Emergency e il giallo della confessione degli italiani |
A poche ore dalle dichiarazioni fatte ieri al quotidiano britannico The Timessulla presunta confessione dei tre italiani di Emergency arrestati con l'accusa di avere partecipato a un complotto per l'assassinio del governatore di Helmand, il portavoce afghano Daoud Ahmadi ha provato a correggere il tiro e ha precisato di non avere mai accusato direttamente i tre volontari dell'organizzazione di Gino Strada: «Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con al Qaida. Ho solo detto che Marco (il chirurgo dell'ong, ndr) stava collaborando e rispondendo alle domande». È una parziale marcia indietro, quella fatta dal funzionario di Helmand su sollecitazione del Giornale e del giornalista Fausto Biloslavo. Il presunto complotto «è responsabilità di alcuni individui», ha sostenuto Ahmadi. «Questo non significa che l'intero ospedale di Emergency doveva portare a termine la missione. Spero che gli italiani collaborino con noi per fare pulizia di certa gente con intenti criminali». Una presunta confessione, quella degli italiani di Emergency, che è stata definita da Gino Strada come «la classica coglionata afgana». «Spero con tutto il cuore che il governo italiano non ne sapesse niente. Spero che non ci sia stato alcun coinvolgimento (dell'Italia, ndr). Faccio mie le stesse parole del ministro Frattini», ha commentato il fondatore dell'ong, replicando a quanto detto ieri dal titolare della Farnesina («Prego con tutto il cuore che quelle accuse non siano vere, prego con tutto il cuore da italiano perchè l'idea che possano essere degli italiani per i quali anche una parte di quelle accuse siano vere mi fa rabbrividire»). |
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12 apr 2010
Afghanistan: gli italiani confessano?
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