nuovo libraio?


Alla fine il momento è arrivato. Da tantissimi mesi si parlava dell'iPad, prima senza conoscerne nemmeno nome e caratteristiche, poi da gennaio avendolo visto in azione qualche minuto durante la presentazione. Negli ultimi giorni è stato un tam tam fortissimo di recensioni dei primi esemplari arrivati in prova e di notizie sulle applicazioni di cui sarà dotato. Circolavano persino i tradizionali filmati in cui si mostra -come è pratica diffusa tra i geek con i nuovi gadget- l'unpacking, l'apertura della scatola che lo contiene.

Sul fronte dello scenario, che stiamo seguendo qui fin dalle prime avvsaglie, ci sono diversi dati che una volta erano ipotesi e oggi assomigliano alla morfologia del campo di battaglia. Il primo, prevedibile solo fino ad un certo punto, è quello del buzz: Apple ha fatto un lavoro straordinario e c'è stata molta attesa e più passaparola per l'iPad di quanto ce ne sia stato per l'iPhone. La rete ha fatto da grancassa in maniera egregia e l'operazione di Steve Jobs è stata diretta magistrarlmente. Se ti appassioni a queste tecniche di vendita, Business Week ha recentemente pubblicato un'analisi interessante su come si costruisce il messaggio: Staying on Message to Sell Effectively.

L'iPad è un dispositivo che lavora sull'intrattenimento a trecentosessanta gradi ed è destinato forse a cambiare il nostro rapporto con l'informatica, facendoci passare dall'interfaccia grafica (quella dei computer tradizionali) ad un'interfaccia naturale, fatta di tocchi e carezze. Ma sul versante dei libri e dell'editoria, quello che più ci interessa, i due fronti di quella che i giornali americani chiamano la «guerra dei prezzi» hanno raggiunto una situazione interessante. La politica aggressiva di Amazon per tenere i titoli sotto i dieci dollari (cosa destinata a mettere in crisi il sistema di ricavi dell'editria tradizionale) ha accusato qualche smagliatura. Due dei Big Six, i sei grandi gruppi editorali d'oltreoceano, hanno spuntato con Amazon un accordo praticamente alle condizioni di Apple. Simon & Schuster e HarperCollins venderanno qualche bestseller al prezzo indicato dall'azienda di Bezos (9,99 dollari) ma la maggior parte dei titoli oscilleranno tra i i 12,99 e i 14,99. Tuttavia è facile prevedere che la lotta degli editori per poter avere controllo sui prezzi sia destinata ad evolvere ulteriormente non appena si comincerà a capire chi domina il mercato e a che condizioni.

Il fronte dell'accesso al mercato, infatti, è il secondo caldo terreno di scontro su cui è destinata a cercare una configurazione l'editoria del futuro. Accennavamo già la settimana scorsa che dopo le prime ipotesi entusiastiche, l'iPad era dato con azioni in calo. Oggi sappiamo (nonostante si fosse ampiamente detto il contrario) che l'iPad avrà già all'esordio l'applicazione del Kindle dei rivali di Amazon, mentre quella proprietaria (iBook) dovrebbe essere accessibile solo negli Stati Uniti e sembra che l'iBookstore di Apple non funzioni sull'iPhone. Questo, in soldoni, vuol dire che alla fine (tanto per citare un report del Wall Street Journal) l'iPad sarà un'altra porta di acceso ad Amazon e porterà in dote a Jeff Bezos e ai suoi parte della nuova communty di entusiasti del nuovo tablet. Dote che andrà ad aggiungersi al valore già cospicuo di utenti che Amazon ha e, soprattutto, che tenderà a rafforzare la relazione quasi pavloviana «Amazon = ebook» che deriva dall'essere first comer, primi arrivati a dare un nome al mercato. Certo, anche qui le prime settimane daranno informazioni utili a tutti (editori e controllori del mercato) per determinare nuove strategie più accurate.

Quello che infatti nessuno sa è come reagiranno centinaia di migliaia di persone con l'iPad in mano. Cosa apprezzeranno, come useranno l'oggetto (in mobilità ? come display da divano?). Ma, soprattutto, come e quanto lo adotteranno per leggere i libri, in rapporto alla tecnologia e-ink del Kindle che sulla carta ha diversi vantaggi. Digital Book World ha fatto una prima panoramica delle recensioni, ma ormai la storia recente della tecnologia ci ha insegnato che dobbiamo aspettare che siano gli utenti comuni a settare il modo d'uso. Siamo solo all'inizio di una nuova, lunga, fase.

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